Grazie alla potenza del bel canto si avvera la profezia del Macbeth al Regio di Parma

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Agli amanti dell’opera lirica consigliamo caldamente di non perdersi l’ultima recita di Macbeth in programma il 18 ottobre al Regio di Parma, anche se gli interpreti non saranno tutti gli stessi delle prime rappresentazioni andate in scena nei giorni scorsi con la “prima” ripresa in diretta da Rai5.

L’edizione parmense del Macbeth è stata di livelli di assoluta eccellenza; difficilmente oggi si può trovare di meglio in tutti i teatri del mondo.

Questo grazie alla qualità degli interpreti magnificamente sostenuti dal coro del Teatro di Parma e, soprattutto, dall’orchestra Toscanini diretta da Philippe Auguin capace di estrarre dalla partitura suoni nuovi di estrema delicatezza.

Sono, però, i cantanti a coinvolgere il pubblico trascinandolo in entusiastici consensi con ovazioni ed applausi finali davvero interminabili.

Luca Salsi (Macbeth), Anna Pirozzi (Lady Macbeth) e Michele Pertusi (Banco) probabilmente avrebbero accontentato lo stesso Giuseppe Verdi che amava tantissimo questa opera (presentata nel 1846 alla Pergola di Firenze) e che non fu mai completamente soddisfatto delle esecuzioni: si ricordano in proposito alcuni aneddoti come la soprano che solo per l’aria dell’Insonnia provò per oltre due mesi senza soddisfare il maestro o il basso che lamentandosi di aver provato un attacco 50 volte si sentì rispondere da Verdi: ”Se lo fai così tra due ore le volte saranno 100”.

Se della soprano Anna Pirozzi già conoscevamo (la cantante napoletana tante volte ha cantato nel nostro Municipale tanto da essere considerata piacentina adottiva) la potente e sicura voce che usa con eccelsa maestria, i due parmensi Michele Pertusi (basso) e Luca Salsi (baritono) sono risultati autentici protagonisti fornendo una prova eccellente.

Se da parte di Pertusi si è avuta un’altra conferma della sua grande abilità scenica ed interpretativa, ci ha sorpreso la maturità artistica e vocale dell’ancor giovane Luca Salsi la cui romanza finale “Pietà, rispetto, amore” difficilmente potrà essere scordata.

Quello che non è piaciuto sono stati i costumi ed alcuni tratti della regia. Estrapolare Shakespeare per portarlo fuori dal suo tempo è sempre un esercizio pericoloso e sconsigliabile. Vedere Macbeth abbigliato come un “chaffeur” con stivaletti e divisa agreste ben paffuto e capelli corti si fatica a interpretarlo nel suo personaggio. Uno spettatore a noi vicino ha osservato: ”Mi sono limitato a sentirlo senza guardarlo questo Macbeth”.

D’altronde l’opera stessa si presta alle più diverse e variate regie. Questa non ci è piaciuta.

Concludiamo con un particolare. Alla rappresentazione era presente un folto gruppo di turisti inglesi che hanno unito allo spettacolo assaggi gastronomici e visita della città. Una scena a cui ci auguriamo di assistere anche a Piacenza.

Foto tratta dal profilo Facebook del Teatro Regio di Parma

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