L’angolo di Nereo: Quella immagine allo specchio

Nuovo contributo di Nereo Trabacchi, scrittore e anche blogger. 

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Nuovo contributo di Nereo Trabacchi, scrittore e blogger

Il mio nome è Oliviero, Oliviero Santi e vivo a Piacenza dove sono nato quarantadue anni fa. La storia che vi sto per raccontare è reale. Presso il mio sito è possibile scaricare i certificati rilasciatimi da cinque differenti medici, ognuno dei quali asserisce con certezza che la mia mente non è malata. La mia mante è sana… La mia mente nella sua lucidità vi può raccontare che…

Ho sempre amato i mercatini dell’antiquariato. Non che io abbia a disposizione grandi cifre da poter dilapidare per comprare cose vecchie o per lo più inutili, ma quando questo si limita al mio hobby collezionistico, riesco ancora a dare, come si suole dire, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ad esempio nel mio studio ho stipato diverse scatole contenenti vecchie fotografie del secolo scorso di perfetti sconosciuti, alcune decine di libri settecenteschi che non leggerò mai, e una cinquantina di tagliacarte con il manico in osso. Ovviamente non ne ho mai utilizzato uno. Ma un paio di mesi fa, mentre con la mia fidanzata gironzolavo nel mercatino di piazza Cavalli, lo sguardo cadde su quell’oggetto e rimasi come imbambolato.

Era una bellissima specchiera del XVIII secolo, con una cornice in oro in fronzoli e ripieghi a coda di porcello. “Una cafonata” avrebbe detto mia madre se fosse ancora al mondo. Alcune dorature sulla cornice in faggio erano staccate e addirittura la superficie riflettente era macchiata dal tempo e dal cattivo stato.

Mi ritrovai a pormi una domanda, che mai nella vita mi sarei aspettato: “Ma uno specchio, può puzzare?”. Contro gli ovvi consigli della mia fidanzata, mi misi a trattare il prezzo con quella specie di straccivendolo dall’accento bresciano, e alla fine, ci accordammo per una cifra assurda. Io accettai solo per la sua assoluta e personale garanzia che l’ormai mio specchio, proveniva da un castello veneto di proprietà di una nobile famiglia decaduta e poi estinta perché tutti i giovani maschi morirono prematuramente e inspiegabilmente. Uno dei miei soliti “affaroni” insomma. ?Caricai l’oggetto forzandolo nel baule della Smart, e una volta giunto a casa lo appesi nel posto meno ovvio: sopra il lavandino del bagno al posto di quell’obbrobrio dell’Ikea.

Per la prima settimana non successe nulla. Pulii bene il mio specchio e dopo aver comprato un barattolo di vernice, ritoccai i punti in cui il colore aveva preso le sembianze di una ferita marcia e putrida. Ogni volta che andavo in bagno mi fermavo davanti a quello specchio e per qualche istante fissavo la mia immagine, vedendo uno stronzo, e pensando a quanto bisogno avessi di lui in certi momenti della vita. Come spesso mi accade anche per le fotografie che colleziono, non posso non pormi domande che ovviamente non avranno mai nessuna risposta: dove sono ora quelle persone? Cosa pensava questa di quest’altra? Questi due seduti vicini condividevano un segreto che questa anziana qui nell’angolo non conosceva? E per lo specchio, la più inevitabile era: ma quanti volti saranno stati riflessi lì, in tutti quei decenni?

La mia fidanzata non poteva far altro che compatirmi mentre la mattina mi sistemavo i riccioli nel mio specchio da re. Lei, vanitosa e sempre attenta alla sua persona, si rifiutava di usare il mio specchio, accampando scuse sulla mancanza di luce, preferendo quello più moderno del secondo bagno dove le riusciva meglio trucco e parrucco. Dopo pochi giorni avevo pure imparato una posizione specifica, dove se restavo immobile, alcune delle vecchie  macchie davano alla mia faccia le sembianze di un lebbroso.

Fu tre settimane fa, dopo una notte di turbato riposo, che accadde per la prima volta. Inizialmente pensai a un’allucinazione da stanchezza o una visione da troppa lettura di fantasia, ma, il ripetersi del fenomeno nei giorni successivi e le visite mediche sopra citate, mi hanno convinto dell’assoluta veridicità della cosa. Mentre mi lavavo i denti fissandomi, sulla parte superiore dello specchio apparvero delle scritte prima piccole, poi più grandi… Quando fui in grado di leggerle mi fermai con lo spazzolino in bocca e un rivolo di saliva che scendeva fino al lavandino…

Le scritte così recitavano: Eventi salienti della giornata – ore 11.54 il capo informa della promozione. Ore. 17, 31 esito esami del sangue perfetti. Ore 23,45 sesso con lode. ?Mi sfregai gli occhi, mi passai una mano di gelata acqua sul viso, ma quelle parole erano ancora lì. Mi asciugai nella salvietta e quelle scritte sparirono. Con mille domande nella testa mi avviai al giornale dove lavoro e alle 11,54 il capo mise la testa nel mio cubicolo dicendo: “Il Farelli ha calato le braghe, sei il nuovo capo servizio.” Alle 17,31 ricevetti una mail del laboratorio di analisi con tutti i valori del controllo annuo perfetti e, alle 23,45, feci il minimo dovere di maschio adulto. Tutto si era avverato. Tutto è stato come lo specchio aveva scritto; tutto non poteva che essere una fottutissima coincidenza in parte condizionata dalla mia allucinazione mattutina.

La mattina seguente, svegliatomi con il dubbio se consultare un medico o un esorcista, mi facevo la barba usando il rasoio elettrico, quand’ecco quelle scritte in piccolo sulla destra. Di corsa afferrai l’asciugamano e mi misi a sfregare con quanta forza, ma nulla, le lettere persistevano e non potei fare a meno di leggere: Eventi salienti della giornata – Ore 14, 33 crescita valore azioni. Ore 21,12 apertura rara bottiglia di vino. Ore 23,34 vincita scommessa sportiva. ?Ancora tre informazioni, ancora tutte positive, ancora una volta tutte poi realmente concretizzatesi…

E così per le settimane successive… Ogni mattina tre notizie, tre cose belle che nella giornata puntualmente di realizzavano. Nella mia testa le ipotesi correvano come un torrente in piena: è lo specchio che faceva accadere le cose, o semplicemente sarebbero accadute e lui le prevedeva? Mi piace aspettare che accadano o mi toglie il gusto della sorpresa? Per un po’ imparai a godermi la cosa; dopotutto già era una gioia sapere di arrivare vivo alla fine della giornata. Non che questa fosse mai stata una grande preoccupazione per me, ma era uno dei tanti lati positivi dell’intera faccenda…

E così ogni mattina mi venivano preannunciati successi lavorativi, piccola vincite al gioco, notti di sesso, piacevoli serate con amici di vecchia data e bla bla bla…

Ma poi… come per tutte le cose belle, anche per questa è giunta una fine. Mentre sono qui ora, con il mio taccuino in mano per prendere nota di questi avvenimenti, fisso la mia immagine nello specchio e quello che vedo non mi piace. Anzi, meglio dire quello che non vedo… Nessuna parola, nessuna previsione, nessuna sentenza; solo la data odierna scritta in nero. Solo un’immagine differente: un me un po’ più vecchio, con capelli e barba grigi di stanchezza, la punta fedele della penna che fa l’amore con la carta… e la certezza che si tratta del mio ultimo giorno, nella serenità di aver avuto in vita tante fortune, non vissute da altri, come quella di avere per un po’ la gioia di una felicità, forse non completamente meritata, ma fortemente voluta.

“Disponete dei miei beni come lo desiderate, ma mettete il mio specchio d’oro in vendita in un mercatino, in modo che qualcuno lo veda, lo scelga e possa scorgerci la propria immagine, sperando comprenda essere speculare, proprio come l’insicurezza di ogni singolo elemento che compone quella cosa chiamata dall’uomo “felicità”.

FINE.

info@nereotrabacchi.it

 

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