Colpo alle Poste, rapinatore incastrato dalle mutande foto

Le mutande, un paio di boxer, lasciate alla fidanzata come "feticcio", lo hanno incastrato. E’ stato il confronto tra il dna delle tracce organiche sull’indumento intimo e quello rinvenuto sul cappellino perduto durante la fuga dalla rapina a portare i carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza sulle tracce di G. P., il 36enne è finito in manette.

Le mutande, un paio di boxer, lasciate alla fidanzata come "feticcio", lo hanno incastrato. E’ stato il confronto tra le tracce biologiche sull’indumento intimo e quelle rinvenute su un cappellino a portare i carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza sulle tracce di un 36enne originario di Crotone, Giuseppe Pallone, finito in manette con l’accusa di essere uno degli autori di una rapina avvenuta il 3 luglio 2009 ai danni dell’ufficio postale di via Colombo a Piacenza. In quell’occasione due uomini con il volto coperto da una calzamaglia e cappello in testa avevano fatto irruzione all’interno facendosi consegnare sotto la minaccia di una pistola e di un cutter circa duemila euro in contanti.

La coppia si allontanava poi a piedi: durante la fuga uno dei due aveva perso il cappello con visiera, uno degli elementi poi risultati decisivi al fine delle indagini. L’attività investigativa, immediatamente avviate dagli uomini del capitano Papaleo, si concentrava in particolare proprio sul Pallone, che da alcuni mesi soggiornava in un hotel a poche centinaia di metri dall’ufficio postale preso di mira.



Proprio a seguito della rapina l’uomo si era reso irreperibile, abbandonando senza pagare la struttura nella quale conviveva con la propria fidanzata. Nella perquisizione effettuata all’interno della stanza i militari recuperavano un paio di boxer lasciati dall’uomo come ricordo alla ragazza che spiegava come il 36enne si fosse allontanato per motivi di lavoro interrompendo la relazione.



L’indumento, insieme al cappellino perso dopo la rapina, veniva quindi sottoposto agli esami da parte dei Ris di Parma: dalle tracce biologiche ricavate è emerso che il profilo genetico sui due capi apparteneva alla medesima persona. Un accertamento che lascia poco spazio al dubbio, come ha sottolineato lo stesso Papaleo: "La probabilità di individuare un altro soggetto con il medesimo profilo genotipico e pari ad uno ogni 280mila miliardi di individui".



Sulla base di questa risultanza, unita a tutti gli altri elementi raccolti nel corso delle indagini, veniva emessa dal gip un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 36enne.



L’uomo è stato fermato nei giorni scorsi dagli stessi uomini del nucleo investigativo che lo hanno rintracciato dopo diversi appostamenti a Cutro (Crotone) presso l’abitazione dei genitori. Per una strana coincidenza al momento dell’arresto era al telefono proprio con l’ex fidanzata, con cui si era mantenuto in contatto. In merito alla rapina ha negato ogni responsabilità dichiarando di avere un alibi per quel giorno. E’ stato portato al carcere di Catanzaro. Le indagini dei militari proseguono: si lavora adesso per rintracciare il complice.


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