Lo stragismo nero spiegato ai ragazzi del Gioia all’Iris

Bologna, stazione centrale, 10:25 del 2 agosto 1980. Una data e un luogo che rimarranno incisi per sempre nella memoria storica del paese. Quel giorno morirono 85 persone nel più terribile attentato terroristico della storia contemporanea italiana.

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Bologna, stazione centrale, 10:25 del 2 agosto 1980. Una data e un luogo che rimarranno incisi per sempre nella memoria storica del paese. Quel giorno morirono 85 persone nel più terribile attentato terroristico della storia contemporanea italiana.

A 31 anni dalla strage di Bologna, e in vista della ricorrenza del “Giorno della memoria delle vittime del terrorismo” del 9 maggio (anniversario della morte di Aldo Moro), il liceo Melchiorre Gioia ha organizzato, presso il cinema Iris, un’assemblea d’istituto (per gli studenti dell’ultimo biennio) sul tema “Gli anni da nascondere”. Un progetto sostenuto dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna e realizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Pereira e l’Associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. Qualche centinaio di metri più avanti, al cinema Politeama, si teneva il dibattito sulla strage di piazza della Loggia (28 maggio 1974) dedicato agli studenti del triennio. 

Una mattinata per discutere sui misteri del turbolento dopoguerra italiano e riflettere sugli orrori degli anni di piombo e della cosiddetta “strategia della tensione”. A parlarne, il giornalista Rai e esperto della storia del bandarmatismo italiano Roberto Scardova e la rappresentante dei familiari delle vittime della bomba di Bologna, Adele Incerti, che nella deflagrazione perse il marito e la suocera.

“Quel giorno una parte di me ha smesso di vivere per sempre, è impossibile accettare una tale violenza perché supera l’umana comprensione. Nessuno ha il diritto di distruggerci e coltivare la memoria degli anni del terrorismo è indispensabile per difendere i diritti dell’uomo e il rispetto della persona”, ha detto la signora Incerti con la voce rotta dall’emozione.
Preceduto dalla proiezione (una première) del documentario “Bologna, 2 agosto 1980” di Matteo Pasi, ha poi preso la parola Roberto Scardova, davanti a una platea di liceali in religioso silenzio.

“In Italia il terrorismo di varia matrice ha provocato la morte di oltre 300 persone. A Bologna, come prima a Milano (piazza Fontana) e a Brescia (piazza della Loggia), i terroristi neo-fascisti seguivano una precisa strategia di destabilizzazione del paese per evitare svolte politiche e scelte democratiche a sinistra”, ha spiegato nella sua allocuzione di carattere storico-politico il giornalista Rai, sottolineando quanto queste stragi siano ancora avvolte nel mistero, poiché “sebbene Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, gli esecutori materiali dell’attentato di Bologna, siano stati condannati in via definitiva, il libro delle trame di quegli anni, in cui si confondevano sovversione, logge massoniche e appartati deviati dello Stato non è stato ancora scritto compiutamente”. 

 

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