“Il toro non sbaglia mai”, la recensione di PiacenzaSera.it

Dopo la brillante prova di esordio (“Sono comuni le cose degli amici”) che l’ha portato tra i cinque finalisti del Premio Strega 2010, lo scrittore romano Matteo Nucci torna in libreria con questo nuovo titolo, ancora per i tipi di Ponte alle Grazie.

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MATTEO NUCCI – “Il toro non sbaglia mai” (Ponte alle Grazie, 2011)
 
«Quegli occhi, quello sguardo sprezzante. Il toro è un animale magnifico, possiede una tracotanza, un’arroganza, anche nella morte. Non ho mai visto niente del genere tra gli animali. E io di fronte a
quegli occhi non sono più riuscito a mettermici. Del resto, ognuno ha il suo toro, ognuno ha il suo toro. Si dice così, lo sai? Io ho i miei tori da sfidare ogni giorno, ogni benedetto giorno che affronto
ho i miei tori da affrontare»
 
Dopo la brillante prova di esordio (“Sono comuni le cose degli amici”) che l’ha portato tra i cinque finalisti del Premio Strega 2010, lo scrittore romano Matteo Nucci torna in libreria con questo nuovo titolo, ancora per i tipi di Ponte alle Grazie.
 
Protagonista del libro è un italiano che, in giro per il sud della Spagna, decide di conoscere da vicino il mistero della tauromachia: è attraverso l’incontro di questi con il controverso Rafael Lazaga Julia, torero fallito che lo accompagnerà in questa ricerca , e seguendo l’amicizia difficile che nasce tra i due, che Nucci guida il lettore alla scoperta del mondo dei tori. 
Aficionado convinto e appassionato, Matteo Nucci celebra il suo amore per questo rito laico complesso e unico che è la corrida, e lo fa con lo strumento che più gli è proprio, quello della narrazione: “Il toro non sbaglia mai” è dunque innanzitutto un testo che, sospeso tra romanzo e saggio, ci parla di tori e di corrida. Il personaggio italiano ne scoprirà alcuni segreti, rivivrà la storia dei grandi combattimenti e dei grandi toreri, toccherà con mano le contraddizioni di un mondo sospeso tra tradizione e business, affronterà da vicino l’impenetrabile segreto che unisce uomo e toro.
 
Ma Nucci, da sempre studioso di Platone, riesce a dare al libro una profondità inaspettata: “Il toro non sbaglia mai” diventa dunque una  riflessione lunga e coinvolgente, per quanto faticosa, intorno al tema della verità, che sì parte dalla “verdad torera” ma per trascendere da quella e quindi  abbracciare una speculazione filosofica di più larghi orizzonti. Parafrasando i classici potremmo dire che per Nucci “Toros magistri vitae”: è infatti partendo dalle antinomie della tauromachia, dai suoi aspetti artistici o spettacolari ma insieme tragici o oscuri, che l’autore conduce un’indagine sul senso ultimo della verità e della ricerca di essa, sul prezzo che questa ricerca ha per un uomo, sulla necessità della sua attualità.
Dunque al giovane italiano e al suo itinerario di scoperte ed esperienze si affiancano Platone e Socrate, i miti greci, filosofi contemporanei, in una sorta di coro che puntella e guida il percorso di conoscenza che il lettore si trova a fare.
 
Due sono i punti di forza del libro. 
Innanzitutto la grande  passione che lo scrittore riesce a trasmettere, la fascinazione contagiosa per quel fatto culturale indescrivibile (arte, liturgia, rito, sport, combattimento…?) che è la corrida, che Nucci certo omaggia ma anche analizza e discute facendone appunto il punto di partenza per una riflessione più penetrante capace di abbracciare il tema della morte, della verità, dell’amicizia.
In secondo luogo la scrittura di Nucci conferma di avere una capacità evocativa rara e fortunata, in particolare in quei momenti in cui la penna è lasciata libera e ci si trova a leggere, in apnea, cavalcate travolgenti, descrizioni minuziose, dialoghi affilati e veri.
 

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