La storia di riscatto e ribellione de “Il cratere” chiude il Bobbio Festival foto

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Una sovrapposizione continua di realtà e finzione, quella proposta da “Il cratere”, opera prima di Silvia Luzi e Luca Bellino che ha chiuso la presentazione dei film in concorso al Bobbio Film Festival, nella serata del 17 agosto.

Una vibrante opera prima, proposta lo scorso anno a Venezia, all’interno della Settimana Internazionale della Critica, e che ha conquistato lo Special Jury Prize al 30mo Tokyo International Film Festival, consegnato da un commosso Tommy Lee Jones, presidente di Giuria.

“Abbiamo scelto un grande archetipo della narrazione, ossia la storia di un padre che cerca la rivincita su una vita di sacrifici grazie a un figlio e l’abbiamo circoscritta al mondo della musica neomelodica – raccontano i registi Luzi e Bellino nel dibattito post proiezione, condotto dal critico cinematografico Giona Nazzaro.

“Il cratere” non è una docufiction, come potrebbe sembrare, ma un film di finzione, con la grande differenza che i protagonisti sono interpretati da un vero padre e una vera figlia (Rosario e Sharon Caroccia, ndr), che abbiamo scelto e trovato nel mondo in cui era ambientata la nostra storia. Abbiamo aggiunto la sceneggiatura elementi della loro vita reale, modificando però l’indole dei nostri attori per adattarli ai personaggi del nostro film: Rosario è un pezzo di pane, ma qui interpreta un padre-padrone, Sharon è una ragazzina vulcanica che ha dovuto rendere la tristezza del personaggio più con le espressioni del volto che con le parole”.

“In questo archetipo, la musica neomelodica era uno strumento che ci permetteva, in un arco temporale molto breve, di raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissi, ossia – spiegano – raccontare la ribellione di un padre che, contro tutto e tutti cerca una rivincita, sbagliando l’arma scelta, perché sceglie sua figlia, mentre questa ragazzina, interpretata da una attrice favolosa, Sharon Caroccia, vive la sua ribellione dell’adolescenza”.

“La musica neomelodica per noi è una musica di ribellione, è una musica che parla alla pancia, è come il rap. E’ una musica che canta di certi ambienti e canta a certi ambienti, la scelta di inserirla nel nostro film è una scelta stilistica pari all’aver lasciato i dialoghi in dialetto napoletano”.

Il Bobbio Film Festival, manifestazione che ogni anno si arricchisce grazie alla progettualità della Fondazione Fare Cinema, alla sinergia del Comune di Bobbio e al sostegno del Ministero dei Beni Culturali, Regione Emilia Romagna, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio di Piacenza, è diretto da Marco Bellocchio insieme a Pier Giorgio Bellocchio, Enrico Magrelli e Paola Pedrazzini.

Il festival si chiude stasera, 18 agosto, alle 20 e 30 con la cerimonia di premiazione nel chiostro di San Colombano.  A seguire proiezione de Ultimo Tango a Parigi (1972), film di Bernardo Bertolucci recentemente restaurato dalla Cineteca Nazionale di Roma.

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