Export agricoltura, a Piacenza il 4 % della Regione per 234mila euro

Si consolida il valore della produzione agricola in Emilia-Romagna, che per il secondo anno consecutivo mette a segno un risultato positivo e si attesta a quota 4,3 miliardi (+3%)

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Si consolida il valore della produzione agricola in Emilia-Romagna, che per il secondo anno consecutivo mette a segno un risultato positivo e si attesta a quota 4,3 miliardi (+3%). Prosegue anche la corsa dell’export agroalimentare, che supera i 5,9 miliardi (+2,4%), con un ritmo di crescita più sostenuto dell’andamento complessivo delle esportazioni regionali.

Si rafforzano poi i segnali di miglioramento dell’occupazione, con gli addetti agricoli che salgono complessivamente a quota 76.000 tra lavoratori autonomi e dipendenti, con un balzo in avanti del 15%. Bene anche l’industria alimentare, che chiude l’anno con il fatturato in crescita (+0,8%) e fa registrare una riduzione del ricorso agli ammortizzatori sociali.

Piacenza invece rallenta sul fronte dell’export agroalimentare. Altalenante il rendimento delle imprese piacentine: da 207 nel 2014, sono passate a 247 nel 2015, per poi scendere a 244 nel 2016. Il valore dell’export si attesta, nel 2016, a 234.788 euro, pari al 4% della Regione. Peggio di noi fa solo Rimini (a quota 2,4%). 

Sono alcune delle tendenze che emergono dal Rapporto 2016 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Unioncamere regionale, presentato oggi a Bologna.

“L’anno che si siamo lasciati alle spalle  si è chiuso con un bilancio  complessivamente positivo- commenta Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura -. Si conferma la crescita dell’export, anche rispetto ad  un anno record come  il 2015, a dimostrazione che la scelta di puntare sulla qualità e sull’internazionalizzazionone è la strada giusta”.  “Il risultato avrebbe potuto essere ancora migliore se alcuni comparti non avessero sofferto di  forti criticità legate alla volatilità dei prezzi, che l’anno scorso ha colpito particolarmente il settore cerealicolo.

La gestione dei rischi in agricoltura, sia quelli di mercato che quelli legati al cambiamento climatico, richiede la massima attenzione e le proposte in tal senso contenute nel  cosiddetto “regolamento omnibus” licenziato proprio la settimana  scorsa  dalla  Commissione bilancio  del Parlamento Ue sono una prima risposta molto utile”.  “Inoltre – conclude Caselli –  stiamo investendo ingenti risorse – attraverso il Piano di sviluppo rurale, le Ocm e gli altri canali di finanziamento pubblico – per sostenere gli sforzi delle imprese sul fronte della sostenibilità della produzione, della ricerca e dell’innovazione, della sempre maggiore organizzazione dell’offerta e per diffondere buone pratiche agricole in grado di contrastare il cambiamento climatico”.

“Da molti anni- spiega Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna- lavoriamo in stretta partnership con la Regione per valorizzare la filiera agroalimentare e far crescere la capacità di penetrazione delle nostre imprese sui mercati esteri. Il progetto ‘Deliziando’, giunto nel 2016 al nono anno di operatività, rientra in questo ambito. Attraverso l’integrazione di risorse e competenze, allargata anche al settore turistico, abbiamo ottenuto lusinghieri risultati; è un modello efficace di collaborazione che continuerà ad essere la strada da seguire anche per il futuro”.

Agroalimentare, il made in Emilia-Romagna conquista i mercati internazionali – Dunque, nel 2016 è proseguito il trend positivo dell’export agroalimentare emiliano-romagnolo. Il controvalore complessivo di oltre 5,9 miliardi di euro è il risultato di una vistosa accelerazione delle esportazioni agricole (oltre 890 milioni, + 6,4%), a fronte di un incremento più contenuto delle vendite oltreconfine dei prodotti dell’industria alimentare (circa 4,6 miliardi, +1,7%), bevande escluse. Grazie alla contestuale riduzione delle importazioni (-2%), si è così registrato un netto miglioramento della bilancia commerciale di settore, che per la prima volta si è avvicinata al pareggio.

I cinque principali Paesi di destinazione dei prodotti made in Emilia-Romagna si confermano in ordine di importanza Germania (19% del totale), Francia (13,7%) eStati Uniti (7%), seguiti da Regno Unito (6,8%) e Spagna (4,5).

Tra i mercati più ricettivi nel 2016 si segnala la galassia dei Paesi dell’ex Europa dell’est, Russia in testa (+11,4%), poi Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong tra gli asiatici, mentre a sorpresa arretrano Cina (-28,4%) e Giappone (-8,6%).Quelli più gettonati sui mercati esteri sono i derivati del latte (663 milioni, 11,2%), che precedono le specialità a base di carne(647 milioni, 10,9%), i prodotti della macellazione, esclusi i volatili (482 milioni, 8,1%), frutta e ortaggi lavorati e conservati (458, 7,7%), condimenti e spezie (450 milioni, 7,6%). 

La crescita dell’export è dovuta anche all’aumentata presenza delle aziende emiliano-romagnole sui mercati esteri, che sfiora ormai quota 3.000(+6,2%). La provincia con il più elevato numero di imprese che esportano è Modena (682), seguita da Bologna (619) e Parma (506).

Nella classifica per valore dell’exportil gradino più alto del podio è appannaggio di Parma (circa 1,6 miliardi, 27,2% di quota), davanti a Modena (1,3 miliardi, 22,5%) e Reggio Emilia (597 milioni, 10,1%).

Agricoltura, +3% la Produzione lorda vendibile – Per quanto riguarda l’agricoltura in senso stretto, la crescita complessiva del 3% della Produzione lorda vendibile (Plv) – come ha spiegato Roberto Fanfani (Università di Bologna) – si basa comunque su un andamento molto differenziato a seconda dei comparti, con le produzioni zootecniche in grande ripresa (+8,6%), mentre quelle vegetali risultano in flessione (-1,5%).

Più nel dettaglio,i l settore degli allevamenti è stato trascinato al rialzo dal deciso recupero delle quotazioni di latte vaccino e carne suina, mentre soffrono ancora carni bovine, pollame e conigli. In altalena anche le produzioni vegetali: diminuzioni di prezzo hanno interessato in misura variabile tutti i cereali, ad eccezione di mais, gran parte delle orticole e vino. Di converso hanno recuperato terreno le quotazioni di piante industriali, foraggi e, soprattutto, della frutta, a parte le pere.

Dagli agriturismi all’energia rinnovabile, Emilia-Romagna prima in Italia – Tra i numerosi primati dell’agricoltura regionale c’è anche quello che riguarda l’incidenza delle cosiddette attività secondarie e di supporto che consentono di diversificare e integrare il reddito agricolo. È il caso degli agriturismi, del contoterzismo, della produzione di energia rinnovabile e della prima lavorazione dei prodotti: un business stimato di 1,3 miliardi di euro che vede l’Emilia-Romagna prima nella classifica nazionale dedicata, davanti alla Lombardia.

Accelerazione sul Psr, concessi 455 milioni di euro – Per quanto riguarda lo stato di attuazione del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020, che ha una dotazione finanziaria di circa 1,2 miliardi di euro, nell’ultimo anno c’è stata una forte accelerazione sul fronte dell’utilizzo dei fondi: da metà 2015 a fine 2016 sono stati emanati 78 bandi, per un plafond di 611 milioni di euro, oltre la metà del budget complessiva, con quasi 44.000 domande di finanziamento. I contributi concessi ammontano a 455 milioni. Le due principali macro-aree interessate dagli stanziamenti riguardano competitività (204 milioni), ambiente e clima (372 milioni). 

Verso la nuova Politica agricola comune – Dopo l’illustrazione del Rapporto è seguita una tavola rotonda sul tema “Verso la nuova politica agricola comune”, coordinata da Gabriele Canali (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza), con gli interventi di Paolo De Castro (primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue), Filippo Arfini (Università di Parma), Guido Caselli (Unioncamere Emilia-Romagna), Andrea Degli Esposti (imprenditore agricolo), Roberto Ferretti (Kpmg Advisory), Claudio Mazzini (Coop Italia) e Roberto Ranieri (Openfields).

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