L’intervista di Universi ad Alberto: “Studio Agraria e… risolvo i problemi” foto
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Un’altra bella intervista della redazione di Universi, con Hassan, Micaela, Chiara, Roberta e Alex che hanno incontrato Alberto Capelli, insieme al suo educatore Fabio Franceschetti, per una lunga chiacchierata.
Alberto è uno studente della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza e nonostante la sua disabilità sta portando a termine con successo il suo percorso verso la laurea.
Nell’intervista ci racconta le difficoltà ma anche le opportunità dello studio universitario, del fondamentale rapporto che ha instaurato col suo educatore Fabio Franceschetti (i due hanno sviluppato un’intesa quasi perfetta, Fabio supporta Alberto e “traduce” i suoi segni in parole con grande naturalezza) e della sua straordinaria inclinazione a “risolvere i problemi”.
(nelle foto l’intervista con la redazione di Universi, Alberto Capelli e Fabio Franceschetti)
Ecco l’intervista preceduta da una piccola presentazione:
Io sono Alberto Capelli (Alby Cape per gli amici). Sono il figlio dell’ex sindaco di Castelsangiovanni Carlo, studio alla Facoltà di Scienze Agrarie qui in Cattolica; tra circa un anno, se tutto va bene, mi laureo.
Quali sono le difficoltà che hai incontrato durante il tuo percorso scolastico? Che scuola hai frequentato prima dell’università?
Ho frequentato il Liceo Alessandro Volta di Castel San Giovanni, ed ero nella redazione del “Voltafaccia”, il giornale d’Istituto, in cui scrivevo di sport, in particolare di rugby e il volley.
All’università ho trovato difficoltà con un esame in particolare, che mi ha richiesto molto impegno, e che ho superato con un 29. Dopo questo esame ho avuto una “crisi”, è stata una scarica di adrenalina che mi ha totalmente prosciugato delle forze. Nonostante questo, sono riuscito a sostenere e superare un esame poco dopo.
L’altra “crisi” che ho avuto è stata dopo aver incontrato il mio idolo cioè Lorenzo Cherubini, Jovanotti. Siamo andati a conoscerlo a Milano un pomeriggio, dopo aver inviato una mail ad una sua collaboratrice che gliel’ha girata. Credevo di aver raggiunto il Nirvana.
Dopo questo ho avuto forse l’esame più tosto in assoluto cioè Biochimica: perchè dicono, ad Agraria, che quando hai dato Biochimica, Coltivazioni erbacee ed Entomologia, praticamente sei laureato.
Come hai imparato a comunicare con i gesti con Fabio?
Dopo otto anni che passiamo insieme quasi otto ore al giorno, sfido chiunque a non capirmi. Sicuramente la pratica aiuta, e con il tempo ci si conosce. Vedere le persone due ore alla settimana certamente non ti dà la possibilità di condividere un modo comunicare, serve tempo. Bisogna dare la possibilità, a chi fa il lavoro da educatore, di investire del tempo, per poter costruire relazioni significative.
In questi mesi ho conosciuto una ragazza d’oro, Veronica, che mi viene a trovare quasi tutti i sabati, e quando non viene è perché le dico di restare a casa a studiare. Prima comunicavamo tramite il cellulare, io scrivevo e lei leggeva; ultimamente stiamo comunicando con l’alfabeto, sta imparando il metodo che usa Fabio. Volevo spiegare perché l’ho definita “d’oro”: lavora nelle discoteche, studia e le poche ore libere le vuole passare con me a guardare film e con le persone che ha più a cuore, ovvero due o tre. Nonostante sia molto occupata, trova sempre il tempo di andare con me, il sabato, a vedere un film.
Io sono un appassionato, scelgo il film da guardare e facciamo merenda. Il primo film che le ho fatto vedere è stato “Il sole a mezzanotte”, film romantico.
Questa modalità di comunicazione tra te e Fabio come si può definire? Esiste una codifica?
Alfabeto muto, volgarmente detto. Non è effettivamente codificato per questo tipo di attività. Lo usano tipicamente i bambini per comunicare tra loro nel gioco: in realtà funziona benissimo con chi ha una buona mobilità con gli arti superiori, ti permette di parlare in modo veloce e semplice da capire. Per imparare questo alfabeto bastano due giorni di pratica, non di più. È interessante il discorso della codifica perché effettivamente si potrebbe anche pensare, a me non risulta che sia codificato. Che sappia io è tra i meno conosciuti. Si preferisce dare degli ausili informatici, con dei sintetizzatori, però questo è molto più veloce, non devi portarti dietro o montare niente.
Come sostieni gli esami? Ti concedono del tempo in più?
Il tempo in più, assolutamente sì, anche se spesso finisco prima. Negli esami di tipo applicativo, dove bisogna produrre qualcosa, non semplicemente rispondere a delle domande, in quei casi usiamo tutto il tempo disponibile. Negli esami conoscitivi, come quello di ieri, abbiamo usato dieci minuti della seconda ora: il tempo canonico avrebbe dovuto essere un’ora, abbiamo usato un’ora e dieci. C’era anche una domanda aperta, a cui ho risposto con un tabellone cartaceo con le lettere, sostanzialmente una tastiera “qwerty” di 50×30 centimetri.
Il computer ha dei tasti piccoli, e riesco ad essere più veloce se vedo meglio dove schiacciare. In tutti questi anni abbiamo messo insieme un’imponente mole di materiale di ogni tipo. Ad esempio abbiamo fatto un esame di Chimica Organica con i geomag per comporre le forme tridimensionali delle molecole.
I geomag sono dei bastoncini magnetizzati, con sferette di ferro. Per Chimica Inorganica abbiamo usato dei cartoncini molto semplici che simboleggiano gli elettroni, che si sistemano negli orbitali in modo up o in modo down, bisogna riuscire a fare una configurazione elettronica di un elemento e sistemare nei vari orbitali gli elettroni.
Questo non risulta semplice se non riesci a disegnare: con i cartoncini siamo riusciti a farlo ugualmente. Abbiamo fatto esame di Statistica usando Excel. L’esame di Matematica, oltre ai tabelloni, abbiamo usato un programma via web che si chiama Wiris: praticamente è un CAS (Computer Algebra System), molto comodo, che non richiede di scaricare niente ma si utilizza il loro server. Facilmente usabile, tra l’altro per le dimensioni delle icone.
Quali sono le tue passioni, al di fuori dell’università?
Mi piace molto organizzare eventi e risolvere i problemi. I miei hobbies sono seguire lo sport, il cinema e le serie tv, in particolare mi ero appassionato a quelle trasmesse da Mediaset. Purtroppo le hanno spostate a degli orari impraticabili e alcune interrompevano alcuni episodi, il che mi è dispiaciuto. Fino a qualche anno fa tagliavo l’erba in giardino con il trattorino, il prato è grande più o meno 100 metri per 15, con diversi ostacoli.
Nell’atelier dell’apprendimento, che sta per avviare Fabio, vorrei proprio mettere in gioco questa mia passione per risolvere i problemi: aiutare chi ha difficoltà a trovare modi alternativi per superare gli ostacoli e raggiungere i propri sogni.
Per quale squadra tifi?
Milan per quanto riguarda il calcio, simpatizzante Atalanta; nella Ferrari, Leclerc; Valentino Rossi per la Moto GP.
Nonostante siamo in un epoca di grandi scoperte tecnologiche, la semplicità sembra essere ancora la soluzione migliore per molte situazioni.
La semplicità ti dà il massimo grado di personalizzazione. Si è portati a pensare che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi, in realtà anche lei si ferma ad un certo punto, non è facile andare incontro a bisogni molto specifici. Il che non esclude l’uso della tecnologia: tutto dipende dalle esigenze specifiche e situazionali. Trovare una soluzione significa avere la flessibilità mentale di prendere in considerazione tutti gli strumenti e le opzioni che hai, avere il coraggio ed il tempo di provare, capire qual è la condizione migliore per affrontare una determinata situazione.
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