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Api “cattura polveri”, sul Venerdì di Repubblica la ricerca di Ilaria Negri (Cattolica)

Da simbolo di operosità sono diventate le sentinelle dell’ambiente, essendo bioaccumulatori di sostanze inquinanti: stiamo parlando delle api bottinatrici.

Ilaria Negri, ricercatrice in Entomologia dell’università Cattolica di Piacenza, a partire dal 2015 ha condotto  per la prima volta al mondo uno studio sul particolato atmosferico proprio attraverso questi insetti.

La ricerca, che ha avuto una notevole risonanza nella comunità scientifica, è stata pubblicata da importanti riviste come Plose One e Telegraph, finendo anche sui media italiani, come Il Venerdì di Repubblica che le ha dedicato un ampio reportage.

Ilaria Negri

Negri ha condotto diverse indagini sulle zone sensibili all’inquinamento, tra cui anche la Val d’Arda nell’area del cementificio della Buzzi Unicem, mentre al momento è all’opera insieme al suo staff nel territorio Nord-Est di Parma. I test avvengono posizionando in punti strategici le arnie, dalle quali le api escono per cercare polline in modo instancabilmente operoso, com’è d’altronde per loro natura consueto fare. Raccogliendo il polline intercettano anche le sostanze inquinanti.

“Le api – spiega Ilaria Negri nell’articolo pubblicato dal settimanale di Repubblica – funzionano da ricettacoli del particolato atmosferico per il loro modo di volare; ruotano le ali in modo circolare, creando un vortice che crea un effetto aspirapolvere. Inoltre l’esoscheletro delle api è ricoperto da cera, vero e proprio collante per le sostanze inquinanti.”

Le api, posizionate a 2 chilometri in linea d’aria dall’impianto di smaltimento lungo l’autostrada A1, sono state analizzate ogni mese: dai dati è emersa la presenza sul loro corpo di particelle fini e ultrafini di ferro, barite, quarzo, rame e titanio, sostanze emesse dal sistema frenante dei veicoli.

All’inquinamento dei veicoli si aggiunge quello prodotto dal trasporto dei materiali inquinanti verso gli stabilimenti di smaltimento; sono proprio questi ultimi che impattano maggiormente sull’ambiente, ma spesso sfuggono ai controlli a causa dei limiti delle centraline Arpa che rilevano fino a 2,5 pm. Le api invece riescono a intercettare il pm 1 (particolato che misura fino a un millesimo di millimetro).

Le particelle più fini, le più pericolose per la nostra salute, non vengono quindi rilevate dalle centraline a differenza delle api, come ha scoperto la ricercatrice. “Le api – spiega l’entomologa -, sono sentinelle dell’ambiente, ci insegnano ad esempio perché queste zone non sono adatte per la coltivazione biologica.”

“Conducendo questa ricerca assieme agli studenti della facoltà di scienze agrarie e ambientali dell’università Cattolica di Piacenza, abbiamo scoperto che le api si comportano come degli “swiffer” cattura polvere, raccogliendo Pm 10, Pm 2.5, e polveri ancora più sottili come addirittura le Pm1 e le Pm 0.1.”

I risultati dello studio suggeriscono anche specifiche azioni preventive e correttive rivolte a minimizzare l’emissione e l’impatto delle polveri inquinanti. “Stiamo lavorando anche per verificare il grado di tossicità sulle api stesse, fortunatamente – conclude Ilaria Negri – al momento non sono state rinvenute tracce di Pm nel miele consumato dall’uomo.”

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