A Caorso “Il nucleare divide, l’energia rinnovabile unisce”

Organizzato dall'associazione Caboiardi, durante il dibattito si sono confrontati politici e amministratori di centrosinistra. 

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Incontro questo pomeriggio a Caorso sui temi delle rinnovabili e del nucleare. Durante il dibattito si sono confrontati politici e amministratori di centrosinistra. 

Il comunicato ufficiale. Cambiare rotta. Non guardare da dove si proviene, ma guardare al futuro. Ognuno con la propria storia, la propria appartenenza anche politica, la propria unicità. Ma insieme per portare i cittadini a votare il 12 giugno e dire No al nucleare. Votando SI’. E, come ha affermato il senatore Idv Li Gotti “impegnandoci a regalare anche quella mezz’ora di democrazia che i nostri concittadini italiani a volte disprezzano senza pensare che stiamo pensando al futuro anche dei loro figli”.

Sono oltre trecento le persone che si sono ritrovate oggi a Caorso per dire no al ritorno al nucleare. Dal coordinamento No nuke piacentino a tutti i partiti del Centrosinistra, ai rappresentanti della Regione Emilia Romagna, ai rappresentanti di quindici associazioni antunlucelariste dell’oltre Po. Tra gli amministratori, l’assessore regionale all’Ambiente Sabrina Freda, alla Protezione Civile Paola Gazzolo, all’Energia Giancarlo Muzzarelli. Tra i politici, il senatore dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti.

Un minuto di silenzio, per ricordare le vittime e il dramma del Giappone. Poi, ad aprire i lavori Gianluigi Boiardi, consigliere provinciale del Nuovo Ulivo e presidente dell’associazione CaBoiardi, che ha organizzato l’evento con l’associazione Creafuturo di Cremona (con Marco Pezzoni, onorevole Pd) e i Giovani Democratici di Piacenza.

Gianluigi Boiardi ha introdotto la giornata: “E’ un’emozione profonda vedere Comitati, organizzazioni, coordinamenti, partiti e amministratori tutti insieme a Caorso luogo simbolo di un nucleare vissuto, una storia che l’Italia ha purtroppo dimenticato. E’ proprio per questo che con l’annuncio due anni fa dell’allora ministro Scajola che voleva usare le maniere forti, anzi fortissime, per ripartire con il nucleare, si è scatenata la reazione immediata da parte delle popolazioni. Non è stato il Giappone a creare questa mobilitazione. Qui non trovate nessuno sciacallo. Domani a Cortemaggiore è previsto l’arrivo del sottosegretario Saglia. Viste le sue dichiarazioni di non oltre 48ore fa, in cui specificava che nessuna centrale sarà installata nelle Regioni che si dichiarano contrarie, mi auguro che davanti alla popolazione abbia il coraggio di confermare che né Caorso né altri territori della nostra Regione saranno sedi di Centrali nucleari”.

Marco Pezzoni, moderatore del convegno, ha puntualizzato: “Oggi è il punto di arrivo di una serie di carovane che vengno da Viadana, da Casalmaggiore, da Piadena, da Cremona. Il Po deve unire e non dividere. Il nucleare divide, l’energia rinnovabile unisce”.

Daniele Nastrucci, sindaco di Caorso nel periodo del funzionamento della Centrale di Caorso: “La proposta della fase del nucleare mi fa tornare in mente gli stessi problemi che abbiamo avuto negli anni ’70. Tutto, anche la modalità di procedere. In tempi lunghissimi si è arrivati alla costruzione di Arturo e con la prima prova di funzionamento erano emersi già tre problemi seri: non c’era il deposito nazionale delle scorie; non c’era un piano di emergenza; non era stata prevista un’indagine epidemiologica che avrebbe dovuto monitorare la salute dei cittadini. Da allora non è mai stato fatto nulla. E non solo i problemi non si sono risolti, ma sono peggiorati. Che senso ha riprendere in mano il nucleare, quando oggi le alternative ecologiche e sicure ci sono? Il nucleare non è l’unica tecnologia a favorire lo sviluppo di competenze e professionalità avanzate, così come non è l’unica a generare un indotto ricco di valore aggiunto e di occupazione. Se il nucleare fosse una fonte così ghiotta perché non si offrono soldi ai Comuni che lo accettanno sul loro territorio? Quello accaduto in questi giorni in Giappone ci dice che il nostro reattore – se fosse ancora in funzione – oggi sarebbe da buttare”

Giampaolo Bardini, coordinamento Non Nuke Piacenza: “In che mani siamo? Abbiamo il ministro Prestigiacomo che, prima si permette di fare affermazioni al limite della decenza e poi, per paura di perdere il referendum e le amministrative, si rimangia tutto. Abbiamo il ministro Romani che ha superato il limite, affermando che siamo degli sciacalli e dei poveretti che si fanno abbindolare dalle emozioni. Abbiamo alla presidenza dell’Agenzia per la Sicurezza del nucleare Veronesi che, solo dopo quanto accaduto in Giappone , si permette di riflettere più attentamente. E prima? Non aveva riflettuto? Non possiamo restare a guardare. Dobbiamo informare i cittadini e portarli tutti a votare il 12 giugno.”

Marcello Petrini (presidente Giovani Democratici): “Di fronte al nucleare si possono avere due approcci: uno che valuti oggettivamente la questione in campo avvalendosi di esperti; oppure demagogico che si basa da una parte agli interessi delle lobby e poi volta faccia in base ai risultati dei sondaggi. Iniziative come quella di oggi vanno nella direzione di contrastare un Governo ondivago. Perché siamo contrari al nucleare? Perché ci sono gravi problemi di sicurezza, modeste ricadute sul fabbisogno elettrico italiano, non abbiamo più know how sulla tecnologia che dovremmo importare dall’estero, oltre ovviamente al problema delle scorie. L’impatto sulla salute è però l’aspetto più importante. Basti pensare che, dove si ha avuto il coraggio di fare lo studio epidemiologico (sedici centrali nucleari tedesche), si è visto l’aumento di incidenza di forme tumorali nei bambini. Per non parlare delle ricadute occupazionali. Il centrodestra in Italia tramite il decreto Romani ha tagliato sulle rinnovabili che hanno dimostrato di essere la sfida del futuro. Ed è impegnato a progettare le grandi opere. Forse l’impatto mediatico dello stretto di Messina è più importante rispetto a quello dei posti di lavoro. Non vorremmo che, passata l’emotività per la tragedia giapponese, il Governo riparta a testa bassa sulla scelta del nucleare. Dobbiamo quindi impegnarci al massimo per andare a votare il 12 giugno contro il ritorno del nucleare. Speriamo che il 2011 sia ricordato non solo come l’anno del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia , ma anche come quello in cui gli italiani hanno detto per la seconda volta no al nucleare. E per dimostrare che teniamo alla nostra salute, al nostro ambiente”.

Laura Chiappa (Legambiente): “Un Governo schizofrenico e un momento delicatissimo quello che stiamo affrontando. Come Legambiente siamo estremamente preeoccupati dal passo indietro del Governo che è più una questione elettorale che altro. Dobbiamo perciò portare avanti coesi la nostra informazione sui territori. C’è bisogno di far capire ai cittadini cosa sta accadendo e l’importanza del referendum del 12 giugno. Ricordo quando Foti e Polledri dichiararono che una centrale a Caorso sarebbe stata un’opportunità. C’è una mancanza di responsabilità da parte delle forze politiche e amministratrive che ci preoccupa molto. Dobbiamo riuscire a spiegare agli italiani cosa sta accadendo e che il nucleare è la risposta sbagliata. Dobbiamo spiegare che non abbiamo bisogno di creare nuova energia. E soprattutto spiegare che dobbiamo fare energia in modo diverso: efficienza e risparmio energetico devono diventare la nostra parola d’ordine. Abbiamo molti terreni di lotta su cui lavorare insieme, costruendo un grande movimento che spinga verso una partecipazione democratica”.

Gabriella Meo (Consigliere regionale SeL –Verdi): “Se non vale più il referendum, che è l’unica occasione che i cittadini hanno di esprimere la propria opinione, allora il vero problema non è il nucleare ma la crisi della democrazia. Il referendum che ha portato nel nostro Paese la Repubblica ha lo stesso valore di quello in cui ci siamo espressi vent’anni fa. Oggi abbiamo una tragedia che non è solo quella dello tsunami, ma quella dei morti che verranno. Perché chi oggi è impegnato a spegnere gli incendi è destinato a morire. E questo non è sciacallaggio. E’ la verità. Non si può far finta di non sapere che un disastro nucleare come quello giapponese lascia sul territorio segni per migliaia di anni. Oggi il Governo tentenna perché guarda i sondaggi. I sondaggi sono la conseguenza di una linea che si intende tenere. Quello che dovrebbe fare invece è davvero fare un piano energetico nazionale. Perché prima di tutto ho bisogno di sapere se questa energia davvero mi serve o se è solamente un grande business per pochi. E il nostro sistema energetico, la tiene l’energia che produciamo? L’università di Ingegneria di Parma ha fatto uno studio per calcolare cosa si potrebbe fare di alternativo con i soldi che sarebbero investiti per il ritorno al nucleare. Sarebbero sufficienti a coibentare tutte le abitazioni del Paese e quindi a risparmiare energia. Si andrà a votare di nuovo sul tema del nucleare. Credo che di fronte a questa occasione, dobbiamo trovare il coraggio di andare insieme verso il raggiungimento dell’obiettivo. E questo per Caorso ma anche per l’Italia”.

Luigi Li Gotti (senatore Italia dei Valori): “Gli avvenimenti drammatici di questi ultimi giorni hanno rivitalizzato il dibattito attorno ad un tema che rischiava davanti alle scelte squallide del Governo di indevbolire l’opzione democratica, la scelta. Oggi rinasce l’interesse, purtroppo su una vicenda drammatica, ma lo suqallore della scelta di cercarre di condizionare il raggiungimentro di un quorum, è un’operazione non democratica. Noi abbiamo la possibilità oggi di decidere (quando mai ci capita?) il nostro futuro quantomeno per i prossimi cinquant’anni. Noi, non i nostri delegati. Noi cittadini possiamo decidere qualcosa che riguarda il nostro futuro per oltre 50 anni. Una decisione così importante che la mobilitazpne è necessaria. Ci dicono che vorremmo tornare al Medioevo. Noi saremmo nostalgici di una economia contadina e indifferenti anzi nemici del progresso. I moderni non ci dicono come mai la loro modernità tutta mirata a stabilire un numero infinitesimale di generazioni di centrali, lascia insoluto il problema delle scorie. Ho avuto il privilegio di seguire per diversi anni la battaglia persa di Carlo Rubbia che diceva che stiamo disseminando nel Paese delle bombe atomiche. Prima o dopo scoppieranno. Per 18 anni gli Stati Uniti hanno tentato di creare nel Nevada un grande sito per le scorie e lo hanno abbandonato. Le scorie sono un problema serio. Tornare al Medioevo? No, noi siamo quelli che guardiamo al futuro. Gli antichi sono loro. Cosa differenzia il nucleare dal solare? Lo dice Rubbia in modo semplicissimo: il solare non si paga, perché il sole è di tutti. Il nucleare è business. Quindi se noi moderni riusciamo a catturare l’energia del sole e a trasformarla per i nostri usi, ci siamo affrancati dai pescecani del business, da quelli che fanno affari sul nostro futuro. Noi guardiamo a come sfruttare ciò che la natura ci dà per trasformarla in benessere. Loro ci avvelenano solo la vita. E’ una battaglia estremamente decisiva che va fatta su tutto il territorio, perché ci sono le Regioni sensibili e quelle pigre. Ma le prime devono farsi carico anche delle pigrizie altrui. Impegnamoci noi a regalare anche quella mezz’ora di democrazia che i nostri concittadini italiani a volte disprezzano senza pensare che stiamo pensando al futuro anche dei loro figli”.

Giancarlo Muzzarelli (assessore Regione Emilia Romagna): “Siamo prima di tutto vicini al popolo giapponese, riportando al centro una cosa che spesso dimentichiamo, che la Terra è una sola. Questa volta non si potrà però semplicemente girare pagina e riprendere come prima. Gli stati, gli scienziati l’opinione pubblica hanno l’obbligo della responsabilità. L’Emilia Romagna è stata chiara: non siamo disponibili per questo nucleare. Non abbiamo aspettato la tragedia di Fukushima per dire no al nucleare. Noi vogliamo continuare a fare ricerca. E poi vogliamo fare i conti con i dati. L’energia nucleare coprirà una quota minima del fabbisogno del Paese e non abbiamo la certezza della sicurezza. I rischi sono imponderabili. Il Governo italiano si è comportato ancora una volta con una dose di superficialità che ancora una volta ci squalifica in tutto il mondo. E, per dire che la Regione aveva diritto di dire la propria opinione, abbiamo dovuto spendere soldi per una causa in tribunale contro il Governo. Dopo quello che è accaduto, dopo che le Regioni hanno vinto la causa, dobbiamo superare l’improvvisazione. Dopo aver scoperto che, in due anni, con lo sviluppo delle fonti rinnovabili si risparmiava una centrale nucleare, il Governo ha fiutato il pericolo e ha bloccato il finanziamento sulle energie alternative. Questo è accaduto il 3 marzo scorso. Ma questo i cittadini lo sanno? Lo hanno capito? La green economy non è uno slogan, ma è un cambiamento culturale che dobbiamo portare avanti con responsabilità. Da parte di tutti”.

Fonte Ufficio stampa

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