Profughi, Calza: “Accoglienza non può essere solo assistenza”  foto

La strada migliore per gestire l'accoglienza dei richiedenti asilo nei comuni è quella del loro coinvolgimento diretto in attività di volontariato

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La strada migliore per gestire l’accoglienza dei richiedenti asilo nei comuni è quella del loro coinvolgimento diretto in attività di volontariato. Un’opportunità che aiuta anche l’integrazione. 

Abbiamo dato conto dei tanti sindaci della provincia di Piacenza che hanno scelto il Patto di volontariato, proponendo ai profughi ospitati sul nostro territorio di svolgere alcune attività di pubblica utilità. 

Al sindaco di Gragnano Patrizia Calza, che per prima ha proposto di inquadrare in una cornice di norme certe questo accordo tra i richiedenti asilo e gli enti locali, abbiamo chiesto un giudizio sul sistema dell’accoglienza e di indicarci anche le cose che ancora non funzionano.

Che giudizio dai dell’applicazione nei comuni piacentini del patto di volontariato: dopo le difficoltà iniziali si sta finalmente estendendo questa prassi di gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo?
 

Credo si possa dire che ormai il “Patto di volontariato” si sta estendendo a quasi tutti i Comuni , compresi quelli che hanno sempre osteggiato la proposta. Segno evidente che l’iniziativa era di buon senso, rispondendo ad una reale esigenza e che, là dove è stata attivata, ha dato buoni frutti ed è stata accolta con favore dalla cittadinanza.

Come è la situazione nel tuo Comune di Gragnano e quali sono le difficoltà che avete affrontato?

A Gragnano sono ospitati da un gestore privato 24-25 profughi. Ad ogni nuovo arrivato viene proposto il Patto. Qualche “irriducibile” rifiuta di mettersi al servizio, al contrario, la maggior parte accetta.

A fronte di pochi richiedenti asilo che chiedono spontaneamente di parteciparvi, è più elevato il numero di coloro a cui deve essere proposto. La difficoltà maggiore consiste nel far comprendere la “ratio”, i valori sottesi all’iniziativa: la reciprocità dei diritti e dei doveri, il dovere morale di “restituzione” nei confronti di chi accoglie, l’opportunità di tessere relazioni con i residenti.

Non è un compito semplice perché si tratta di relazionarsi con mondi diversi e lontani e soprattutto con persone il cui livello culturale è spesso molto basso. Tuttavia è sempre molto apprezzato il confronto e coinvolgimento.

Gli stranieri sono molto felici di poter essere convocati, ascoltati, in particolare dal Sindaco. Occorre dunque assolutamente “trovare” il tempo anche per questi confronti: devono sentirsi interpellati, “provocati”, dunque riconosciuti non semplicemente “subiti” .

Ci sono ancora criticità nel sistema dell’accoglienza e quale ruolo possono avere i sindaci per proporre soluzioni?

Permangono certamente ancora criticità. In particolare occorrerebbe ampliare le opportunità e gli strumenti perché i richiedenti asilo possano apprendere un lavoro e acquisire competenze all’interno di un percorso normato dalla legge.

A mio parere non è ancora ben chiaro a tutti che la presenza dei richiedenti asilo non è un problema ora, ma lo diventerà in futuro. Infatti finchè il richiedente asilo permane nel sistema dell’accoglienza è “assistito” e conseguentemente protetto.

Durante questo periodo deve essere “educato”, aiutato ad apprendere quelle competenze e conoscenze che gli consentiranno di “camminare con le proprie gambe”. Ovvero l’accoglienza deve essere volta non all’assistenza ma all’acquisizione della autonomia.

Diversamente, una volta usciti dall’accoglienza, queste persone diventeranno sicuramente un problema sociale in termini di povertà ma anche di sicurezza. Dunque proprio a questo fine il Patto di volontariato se non può essere cogente dovrebbe almeno essere rafforzato prevedendo un sistema premiale per chi lo ha sottoscritto, al fine di favorirne la sottoscrizione.

Penso ad esempio a crediti di cui usufruire nella ricerca del lavoro piuttosto che un canale preferenziale nell’ esame delle domande d’asilo che consenta di abbreviare i tempi di attesa, oppure la concessione di un permesso ad hoc, in caso di diniego, che consenta comunque un termine per la ricerca di lavoro…

Ovviamente i sindaci non si possono sostituire al legislatore ma possono suggerire soluzioni. Ciò che ho cercato di fare in varie occasioni per esempio con il convegno a cui ho invitato il Prefetto Morcone nel 2016 o in Anci.

Il diritto è scienza sociale, muta nel tempo. La politica non può rinunciare al suo compito, ritirandosi nell’indifferenza o nella rassegnazione, ma deve favorire il cambiamento quando necessario, ai fini del “bene comune”. Proprio su questi temi ho già avuto modo un interessantissimo scambio di opinioni anche con il nuovo Prefetto di Piacenza Maurizio Falco.
 

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