Popolazione, a Piacenza gli stranieri sono il 13,4 per cento 

Piacenza si conferma la provincia emiliana con la percentuale più alta di cittadini stranieri. Lo dice la fotografia della popolazione residente in Emilia-Romagna al 1 gennaio 2011. L’aumento dei residenti stranieri fa crescere la popolazione: quasi 4 milioni e mezzo con un ritmo di crescita pari a +0,84 per cento

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La fotografia della popolazione residente in Emilia-Romagna al 1 gennaio 2011. L’aumento dei residenti stranieri fa crescere la popolazione della regione: quasi 4 milioni e mezzo di persone con un ritmo di crescita pari a +0,84%. Rimini la provincia con il maggiore incremento di residenti, Ferrara quella che registra l’aumento minore. I dati sono a cura del servizio controllo strategico e statistica della Regione Emilia-Romagna.
 
I residenti in Emilia-Romagna sono 4.432.439 (2.281.302 femmine e 2.151.137 maschi), con un aumento di 36.833 unità rispetto allo stesso periodo del 2010 (+0.84%). I dati, aggiornati al 1 gennaio 2011 e raccolti dall’ufficio Statistica della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con gli uffici statistica delle Province, confermano ancora una volta il trend di crescita della popolazione iniziato a metà degli anni novanta. Nonostante un rallentamento rispetto all’incremento dello 0,91% registrato nel 2010, il ritmo di crescita si mantiene in linea con quello medio dell’ultimo decennio. A livello provinciale l’intervallo di variazione della crescita della popolazione va dal +1,2% della provincia di Rimini, al +0,3% di Ferrara, che insieme alla provincia di Piacenza, sono i territori che mostrano gli incrementi inferiori alla media regionale. L’incremento complessivo della popolazione residente negli ultimi 10 anni è del 10,1%.

Secondo l’assessore regionale allo Sviluppo delle risorse umane e Organizzazione Donatella Bortolazzi “il trend di crescita della popolazione, oramai consolidato negli ultimi quindici anni, rappresenta un elemento positivo e una garanzia per il futuro che si accompagna all’allungamento della vita. Ad una popolazione come quella dell’Emilia-Romagna che si sta trasformando e crescendo, occorre rispondere con nuove e specifiche politiche territoriali e adeguati servizi. Conoscere queste dinamiche rappresenta un elemento essenziale per definire le politiche di programmazione settoriale e per tendere, con equilibrio, ad una comunità solidale e coesa”.

Per quanto riguarda i residenti stranieri "il dato dimostra che la crescita c’è, ma che si sta stabilizzando”, ha commentato l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi. La presenza straniera comporta indubbiamente un “ringiovanimento” complessivo della popolazione regionale: un “effetto” a cui noi guardiamo con grande interesse perché ci fa ben sperare per il futuro, anche in un’ottica di sostegno al mondo produttivo, al lavoro. E’ un contributo fondamentale, sotto tutti i punti di vista, a quella che sarà la società di domani".
Diminuisce la fascia di età 15-39 anni. Reggio Emilia la provincia più “giovane”, Ferrara la più “anziana”.

L’aumento della popolazione non riguarda tutte le fasce di età: a livello regionale nell’ultimo decennio la popolazione di età compresa tra i 15 e i 39 anni è diminuita di circa 60mila unità mentre è aumentata in tutte le altre fasce di età. Solo la provincia di Reggio Emilia fa registrare in tale periodo un aumento (+3%) della popolazione nella fascia 15-39 anni, mentre tra tutte le altre province con dato negativo, Ferrara, con -13,7%, è quella col calo maggiore dei giovani. La provincia più giovane dell’Emilia Romagna è Reggio Emilia, con il 15,2% della popolazione sotto i 15 anni e poco meno del 20% anziana: il suo indice di vecchiaia è pari a 128,8 (circa 1,3 anziani per ogni giovane). Ferrara risulta la provincia più vecchia, dove solo il 10,9% della popolazione ha un’età inferiore a 15 anni, mentre ben il 25,3% è anziana, raggiungendo un indice di vecchiaia di 231, pari quindi a 2,3 anziani per giovane (a fronte di una media regionale di 1,7 anziani per giovane di età tra 0 e 14 anni).

Tiene il popolamento della montagna, soprattutto nel reggiano, modenese e bolognese
In termini di distribuzione territoriale negli ultimi 10 anni cresce sia la popolazione residente in pianura (+11,5%), sia quella in collina (+8,3%), sia in montagna (+1,4%). L’aumento della popolazione in montagna è da attribuire prevalentemente alla forte crescita registrata nel bolognese (+8,1%) e nel modenese (+6,4%), mentre nel piacentino (-14,4%), nel parmense (-6,2%) e nella provincia di Forlì-Cesena (-0,8%) persiste la tendenza alla diminuzione. Per quanto riguarda l’ultimo anno, mentre continua il trend positivo delle popolazioni residenti in pianura (0,94%) e in collina (+0,76%) è invece lievemente calata la popolazione residente in montagna (-0,2%). Sulle aree montane i trend sono differenziati infatti vi è un aumento nelle zone montuose del reggiano e del modenese, mentre si registra una diminuzione della popolazione nelle montagne delle altre zone.

Il rapporto numerico tra anziani e bambini e i dati sulla popolazione attiva
Continua a diminuire il rapporto tra anziani e bambini, misurato dall’indice di vecchiaia: nel corso degli ultimi dieci anni si è, infatti, passati da quasi 2 anziani (di 65 anni e più) per ogni bambino da 0 a 14 anni, agli attuali 1,7. Questa dinamica è determinata dal differente ritmo di crescita che caratterizza i due gruppi di popolazione. Nell’ultimo anno, infatti, gli anziani sono aumentati di 1.153 unità (+0,12%), arrivando a stabilizzarsi al 22,3% della popolazione, mentre i bambini sono cresciuti di 10.497 unità (+1,8%). Parte dell’incremento degli anziani si concentra sui grandi anziani (di 80 anni e più), che aumentano nel corso dell’anno del 2,8%, arrivando al 7,1% dell’intera popolazione (7% nel 2010). Di questi 2 su 3 sono femmine, in virtù della loro maggiore longevità.

I differenti andamenti osservati nelle fasce di età portano ad un incremento dell’indice di dipendenza, il rapporto cioè tra la popolazione “dipendente”, poiché in età non lavorativa (i giovani con meno di 15 anni e gli anziani con più di 64 anni), e quella “attiva”, in età cioè lavorativa (tra i 15 e i 64 anni): questo indice passa dal 50,6 del 2001 al 55,2 di quest’anno.
Per quanto riguarda l’indice di struttura della popolazione attiva, che misura il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa (cioè la fascia 15-64), il cui equilibrio si verifica quando la popolazione tra i 40 e i 64 anni (lavoratori più anziani), eguaglia quella tra i 15 e i 39 (lavoratori giovani) e l’indice risulta pari a 100, in Emilia-Romagna questo indice è progressivamente peggiorato passando dal 101,6 del 2001 al 125,5 del 2011. Tale andamento riflette il forte calo della natalità verificatosi negli anni ’70 e ’80. L’immigrazione straniera, che pur ha contribuito a ringiovanire la popolazione in età lavorativa, non è riuscita a colmare completamente il gap che si è creato tra l’uscita di lavoratori anziani e l’ingresso di lavoratori giovani.

La popolazione regionale cresce perché crescono gli stranieri. Più della metà sono donne; l’età media è di 31 anni; la comunità marocchina è la più rappresentata.
I residenti stranieri, al 1.1.2011 sono 500.585, pari all’11,3% della popolazione totale. Un dato in crescita, rispetto al gennaio 2010, di quasi 38mila persone (37.745), pari ad un incremento dell’8,2% (+9,8% per le femmine e +6,4% per i maschi). L’incremento risulta tuttavia in flessione rispetto ai valori registrati negli anni precedenti (+9,5% nel 2010, +15,2% nel 2009).

Alla componente straniera è totalmente ascrivibile l’aumento complessivo della popolazione regionale. La crescita dei residenti stranieri ha infatti più che compensato la riduzione, anche se lieve (-912 unità), dei residenti con cittadinanza italiana. La crescita della componente straniera ha inoltre permesso di ridurre in maniera sostanziale il calo consistente registrato nelle fasce di età 15-39. Negli ultimi cinque anni, infatti, si registra una diminuzione complessiva della popolazione tra i 15-39 anni di 27.969 unità, grazie all’apporto di 89.074 stranieri, senza i quali si sarebbe registrato un calo di 117.043 residenti.

Gli aumenti più consistenti della popolazione straniera nell’ultimo anno si sono registrati – in valore assoluto – nelle province di Bologna (+8.032 unità), Modena (+6.750), Parma (+4.922) e Reggio Emilia (+4.553), mentre in termini percentuali la crescita è stata maggiore nelle province di Ferrara (+11,2%), Parma (+9,8%) e Bologna (+8,5%). Incidenze più elevate della media regionale (11,3%) si riscontrano nelle province di Piacenza (13,4%), Parma (12,5%), Reggio Emilia (13%) e Modena (12,8%).

Dall’analisi a livello territoriale emerge come gli stranieri si stabiliscano soprattutto in pianura (dove rappresentano l’11,6% di tutta la popolazione) e in collina (11%), pur mantenendo una certa presenza anche in montagna (9,2%). L’aumento rispetto allo scorso anno è più evidente in pianura (+8,4%) rispetto alla collina (+7,8%) o alla montagna (+5,8%).
In termini di cittadinanze le comunità più rappresentate a livello regionale sono la marocchina (70.580 residenti, +4,6% rispetto allo scorso anno), la rumena (66.060, +8,9%), l’albanese (60.705, +3,4%) , la moldava (27.792, +30,3%) e l’ucraina (27.511, +16%). Complessivamente le prime cinque cittadinanze coprono il 50,5% degli stranieri residenti in Emilia-Romagna. Al di là delle cittadinanze marocchina, rumena e albanese diffuse su tutto il territorio regionale, alcune province si caratterizzano maggiormente per la presenza di talune cittadinanze: a Piacenza l’ecuadoriana, a Parma la moldava, a Reggio Emilia l’indiana, a Modena la ghanese, a Bologna la filippina, a Ferrara e a Rimini l’ucraina, a Ravenna la senegalese e a Forlì-Cesena la cinese.

L’età media degli stranieri residenti in regione è di 31 anni, contro un’età media della popolazione complessiva di 45 anni. Il 90% ha meno di 50 anni, meno del 2% ha più di 65 anni e il 23% è minorenne. Le classi d’età in cui l’incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva supera il 20% sono quelle di 23-34 anni e 0-2 anni (dove rappresentano rispettivamente il 23,1% e il 22,3% del totale dei residenti).

Il cosiddetto processo di “femminilizzazione delle migrazioni” ha portato la presenza femminile a superare quella maschile: sul totale degli stranieri residenti le donne rappresentano oggi il 51,5% ed è ancor più evidente in particolari classi di età (tra i 23 e i 33 anni e per le età di 46 anni e oltre). L’incidenza delle donne straniere in età feconda (15-49 anni) su tutte le donne emiliano-romagnole in tale fascia di età è pari al 17,1%. Il numero delle residenti straniere supera quello dei maschi stranieri in quasi tutte le province, tranne che in quella di Piacenza. Complessivamente il rapporto tra maschi e femmine (“rapporto di mascolinità”) nella popolazione residente straniera è di 94 maschi ogni 100 femmine (contro il 97 al primo gennaio 2010) e tende ad allinearsi a quello della popolazione totale (94,3 maschi ogni 100 femmine). /SM

Il dettaglio della rilevazione statistica alla pagina: http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/pagine/statistica_self_service/pagine/pagine/ss_popolazione.htm

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