Calenda presenta il suo manifesto “L’Italia non può ripartire fuori dall’Europa”

Europa, immigrazione, lavoro, educazione, futuro. Sono questi i temi trattati nella mattinata del 16 febbraio da Carlo Calenda, ex ministro allo Sviluppo Economico dei governi Renzi e Gentiloni, in occasione del convegno “Piacenza chiama Europa”, organizzato dai consiglieri regionali del Pd Gian Luigi Molinari e Katia Tarasconi all’Auditorium Sant’Ilario.

È stata soprattutto l’occasione per Calenda di spiegare i contenuti del Manifesto “Siamo Europei”, in chiara opposizione al blocco “sovranista” Lega – Movimento 5 stelle attualmente al governo.

“Siamo in un momento storico in cui – per la prima volta dal dopoguerra – l’Italia rischia di passare da essere uno dei grandi Stati fondatori dell’Europa a non avere più nessuna voce in capitolo in materia di decisioni, al pari di Paesi come Polonia o Ungheria – ha commentato Calenda – credo che questa sia una strategia precisa di Salvini, ma che rischia di portare ad infilarsi in un vicolo cieco molto pericoloso. L’uscita dell’Italia dall’Europa – ha poi sottolineato – significherebbe solo una cosa: il fallimento del Paese, la povertà e il sottosviluppo. È necessario che su questo tema gli italiani si mobilitino”.

carlo calenda

“Lega e Movimento 5 stelle non sono compatibili con la presenza dell’Italia in Europa” – ha evidenziato – “non è compatibile il loro modo di affrontare i rapporti con i nostri partner europei, né il modo in cui ogni volta scaricano le responsabilità dei loro errori sull’Europa”.

“Nessuno può far riprendere questo Paese fuori dal contesto europeo” – ha spiegato – “questa è l’idea di fondo del manifesto”. Non potremo salvare l’Italia però se non partirà una grandissima mobilitazione dei cittadini – ha poi commentato – quest’ultimi devono capire, per la prima volta da molto tempo, che non esiste un destino personale staccato dal destino del Paese”.

Calenda ha fatto capire che per riuscire in questa missione il suo movimento dovrà essere in grado di andare oltre il Pd e le altre forme partitiche tradizionali oggi all’opposizione, allargandosi ai diversi attori provenienti da fasce diverse della politica e della società civile.

“Non abbiamo l’equipaggiamento per andare alle europee da soli con i partiti politici che sono oggi presenti all’opposizione – ha spiegato – il Pd, Più Europa, o il movimento “Italia in Comune” di Pizzarotti, per motivi differenti non sono abbastanza”.

“Non abbiamo tempo di aspettare l’esito delle primarie del Pd, nonostante tutti e tre i candidati abbiano firmato il manifesto, e questo è già un ottimo punto di partenza. Adesso bisogna correre e creare una lista larga, fatta di persone nuove, che aggreghi personalità che provengono dal mondo liberale, social – democratico e popolare”.

carlo calenda

Anche su lavoro ed immigrazione Calenda ha le idee chiare. “Col reddito di cittadinanza stiamo assistendo a una rottura del rapporto fondamentale della nostra Costituzione che dice che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro e non sul sussidio – ha commentato – Sull’immigrazione bisogna a tornare a parlare in modo serio – ha aggiunto – L’Africa crescerà di 1 miliardo e 200 milioni di persone nei prossimi 30 anni: l’idea che si possa tenere aperto il confine a chiunque voglia entrare è fantascientifica.

Fatta questa premessa, poi si può parlare di cose vere, ovvero che l’integrazione non si gestisce chiudendo i centri e mandando 50mila persone per strada. Bisogna chiarire che quando diciamo porti aperti, intendiamo garantire i salvataggi delle persone in mare, non che ci sono le porte aperte in Italia a chiunque voglia entrare”.

Calenda si è poi espresso sul tema, in questi giorni sul tavolo del Consiglio dei Ministri, relativo alle autonomie locali, in cui è coinvolta anche l’Emilia Romagna.

“Ci dobbiamo approcciare con grandissima cautela: non possiamo permettere che avvenga un’ulteriore differenziazione in termini di welfare e crescita economica tra il Nord e il Sud del paese – ha affermato – Io capisco molto bene le ragioni delle Regioni del nord: però meglio metterci un minuto in più e farla bene, piuttosto che fare una cosa che poi danneggia tutto il Centro – Sud.

Infine una battuta su Piacenza: “Non ho gli elementi per giudicare nel merito la gestione di questa città, posso dire che negli anni passati in Emilia Romagna è stato fatto un grande lavoro sotto il profilo della qualità della vita e dei servizi”.

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