Ikea, presidio dei Cobas senza blocchi. Il caso alla Camera

Nella mattinata di giovedì presidio davanti allo stabilimento di Le Mose (nella foto) senza attuare alcun blocco, il volume di lavoro del magazzino tutttavia sarebbe ridotto.

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Resta in stallo la situazione all’Ikea di Piacenza dopo le proteste e i blocchi dei giorni scorsi. Nella serata di mercoledì era attesa la risposta della Cooperativa San Martino sui provvedimenti dei 33 lavoratori sospesi perchè accusati di aver interrotto l’attività di un reparto: non sono ancora giunte però, fa sapere la coop, tutte le repliche dei lavoratori, attese per le 13 di martedì, come concordato nell’incontro di lunedì in Prefettura. All’appello mancherebbero le risposte di quattro lavoratori, mentre altre sarebbero prive di firma. I Si Cobas replicano che provvederanno a inviare tutte le risposte, ma ribadiscono lo stato di agitazione e lanciano una campagna nazionale di solidarietà e appoggio ai lavoratori di Ikea. Nella mattinata di giovedì presidio davanti allo stabilimento di Le Mose (nella foto) senza attuare alcun blocco, il volume di lavoro del magazzino tutttavia sarebbe ridotto.


LA NOTA DELLA COOP S. MARTINO
– “Abbiamo dovuto constatare – scrive in un comunicato ufficiale la cooperativa – che l’impegno preso il 12 maggio in sede di riunione con la Sig.ra Prefetto dai Si Cobas circa la formalizzazione di una risposta da parte di tutti i lavoratori coinvolti non si è verificata oltre al fatto che buona parte di quelli pervenuti sono privi della firma del lavoratore”.

“Pertanto – prosegue la nota – stante la necessità di avere omogeneità di criterio in relazione alle risposte e non essendo queste tutte pervenute, il Consiglio di Amministrazione non ha potuto far altro che aggiornarsi in attesa che vengano sottoscritte le lettere di risposta prive di firma oltre che recapitate quelle mancanti permanendo pertanto lo stato di sospensione dei soci lavoratori oggetto delle contestazioni”.

San Martino riunirà domenica l’assemblea dei soci “al fine di procedere, alla luce dell’importanza delle decisioni da assumere, ad un ampio e democratico confronto con la propria base associativa circa la situazione venutasi a creare; riteniamo che i soci abbiano il diritto/dovere di esprimere le proprie opinioni nella sede deputata su un tema così importante”.

“Auspichiamo – conclude la nota – il permanere di uno stato che permetta il regolare afflusso delle merci e dei lavoratori che non intendono aderire allo stato di agitazione dei Si Cobas e che in questi ultimi due giorni hanno potuto esercitare il proprio legittimo diritto al lavoro”. Si attendono ora le decisioni dei Cobas, con una protesta che potrebbe riprendere nelle prossime ore davanti allo stabilimento di Le Mose.


LA NOTA DEL SI COBAS
– Chi semina vento, raccoglie tempesta. Ieri il SI.COBAS, così come da impegni assunti in Prefettura, ha provveduto ad inviare alla San Martino dalla email e fax del Sindacato, la maggior parte delle risposte alle contestazioni disciplinari con sospensione cautelare a sua conoscenza. La San Martino, a suo dire, per motivi di “privacy” si è rifiutata di comunicare al Sindacato, sin dall’incontro con il Prefetto, il numero esatto dei lavoratori sospesi ed i relativi nominativi. Come può affermare la San Martino nel suo comunicato che “l’impegno preso il 12 maggio in sede di riunione con la Sig.ra Prefetto dai Si Cobas circa la formalizzazione di una risposta da parte di tutti i lavoratori coinvolti non si è verificata”?

Poniamo a conoscenza che le risposte alle sospensioni inviate a mezzo fax alla San Martino sono state accompagnate dalla seguente nota da parte del Sindacato:
“Come da impegni assunti in Prefettura, si inviano a mezzo fax 26 risposte a lettere disciplinari con sospensione cautelare di altrettanti di soci-lavoratori operanti presso appalto IKEA di Piacenza. Le stesse sono state anticipate a mezzo posta elettronica al Direttore Alessandro Maffi.

Siamo in attesa di conoscere se ci sono altri lavoratori che hanno subito contestazione con sospensione cautelare. Espleteremo in giornata le controdeduzioni che dovranno fornirVi e inviarVi i soci-lavoratori assistiti dal Sindacato. Invitiamo la società San Martino a segnalarci se ci sono posizioni ancora pendenti al riguardo in quanto non abbiamo contezza del numero e dei nominativi che sono oggetto di tale provvedimento.”

Visto che c’erano precisi accordi in Prefettura, che il Sindacato ha rispettato, e che i sospesi sono tutti affiliati al Sindacato (per quello che ci risulta), il cavillo adotto dalla San Martino relativamente alla mancanza della sigla apposta sotto il nome del lavoratore nella lettera di risposta è questione di lana caprina che comunque provvederemo a risolvere domani.

Di lana caprina perché in altre occasioni la Cooperativa non ha mai sollevato tale problema visto che riceveva una comunicazione dalla posta elettronica/fax del Sindacato e soprattutto perché, se ha ravvisato questo elemento come ostativo a produrre le loro valutazioni nei tempi concordati, potevano avvisarci di buon ora la mattina invece che telefonare alle ore 19.00 e dirci questa sciocchezza.

Il nostro sospetto, ormai convinzione, è che la San Martino e tutti i suoi illustri sostenitori grandi e piccini, del mondo imprenditoriale ed istituzionale, continuano a prendere tempo per rafforzare intorno alla deliberata azione antisindacale, una campagna che sostenga la loro tesi dei 33 facinorosi e violenti per giustificare l’epurazione di alcuni e per prendere per fame e stanchezza chi sta lottando.

33 lavoratori scomodi che avrebbero “prodotto gravi situazioni di pericolo, minacciando la sicurezza di tutti gli operatori”, sospesi il giorno 05/05/2014 per un fatto successo il 14/04/2014, ossia 20 giorni dopo, senza una formale e tempestiva contestazione, avvisati con un sms/telefonata, senza conoscerne i motivi e nonostante fossero in programmazione. Vogliamo ricordare che in questi due giorni di cosiddetta “tregua” sono circa 150 i lavoratori che hanno scioperato e non trentatre.

Stante la situazione, con l’IKEA blindata e vigilata come fosse un fortino, il sindacato lancia immediatamente una campagna nazionale di solidarietà e appoggio alla lotta dei lavoratori del Deposito IKEA, chiamando ad una mobilitazione attiva tutti i lavoratori e le realtà solidali. Se la manifestazione dei mille a Piacenza è stato un attestato di solidarietà alla loro lotta, la mobilitazione diffusa e articolata sul territorio nazionale sarà una delle leve a sostegno di questa battaglia dei lavoratori in lotta presso la multinazionale del mobile low cost che con i suoi negozi sparsi per il paese fattura miliardi mentre gli operai nei suoi depositi e magazzini sono a dieta ferra e sotto il tallone di ferro che li vuole piegati e ridotti al silenzio. Contro la repressione e i tentativi di licenziamenti politici, rilanciamo la solidarietà di classe. Se toccano uno, toccano tutti!


Ikea, il caso alla Camera: Guidesi (Lega Nord) “Il lavoro non può essere ostaggio dei manifestanti di professione”

“È inaccettabile che l’attività di un’azienda debba cessare perché ostaggio di un piccolo gruppo di manifestanti di professione”. Il deputato leghista Guido Guidesi porta all’attenzione del ministro Poletti la rivolta dei facchini allo stabilimento Ikea di Piacenza. In un’interrogazione presentata oggi alla Camera – che chiama in causa anche le proteste Cobas al magazzino Granarolo, all’interporto e all’università di Bologna – Guidesi chiede al titolare del dicastero al lavoro “quali iniziative intenda intraprendere per garantire ai dipendenti che vogliono lavorare i propri diritti” e “se non rilevi conflitti di interesse negli organi gestionali delle cooperative”. 
“Piacenza non può rischiare di perdere anche il deposito del Nord di Ikea – sottolinea Guidesi -. Il clima di tensione che si è creato – con la complicità di centri 
sociali e frange antagoniste – rischia di vanificare l’impegno profuso ai vari livelli per fare del polo logistico di Piacenza un centro di eccellenza”. 


Rifondazione: “Comune e Provincia favoriscano una soluzione”

Intervento di David Santi, segretario provinciale di Rifondazione Comunista

In merito alla vicenda Ikea, Rifondazione Comunista – con l’obiettivo fermo di respingere qualsiasi discriminazione sindacale e far rientrare ogni ipotesi di licenziamento o sospensione dei lavoratori – ha sostenuto e sostiene ogni iniziativa che consenta il confronto tra le parti, superando rigidità e atteggiamenti padronali. Per questo manifestiamo il nostro stupore e la nostra contrarietà per il ruolo svolto fino ad ora dal Comune e dalla Provincia, e invitiamo il Sindaco e il Presidente della Provincia a muoversi non a favore di una parte o dell’altra, ma – come riteniamo debbano fare le istituzioni – in modo da favorire una via d’uscita.

Rifondazione Comunista auspica che nella riunione di domani venga trovato un accordo fra le parti, che preveda la fine dei comportamenti antisindacali messi in atto dalla datrice di lavoro e la reintegra dei 33 lavoratori sospesi. Noi non siamo solo dalla parte del lavoro, siamo dalla parte dei diritti nel lavoro. Difendere lo sfruttamento del lavoro solo perché “genera ricchezza” non è nel nostro dna. Per questo Rifondazione Comunista è sempre al fianco di chi lotta per l’emancipazione dei lavoratori, qualsiasi sigla sindacale sia in campo.

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