Omaggio a Kubrick per il Piacenza Jazz Fest

Nel concerto multimediale Campobasso - Manzoni “Ears Wide Shut - Omaggio a Stanley Kubrick”, sequenze di film del grande regista statunitense

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La manifestazione Piacenza Jazz Fest 2011 – VIII Edizione, che si fregia del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è organizzata dall’Associazione culturale Piacenza Jazz Club, con il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e Regione Emilia-Romagna e con il contributo del Comune di Piacenza e di altre realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio, prosegue giovedì 17 marzo, alle ore 21.15, con il concerto multimediale Campobasso – Manzoni “Ears Wide Shut – Omaggio a Stanley Kubrick”, in programma presso il Cinema “Iris” di Piacenza (Corso Vittorio Emanuele 49, Sala “Farnese”; biglietteria serale dalle ore 20.00). L’evento rientra nell’ambito dell’iniziativa “Finestra sul cinema”, organizzata in collaborazione con il Festival del cortometraggio di Pontenure Concorto Film Festival.
 
Nel concerto multimediale Campobasso – Manzoni “Ears Wide Shut – Omaggio a Stanley Kubrick”, sequenze di film del grande regista statunitense, sapientemente montate senza sonoro da Giuseppe Bruni, saranno commentate dal vivo dalla musica di quattro grandi interpreti del panorama jazzistico nazionale: Mauro  Manzoni al sax soprano, sax tenore, chalumeau, clarinetto basso, samples, Mauro  Campobasso alla chitarra elettrica e acustica, samples, Stefano  Senni al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria.
Il progetto “Ears Wide Shut” è nato un paio di anni fa tra quattro amici cinefili e cultori di Stanley Kubrick: Mauro Campobasso, Mauro Manzoni, Pino Bruni e Stefano Zenni, che hanno maturato l’idea di realizzare un montaggio di sequenze dai film di Kubrick, per musicarlo con una nuova colonna sonora. D’altronde Kubrick è stato regista musicale per eccellenza: dalla fine degli anni ‘60 ha ridefinito i paradigmi della relazione tra montaggio delle immagini e musica di repertorio e si è spinto fino alla rielaborazione e trasformazione di opere preesistenti. L’audiovisivo kubrickiano è divenuto una sorta di “totem” di riferimento, un complesso di valori e pratiche inestricabili, che hanno incatenato le immagini e la musica a doppio senso: difficile oggi immergersi nel “Requiem” di Ligeti senza pensare al monolito di “2001 – Odissea nello spazio” o inoltrarsi nel labirinto di “Shining” senza essere terrorizzati dai suoni di Penderecki. Proprio per la sua unicità, il mondo sonoro kubrickiano ha acquisito nel tempo una sua autonomia, quasi fosse una realtà indipendente, slegata dalle immagini e soggetta a regole proprie. L’intera sfera musicale del suo cinema diventa un corpus unitario, un universo autoriale, un repertorio che non è fatto solo di celebri brani classici preesistenti (come il Rossini di “Arancia Meccanica” o lo Schubert di “Barry Lyndon”), ma accoglie di tutto, dalle canzoncine demenziali (avete presente “I Want to Marry a Lighthouse Keeper” che esce da una radiolina a casa dei genitori di Alex?) alle danze irlandesi (“Barry Lyndon”); dai ballabili anni ‘60 (in “Lolita”), al romantico tema d’amore (“Spartacus”), a standard come “Blame It on My Youth” (in “Eyes Wide Shut”). Con queste premesse, il repertorio kubrickiano preso nel suo insieme può offrirsi quale punto di partenza per nuove musiche – raccolto, smontato, rielaborato – senza che questo stravolga l’originale rapporto con i film.
Ė con questo spirito che è stato creato “Ears Wide Shut”, sviluppato musicalmente sulla traccia visiva montata per associazioni iconografiche e tematiche da Pino Bruni. Il risultato è andato in scena per la prima volta a Pescara, al Teatro Massimo, il 5 dicembre 2008 ed è stato replicato più volte, sempre con successo, in giro per l’Italia. Il concerto viene presentato come una sorta di viaggio nel quale sono collegati gli elementi della visione kubrickiana; nelle pieghe del tessuto sonoro si potranno percepire, a volte nascoste e talvolta manifeste, le musiche di Richard Strauss, Johann Strauss, György Ligeti, Kristof Penderecki, Herny Purcell, Oscar Levant, Jocelyn Pook, Georg Friedrich Haendel, Franz Schubert, Arthur Freed, Aram Khachaturian, Nelson Riddle.
Nell’approdare su disco (Parco della Musica Records, distribuzione EGEAN) senza le immagini, l’autonomia della densa trama sonora creata da Campobasso e Manzoni ne esce esaltata, con il suo reticolo di suggestioni, invenzioni, mascheramenti, sviluppi. Liberi dal condizionamento visivo, gli autori hanno ripensato l’arco narrativo della composizione in funzione puramente musicale, come un’avventura uditiva in un labirinto acustico. Ne emerge una nuova narrazione creativa che attraversa l’universo di Kubrick e lo illumina, svelandone forme non monolitiche ma mobili, aperte, cui l’ascoltatore può aggiungere le sue suggestioni, storie e fantasie, in quella sinestesia collettiva che è propria del cinema.
 
Piacenza Jazz Fest prosegue sabato 19 marzo con due appuntamenti pomeridiani concomitanti: l’incontro “Il Jazz in Italia. Dallo Swing agli anni Sessanta”, a cura di Adriano Mazzoletti, in programma alle ore 17.00 alla  Biblioteca “Passerini Landi” di Piacenza e il concerto del gruppo Sugar Pie & The Candymen, che si terrà alle ore 17.30 al Centro Commerciale “Gotico” di Piacenza, nell’ambito della mini-rassegna “Il Jazz al Centro – Aperitivo Swing”.

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