Chiesa: “Crescono le aziende di Confagricoltura Piacenza”

Dal 2000 al 2010 in Italia sono scomparse 800 mila imprese (-32%, da 2,4 milioni di aziende a 1,6 milioni)  mentre la dimensione media aziendale è aumentata del 44% ed ora è di 7,9 ettari di SAU (era di 5,5 ha) questo il dato più evidente che emerge dai dati del 6° censimento ISTAT  dell’agricoltura. 

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Dal 2000 al 2010 in Italia sono scomparse 800 mila imprese (-32%, da 2,4 milioni di aziende a 1,6 milioni)  mentre la dimensione media aziendale è aumentata del 44% ed ora è di 7,9 ettari di SAU (era di 5,5 ha) questo il dato più evidente che emerge dai dati del 6° censimento ISTAT  dell’agricoltura.  A calare in numero, in questi dieci anni – sottolinea Confagricoltura – sono state le aziende con 20 o meno ettari di SAU. Oggi le aziende con più di 20 ettari sono poco meno del 10 % delle aziende totali e gestiscono quasi i due terzi della Sau nazionale. Le imprese più piccole, con meno di 20 ettari di SAU, sono diminuite, ma rappresentano sempre oltre il 90% delle aziende e conducono, però, solo il 37% della superficie agricola utilizzata. La concentrazione produttiva negli ultimi dieci anni ha fatto sì che 132 mila aziende gestiscano quasi 8 milioni di ettari dei 13 milioni complessivi. Si tratta dell’8% delle imprese agricole che lavora il 63% dei terreni coltivabili consolidandosi come “minoranza trainante”.

“Nei primi sei mesi del 2011 – commenta Enrico Chiesa Presidente di Confagricoltura Piacenza – la nostra associazione, a livello territoriale, ha registrato un aumento delle aziende ed, in generale, in questi ultimi anni abbiamo visto un trend al rialzo del numero delle aziende associate con un netto aumento delle deleghe sindacali e delle superfici. Questo è un dato positivo che conferma la competitività delle imprese di Confagricoltura Piacenza, ma dobbiamo evidenziare anche alcune criticità.  Le aziende che cessano sono frequentemente, come evidenziano i dati ISTAT, quelle più piccole, queste sono spesso imprese di collina e montagna che, sino ad oggi, hanno svolto un ruolo fondamentale di gestione del territorio. In questo caso sia la politica nazionale che quella comunitaria non sono state sufficientemente incisive e dovranno necessariamente essere riviste perché queste sono, anche, le aziende meno attrattive per i giovani, i quali, in ogni modo, hanno ulteriori difficoltà ad entrare in agricoltura. Lo scenario che ci si prospetta tra dieci anni è quello di un’ulteriore forte riduzione del numero di aziende se non si favorirà la nascita di nuove imprese gestite da giovani, ma anche il consolidamento di quelle esistenti con misure adeguate che la nuova PAC dovrà delineare. Compito nostro sarà quello di definire una posizione nazionale che tenga conto dei dati ISTAT”.

La crescita delle aziende agricole condotte da giovani, fotografata dal censimento ISTAT, è un primo, incoraggiante segnale, ma – sottolinea Confagricoltura – l’Italia, a livello europeo, registra la presenza più alta di agricoltori “over” 65 rispetto agli “under” 35: nelle nostre campagne meno del 3% delle imprese agricole ha un conduttore giovane.  “L’agricoltura è una professione avvincente – conclude Chiesa – perché permette di svolgere un’attività autonoma, stabile, a contatto con la natura e che garantisce sicurezza alimentare, sostenibilità ed ambiente. Chi sceglie d’impegnarsi in agricoltura, oggi, preferisce farlo all’interno di un sistema organizzato come quello di Confagricoltura.” 

 

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