Monticello, l’esempio di Brega: partigiano che non volle vendicarsi foto

Tante nuvole, un po' di sole e un vento freddo ha accompagnato nella splendida cornice della verde Valluretta, la tradizionale cerimonia per ricordare i fatti di 72 anni fa

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Francesco Fortunati, Renato Cravedi e Walter Bassi (nelle foto): ultranovantenni e partigiani, superstiti della più importante battaglia della Resistenza piacentina, quella di Monticello di Gazzola (Piacenza).

Tante nuvole, un po’ di sole e un vento freddo ha accompagnato nella splendida cornice della verde Valluretta, la tradizionale cerimonia per ricordare i fatti di 72 anni fa.

Presenti i vertici provinciali dell’Anpi, i sindaci della vallata, tante persone e naturalmente loro, l’ultimo gruppetto di reduci di quella battaglia, che si svolse negli ultimi giorni prima della Liberazione.

Nella notte tra il 15 ed il 16 aprile 1945, 32 partigiani dall’interno del castello di Monticello respinsero l’assedio di alcune centinaia di nemici, tra nazisti dei reparti della 29° divisione SS e fascisti della brigata nera “Turchetti” di Mantova.

Li sconfissero grazie alla grande quantità di armi e munizioni di cui disponevano, e grazie al supporto ricevuto dal vicino Monteventano, con l’arrivo dei partigiani comandati dal “Valoroso”, a cui è dedicato il monumento dove si è tenuta la commemorazione.

Dopo il saluto del presidente provinciale dell’Anpi Stefano Pronti, la parola è passata a Paolo Brega, studioso dell’Anpi di Castelsangiovanni – che ha collocato l’episodio bellico di Monticello nelle vicende finali del conflitto mondiale nel Nord Italia occupato dalle truppe naziste, e rievocato la figura di uno dei combattenti partigiani recentemente scomparso, Riccardo Brega.

“Sono le giornate delle trattative segrete – ha ricordato Brega – per la resa mentre si continuava a combattere e a commettere infamie da parte dei nazifascisti. Sono le giornate nelle quali gli industriali e gli alleati devono ricorrere ai partigiani per prevenire i sabotaggi e proteggere l’apparato produttivo del Nord del paese, durante la ritirata.

In questo contesto si svolse la battaglia di Monticello, dove 32 partigiani tennero testa a un numero ben più grande di nemici”.

Brega ha ripercorso anche la storia delle commemorazioni successive, all’ombra della statua di Lino Vescovi, il “Valoroso”, che perse la vita in quella battaglia

“La scultura dedicata Valoroso risale al ’47, venne collocata qui ai piedi del castello, nel corso di un grande raduno della Resistenza piacentina, uno dei primi dopo la fine della guerra.  

A quello seguirono 70 anni di commemorazioni e di testimonianze della battaglia, che i reduci comunciarono a raccontare subito dopo.

Oggi ricordiamo Riccardo Brega, scomparso nello scorso febbraio: divenne partigiano entrando nel distaccamento autonomo di Monteventano sotto il comandante “Muro” Ludovico Muratori.

Di “Muro” sempre apprezzò il senso di giustizia e la mancanza di voglia di vendetta. Quando Brega trovò un tedesco gravemente ferito dopo la battaglia, lo soccorse e lo fece curare.

Riccardo ha lasciato una grande testimonianza nel suo libro “Il crociato partigiano”, da cattolico moderato e filoamericano volle preservare l’unità nel ricordo della Resistenza all’interno dell’Anpi. Ci ha lasciato una esempio della grandezza morale del movimento partigiano”.

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