Sgominata la “banda dei tralicci”, 14 furti di rame nel Piacentino in meno di un anno foto
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Sgominata la “banda dei tralicci“, 14 furti di rame a segno in provincia di Piacenza in meno di anno; una serie di colpi, costati anche black out elettrici, messi a segno tra il marzo e il dicembre 2017 a Lusurasco di Alseno, Alseno, Muradolo di Caorso, Caorso, Monticelli d’Ongina, Castelvetro Piacentino, Fossadello di Caorso, Roncaglia, Gerbido, Mortizza e Pontenure e ora contestati, insieme ad altri numerosi episodi avvenuti nelle province di Cremona, Milano, Lodi, Pavia, a otto soggetti tratti in arresto dalla compagnia dei carabinieri di Cremona.
Sei di questi furti sono stati compiuti ai danni di Enel, per un danno complessivo che supererebbe i 500mila euro. Secondo gli inquirenti sono almeno 100 i furti compiuti dalla banda nel Nord Italia solo nel corso del 2017.
Razzie (da 1 a 2 chilometri di rame per volta) messe sempre a segno in aree isolate, con il favore del buio e che oltre al danno economico, avevano creato numerosi disagi sul territorio, in certi casi lasciando al buio per ore residenti e aziende, come avvenne in Valdarda il 24 marzo 2017.
I militari in collaborazione con i loro colleghi di Milano, Pavia, Lodi, Udine e Bologna, hanno arrestato 8 persone, tutte ritenute responsabili (a vario titolo e in concorso tra loro) di una serie di reati di furto aggravato e ricettazione.
Nell’ambito della stessa indagine, sono stati anche deferiti in stato di libertà altri tre soggetti in passato già arrestati in flagranza di reato, (giungendo così al totale di 11 persone coinvolte, delle quali 10 nomadi di etnia rom ed un italiano, rispettivamente domiciliati nei Comuni di Sant’Angelo Lodigiano, Caselle Lurani, Vigevano, Miradolo Terme, Badia Pavese, Corteolona e Santa Cristina e Bissone.
L’indagine, denominata operazione “Black out” e coordinata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Cremona, è stata avviata nel 2016 a seguito di numerosi furti di cavi di rame dalle linee di media tensione per l’erogazione dell’energia elettrica, e di numerosi furti ai danni di abitazioni e ditte.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri la banda agiva su due fronti; prima si procurava mezzi di trasporto e attrezzature facendo incursioni in abitazioni o aziende, poi, una volta ottenuto il necessario, colpiva le linee elettriche, abbandonando poi il bottino raccolto in un canale poco distante, per poi recuperarlo con calma a distanza anche di settimane.
Il modus operandi – Secondo le indagini i componenti della banda avevano due basi presso due campi nomadi, uno nel Pavese e l’altro nel Lodigiano, da cui partivano per aggredire obbiettivi a diversi chilometri di distanza, scegliendo in particolare zone piuttosto isolate e agendo in tempo notturno.
Dalla ricostruzione degli inquirenti emerge che nel corso della stessa notte, i malviventi asportavano, dapprima, furgoni, autovetture, parcheggiati all’interno di abitazioni e di alcune ditte del posto, dopo aver prelevato le chiavi dai locali adibiti ad ufficio, e, successivamente caricavano sui mezzi rubati rame nel frattempo prelevato dai cavi della media tensione.
Secondo gli inquirenti i componenti della banda erano scaltri, tanto da “isolare” intere aree occupate da insediamenti e centri abitati, anche “bonificandole” manomettendo i sistemi di allarme e quelli di videosorveglianza, così riuscendo a ritardare l’intervento delle forse dell’ordine prima e le attività d’indagine poi.
La ricettazione – Nel corso dell’inchiesta è stato arrestato anche un pensionato italiano per furto aggravato e ricettazione; secondo i militari ha acquistato in diverse circostanze ingenti quantitativi di rame (ricavati dai conduttori e dalle bobine), dai soggetti finiti aglli arresti, ben sapendo che si trattava di beni di provenienza furtiva.
Secondo i militari l’uomo era un vero e proprio riferimento del settore della ricettazione del rame. Conosciuto non solo dai componenti della banda, ma anche da altri malviventi dediti alla commissione di qualunque tipo di furto.
Un soggetto con un ruolo ben preciso anche nell’organizzazione logistica dell’attività di smercio, nella fase del trasporto della merce e del rame, sia del suo piazzamento.
Beni che poi, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, reintroduceva nella catena di commercio lecito attraverso alcuni gestori compiacenti, con cui è risultato mantenere stretti legami, in particolare nelle province di Piacenza e Pavia.
Proprio per accontentare le richieste della “clientela di fiducia”, secondo i militari spesso indicava gli obiettivi da colpire e commissionava furti di particolari prodotti, come alimenti e attrezzature per i bar. Ulteriori accertamenti sono in corso.
Nel corso dell’operazione sono state eseguite anche diverse perquisizioni domiciliari che hanno permesso di ritrovare parte della refurtiva: si stima che il valore della merce rubata dalla banda superi il milione di euro.
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“Nell’ambito della stessa indagine, sono stati anche deferiti in stato di libertà altri tre soggetti in passato già arrestati in flagranza di reato”
Come si fa a non fare i complimenti alla Magistratura, dopo aver letto questo passo? Avanti così, bravi!