Conti pubblici, Romersi (Pd): "Dal Governo solo tagli"

I dati forniti da Bankitalia permettono di fare un po' di chiarezza sui conti pubblici del nostro paese. Le rassicuranti dichiarazioni riprese da mesi dagli organi di stampa e anche dai referenti politici, sostenevano che almeno il Governo ha mantenuto i conti in ordine.

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Intervento di Pierangelo Romarsi, capogruppo in consiglio comunale del Pd

I dati forniti da Bankitalia permettono di fare un po’ di chiarezza sui conti pubblici del nostro paese. Le rassicuranti dichiarazioni riprese da mesi dagli organi di stampa e anche dai referenti politici, sostenevano che almeno il Governo ha mantenuto i conti in ordine.

Mantenere i conti in ordine significa, in una situazione normale, non aumentare la spesa, riducendo gli sprechi, diminuire l’evasione e l’elusione e quindi aumentare il gettito erariale, diminuire il debito pubblico, sostenere il programma delle opere pubbliche in particolare con i tempi di pagamento.
In una situaizone di crisi, come quella che continuiamo a vivere, è accetabile intervenire su alcune di queste leve per far ripartire l’economia, la scelta può essere quella della spesa pubblica (in particolare con le opere che danno impulso all’economia) sostenuta da maggiori entrate sia per la lotta all’evasione, sia indirette. Altra strada sono gli sgravi fiscali che permettono di aver maggiore risorse a disposizione per far ripartire i consumi, tutelando allo stesso tempo le fasce più deboli, e innestando un ciclo virtuoso sempre con le imposte indirette.
Ebbene l’Italia non solo non ha visto mettere in pratica nessuna di queste due possibili scelte, ma ha contestulmente visto un paradosso preoccupante: fare la terza scelta, quella dei tagli mirati sugli enti locali e sui fondi in alcuni settori (cultura, sociale e scuola), che però non hanno portato benefici ne all’economia, anzi hanno compresso la capacità di motore economico della pubblica amministrazione, e hanno addirittura visto aumentare il debito pubblico.
Infatti, il dato del 2010 mi sembra un punto fermo per confrontarsi sulla situazione dei conti pubblici italiani. Nonostante i tagli effettuali e la politica anti evasione annunciata, si è ottenuto un aumento del debito pubblico del 4,5%(!) superando la quota di 1840 miliardi di euro e allo stesso tempo la drastica riduzione del gettito tributario per 3,9 miliardi di euro in meno in un anno.
Questi dati confermano che senza una politica di investimenti e un impulso alla ricerca e all’economia, non solo non si tengono in ordine i conti dello Stato ma si rischia seriamente di arretrare. Si è pensato invece di attendere la ripresa economica mondiale, che speriamo si consolidi in Italia già nei prossimi mesi, ma gli effetti sul gettito erariale ne avrà beneficio solo alcuni mesi dopo, rischiando nel frattempo di aumentare ulteriormente il debito.
Effettivamente anche per altri paesi è aumentato il debito (dal 18 al 25% del PIL per i paesi del G8 contro il 15% del Pil per l’Italia, anche perché il nostro PIL è quello cresciuto di meno), ma gli altri, non solo partivano da uno stock più basso, soprattutto hanno investito nell’economia, nell’innovazione  e nella ricerca, e probabilmente i risultati di questa scelta premieranno ancora di più nei prossimi anni.
Avendo piena fiducia che il nostro sistema imprenditoriale si sappia riorganizzare, auspicherei un impegno maggiore dei vari livelli di governo per sostenerlio con i diversi strumenti a disposizione, in particolare sui tempi di approvazione e liquidazione della P.A. e sull’intervento nel settore creditizio che ridia fiducia a tutto il sistema.
Interventi in questa direzione saranno ben accetti anche se provengono da un governo dimissionario o transitorio: non si dica però che la crisi economica è stata prevista, valutata e accompagnata tenendo i conti in ordine, si sono solo attesi tempi migliori (tagliando servizi ai cittadini).  

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