Pomodoro, Coldiretti: “Necessario accordo entro gennaio con prezzi adeguati”

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“L’Emilia Romagna rischia di abdicare al suo ruolo di regione produttore di pomodoro proprio nella prima campagna dopo l’entrata in vigore (agosto 2018) dell’indicazione obbligatoria dell’origine dei pomodori su conserve e salse, oltre che sul concentrato e i sughi”.

È l’allarme lanciato da Coldiretti Emilia Romagna alla vigilia dell’incontro che si terrà il 24 gennaio per l’accordo interprofessionale sul prezzo del pomodoro per la campagna 2019.

È importante arrivare ad un accordo in tempi adeguati, entro gennaio – sostiene Coldiretti – per consentire agli agricoltori di programmare la messa in campo delle piantine ed è fondamentale fissare un prezzo che ripaghi i costi di produzione.

“Da troppi anni – prosegue Coldiretti – c’è una disaffezione dei coltivatori di pomodoro con un calo delle semine che dal 2009 al 2018 sono passate da 26.861 ettari poco più di 24 mila. In più i prezzi pagati ai produttori sono fin dall’origine al di sotto dei costi di produzione: l’anno scorso l’accordo interprofessionale ha fissato un prezzo di 79,95 euro a tonnellata, quando il costo di produzione è di 90 euro a tonnellata”.

“La continua corsa a pagare prezzi capestro, con aste al doppio ribasso – denuncia Coldiretti Emilia Romagna – strangolano gli agricoltori, che cominciano ad orientarsi verso altre colture. Purtroppo da anni assistiamo al fallimento degli organismi interprofessionali che non portano nessun vantaggio alle nostre campagne, invece proprio l’Emilia Romagna, dove il pomodoro viene raccolto tutto a macchina e dove si producono circa 2 milioni di tonnellate di pomodoro su 4,6 milioni di tonnellate nazionali, bisognerebbe avere il coraggio di fare la scelta di realizzare il distretto del pomodoro, un organismo cui partecipano tutti i soggetti della filiera, dai produttori ai trasportatori, dall’industria alla grande distribuzione, compreso l’ente pubblico”.

“Noi lo chiediamo da anni – afferma Coldiretti – ma nessuno ha mai voluto fare niente perché è più comodo lasciare l’attuale far west, dove ognuno cerca di strappare un vantaggio in più. Con il distretto invece tutti soggetti della filiera sarebbero impegnati a rispettare le regole, con l’ente pubblico nel ruolo di certificatore del rispetto delle norme nei vari passaggi lungo tutta la filiera, dalla produzione ai trasporti, dalla trasformazione alla grande distribuzione”.

“In un sistema etico di giusta retribuzione, un chilogrammo di pomodoro verrebbe a costare pochi centesimi in più, ma si tratterebbe di un prodotto di altissima qualità che non può continuare ad essere trattato alla stregua di pomodoro d’importazione di bassa qualità”.

“Il pomodoro in Italia scaturisce da una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo”.

“Oggi – conclude Coldiretti – in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno tra casa, ristorante o pizzeria”.

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