“Milite ignoto”, la Grande Guerra protagonista del festival Lultimaprovincia

Spettacolo evento del festival Lultimaprovincia, “Milite Ignoto” racconta il primo, vero momento di unità nazionale. È, infatti, nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. 

Più informazioni su

Spettacolo evento del festival Lultimaprovincia, “Milite Ignoto” racconta il primo, vero momento di unità nazionale. È, infatti, nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Non a caso lo spettacolo è stato inserito tra gli eventi del programma ufficiale per le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale. Appuntamento quindi mercoledì 2 settembre alle 21 a palazzo Farnese, Piacenza (ingresso 8 euro). Per informazioni: Manicomics

Lo spettacolo
 
E chi scende da qui? Ci misi giorni di fatica e bestemmie a salire, tra cadaveri maleodoranti e rocce e grida di morte, ci misi l’orrore stampato negli occhi e il coraggio, tutto questo ci misi, tanto che adesso non scendo! Resto quassù. Che poi, se anche scendo, nessuno mi può riconoscere, che la faccia me la fece saltare un mortaio e la voce fu graffiata da schegge. E il mio nome sparì dalla testa quando fu il grande scoppio. Lo scoppio che tutti ammazzò qui all’intorno. Tranne me che, però, non so più chi sono.
A volte mi paio uno, a volte un altro… Io sono uno, nessuno e tutti quelli saltati per aria, morti a fuoco, alla baionetta, asfissiati di gas e ghiacciati di freddo. Che tutti me li sento addosso e mi credo nei loro pensieri. Certo, delle volte penserò di sicuro coi miei veri sentimenti, ma non so quando. Perché io mi ignoro. Sono ignoto persino a me stesso, figurati al mondo!
Ma io, il mondo, lo aspetto qui sopra, in trincea – tutto lo aspetto – che il mondo tutto è coinvolto. E questa è l’unica cosa che ricordo: che sono in guerra, una guerra enorme, mondiale addirittura e io – io che non so più chi sono, da dove vengo e chi mi ha messo al mondo; io sconosciuto anche alla sola madre che mi resta, la Madre Patria – io, per essa, la patria, giurai di morirmene, proprio come le altre 90.000 tonnellate di muscoli e ossa, morte prima di me. Io non scendo!
 
Appunti su Milite Ignoto
 
“Milite Ignoto” racconta il primo, vero momento di unità nazionale. È, infatti, nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee. Per questo ho immaginato tutti i dialetti italiani uniti e mescolati in una lingua d’invenzione, una lingua che si facesse carne viva. Ho provato a cucire insieme nella stessa frase quanti più dialetti potevo, cercando le parole che consentissero passaggi morbidi o fratture violente. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese.
Ho scelto questo titolo, Milite Ignoto, perché la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi – anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso – il milite divenne, appunto, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere “dimenticato”: dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome. E una faccia, e una voce. Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa ignoto, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo”, dove guardare negli occhi chi sta per colpirti a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. E nuvole di gas che coprono ettari di terreno e radono al suolo interi battaglioni senza un lamento. E aerei che scaricano tonnellate di esplosivo dal cielo e navi che sparano cannonate a centinaia di metri di distanza. Uno sparare nel mucchio insomma, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi della macchina della storia, del meccanismo che li ingoia e li trasforma in cose.
E proprio per questo – come sempre accade nel mio lavoro – sono andato controcorrente e ho rivolto la mia attenzione verso le piccole storie, verso gli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi dal loro particolarissimo punto d’osservazione, perché questo è il compito del teatro, o almeno del mio teatro: esaltare le piccole storie per gettare altra luce sulla grande storia.
Mario Perrotta
 
Mario Perrotta nasce a Lecce nel 1970.
Nel 1989/90 frequenta per pochi mesi una scuola di teatro e poi, insoddisfatto, un’altra scuola teatrale sempre a Bologna: è qui che nasce il nucleo fondatore della Compagnia del Teatro dell’Argine.
Dall’inverno del 2002 si dedica a tempo pieno alla raccolta di testimonianze orali degli ex-emigranti salentini e, più in generale, italiani, registrando oltre 150 ore di racconti straordinari che costituiranno l’ossatura del Progetto Cìncali. Fondamentale in questo progetto la collaborazione con Nicola Bonazzi (ottimo drammaturgo e fondatore anche lui dell’Argine). Intanto, nell’inverno 2003 cura un progetto per l’Università di Bologna, mettendo in scena la Casina di Plauto tradotta da Francesco Guccini, spettacolo che lo vede regista ed interprete insieme al noto cantautore nelle insolite vesti d’attore.
Va in scena, insieme alla sua lingua madre, nel settembre 2003 con Italiani cìncali e, nel settembre 2005, con La Turnàta, i due capitoli del progetto dedicato all’emigrazione italiana.
Nel 2005, con Rossella Battisti, progetta e dirige “Teatro Incivile” una collana di teatro in DVD pubblicata con il quotidiano l’Unità e distribuita in edicola da febbraio a maggio 2006.
Nel settembre 2006 al Teatro Argentina di Roma, la Compagnia del Teatro dell’Argine riceve Il Premio Hystrio – ANCT “per la passione e la testardaggine con cui tengono alta la guardia della coerenza e dell’impegno, per la disponibilità a rischiare in proprio e per la capacità di lavorare duramente, senza gli sterili piagnistei di tanto teatro fondato sull’assistenzialismo”.
Intanto nel 2007, debutta con il suo nuovo spettacolo Odissea con il quale Perrotta tenta una svolta stilistica nel suo percorso teatrale e, per non saper né leggere e né scrivere, si fa accompagnare da due ottimi musicisti Mario Arcari e Maurizio Pellizzari.
Con molto orgoglio, per la serietà e la dedizione di chi glielo conferisce, a settembre 2008 riceve il Premio Città del Diario.
L’anno 2008 lo chiude debuttando con Prima Guerra dedicato alla particolare posizione del popolo trentino nel primo conflitto mondiale
A giugno 2009 vince il Premio Hystrio per la drammaturgia con Odissea e decide di affrontare un progetto triennale su tre testi classici, Molière, Aristofane e Flaubert per il quale gli viene assegnato Premio Speciale Ubu per l’intera Trilogia con la seguente motivazione “Premio Speciale Ubu 2011 a Mario Perrotta per la Trilogia sull’individuo sociale del quale coglie la disgregazione nel mondo contemporaneo”.
Dopo la tournée invernale e vari “sopralluoghi” e interviste effettuate a Gualtieri nei buchi di tournée, Perrotta debutta a maggio 2013 con la sua nuova trilogia “Progetto Ligabue” . Il primo spettacolo dedicato al pittore svizzero-reggiano è Un bès – Antonio Ligabue. Dopo un debutto rocambolesco al limite del gettare la spugna per “stress da prima” lo spettacolo frutta a Perrotta il Premio Ubu come Migliore attore protagonista ex-aequo con Carlo Cecchi e il premio Hystrio-Twister come miglior spettacolo dell’anno a giudizio del pubblico. Intanto, a maggio nasce anche il secondo capitolo del Progetto Ligabue, Pitùr, che debutta – come il primo – al festival Primavera dei Teatri.
Ma siamo nel 2014 e non poteva passare indifferente il centenario di quella tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale e, in settembre, debutta Milite Ignoto – quindicidiciotto dedicato a tutti i dimenticati di guerra, usati dai generali Cadorna e compagnia bella come “carne da cannone” (questa fu la definizione del Cadorna stesso!).
 

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.