Iren, Piacenza può vendere 7 milioni e mezzo di azioni. Ok in commissione

Modifiche ai patti parasociali di Iren, il Comune di Piacenza può vendere fino a 7 milioni e mezzo di azioni. E’ questa una delle tante novità previste nella modifica degli accordi che i Comuni soci della multiutility sono chiamati a approvare nei prossimi giorni.

Il primo via libera è arrivato in commissione bilancio, presieduta da Mauro Saccardi, dopo la presentazione dell’assessore Paolo Passoni. A favore del provvedimento la maggioranza, con Michele Giardino (Gruppo Misto), mentre la minoranza non ha partecipato al voto.

Le proposte di modifica sono state avanzate, ha ricordato l’assessore Passoni, dal comitato di sindacato, composto dai sindaci di Genova, Torino e Reggio Emilia.

L’ingresso del Comune di La Spezia nell’azionariato di Iren avrà infatti ripercussioni su assetti e equilibri societari, in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione ad aprile, che passerà da 13 a 15 membri. Non solo, nei mesi scorsi è stata portata a termine la scissione della finanziaria Fsu, controllata sia da Torino e Genova, attraverso la quale i due Comuni gestivano le proprie azioni, con la nascita di Fct, la nuova controllata del capoluogo piemontese.

In seguito alla “separazione”, Torino ha poi proceduto alla vendita del 2,5% delle proprie azioni, subito acquistate da Genova. Ora è la Liguria ad aver maggior peso in Iren, grazie anche all’ingresso dei soci spezzini supera quota 20%, seguito dall’Emilia, sopra il 15%.

Che palazzo Mercanti sia intenzionato a sua volta a vendere parte delle proprie azioni è cosa già nota, e ribadita ancora dall’assessore durante la commissione di ieri. Ma anche qui arriva una novità: diversi Comuni hanno chiesto di poter vendere un numero maggiore di azioni, facendo scendere la quota in capo ai soci pubblici dal 40 al 35%.

Per il Comune di Piacenza, che detiene circa 19 milioni di azioni, questo significherebbe poterne svincolare 7 milioni e 500 mila, e non più 5 milioni e 500mila, come era previsto precedentemente dai patti parasociali.

Un’opportunità che indubbiamente fa gola, visto che i proventi potranno essere destinati a investimenti e opere più volte sollecitati dai città.

Ma ogni pro ha un suo contro, e in questo caso riguarda la governance di Iren. Con l’introduzione della facoltà di designazione, qualora non vi sia accordo nel comitato di sindacato, spetterà al sindaco con maggior numero di azioni lo scegliere una delle cariche di vertice: amministratore delegato, presidente, vice presidente.

Non è quindi banalmente retorica la domanda posta dal consigliere di opposizione Massimo Trespidi (Liberi). “Qual è la strategia del Comune di Piacenza? Lo chiedo anche alla luce della situazione problematica di alcuni servizi erogati da Iren” ha detto in chiusura della commissione.

Piacenza scelse Iren (piuttosto che la bolognese Hera), grazie all’affinità politica tra l’allora sindaco Roberto Reggi e il primo cittadino torinese Sergio Chiamparino, ricorda Trespidi.

“All’epoca era Torino a fare la parte del leone, mentre adesso ci troviamo davanti a una Opa ligure su Iren, perché l’ingresso di La Spezia ha cambiato i rapporti di forza” sottolinea.

Anche i rapporti politici tra i soci pubblici, mutuando il giochino social della “ten years challenge”, sono drasticamente cambiati: da un monocolore Pd, il panorama è diventato decisamente variegato, anche nella quota emiliana.

Insomma, una risposta arriverà in consiglio comunale.

 

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