L’angolo di Nereo: Alla cassa del supermercato

Nuovo contributo di Nereo Trabacchi, scrittore e anche blogger. 

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Alla cassa del supermercato

Alessio aveva fretta, come sempre. Il cestino rosso traboccava in egual misura di prodotti necessari alla serata che si stava apprestando a vivere con gli amici, e amene inutilità che inevitabilmente e costantemente si ritrovava ad afferrare dagli scaffali, attirato non tanto da sapori oppure odori, quanto dal piacere dell’immagine di sé stesso, accoccolato sul divano verde, intento a degustarle in barba ai sani principi educativi, salutistici ed economici.

Giunto alla fila di casse, tentò con una rapida occhiata di comprendere al volo, quale gli avrebbe garantito una risoluzione più veloce e indolore: ovviamente non è mai una scelta facile, per nessuno. Il suo studio brevettato, e più volte sperimentato, non era ridotto a una semplicistica conta delle persone in attesa, ma si affidava a un’equazione quantistica/alcolista di diversi elementi, non solo intersecati, ma singolarmente studiati:

1) Faccia cassiere/a e deduzione suo grado di impedimento “psicomotorio-sociale” 2) Altezza cupola strabordante di prodotti nei carrelli 3) Età di chi lo precede, là dove più è avanzato lo stato di decomposizione umano, meno viene utilizzato il pagamento elettronico in favore della conta di tondini metallici centesimali dell’euro, provenienti dalla tasca del borsellino, pericoloso nido di monete, piccoli gomitoli polverosi composti da cotone, sporcizia e bollini. Oltre a questo, era convinto che sommando tutto il tempo da lui perso in una vita nell’attesa che i Vecchi davanti a lui inserissero i prodotti nelle buste di plastica, avrebbe letto per tre volte e mezzo, “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, partendo da “All’ombra delle fanciulle in fiore”, ragionando nell’ottica che questo fosse il primo dei sette volumi e non l’ultimo. Tanta roba insomma.

Altre problematiche da supermercato erano sua passione e hobby, come ad esempio, l’individuazione dei rarissimi casi in cui è molto, ma molto, più conveniente lasciare il carrello abbandonato in fondo al parcheggio, di quanto non lo sia recuperare la moneta da un euro al suo interno. Questo cruccio fu da lui sviscerato, quando in un giorno di violenta pioggia, dopo aver diligentemente riposto il carrello, calcolò come lo stress per la corsa fino alla macchina, gli abiti bagnati, il piede in una pozzanghera e il successivo imbrattamento del tappetino sotto i pedali, gli fosse costato molto più di quel fottuto euro di merda.

Dopo aver shakerato questi, e altri elementi, optò per la cassa numero 5. Davanti a sé, già in fase di pagamento, aveva solo una mamma con bambino seduto nel carrello, e si sa, questa categoria è sempre di fretta, anche quando non ha un cazzo da fare. Improvvisamente il bambino prese una confezione di sottilette davanti a lui e lo lanciò in testa alla cassiera dai capelli rossi. La madre non gli disse nulla.

Poi la Peste, afferrò un tubo di patatine e dopo averlo aperto le sparpagliò sul nastro trasportatore. La madre non disse nulla e non mosse un dito. Poi il bimbetto accumulò un po’ di saliva nella guance paffute e sputacchiò sulla spesa che stava scorrendo. La mamma gli sorrise. Poi il bambino, ormai di merda, aprì una lattina di Coca-Cola e spruzzò, tutto quanto gli era attorno in un raggio di tre metri. A quel punto la cassiera, ormai santa, disse alla madre: “Signora, mi perdoni, potrebbe tenere suo figlio ed evitare che faccia tutto questo casino?” La madre trasecolò, e la guardandola in tralice rispose: “No! Io e mio marito abbiamo deciso di educare i nostri figli lasciandoli crescere nella piena libertà delle loro azioni, e istinti.”

Udita quella frase, Alessio prese una lattina di birra dal suo cestino e dopo aver levato la linguetta, cominciò a versarla sulla testa cotonata della madre del bambino, che prima gridò, poi si portò le mani al viso come a voler reggere il bellissimo e perfetto trucco ormai sciolto e grondante dalle guance. “Ma è impazzito? Che cazzo fa?”
Alessio prima gli sorrise e poi rispose: “I miei genitori hanno deciso di educarmi lasciandomi crescere nella piena libertà delle mie azioni e istinti.”
Pagò tra gli applausi generali di chi aveva assistito alla scena e uscì dal supermercato.
Una volta nel parcheggio, nonostante la pioggia torrenziale, andò a depositare il carrello nell’apposita area, e bagnato fradicio tornò alla sua macchina.

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