Don Aniello, prete anticamorra: “Disagio sociale terreno fertile per la mafia” foto

Il sacerdote, per 16 anni a Scampia, ha raccontato la sua esperienza al Festival delle Nuove Resistenze: "La camorra in quei territori diventa ammortizzatore sociale offrendo denaro e lavoro a persone in situazioni di forte disagio"

“O facevo il sacerdote addetto semplicemente alla liturgia e alla catechesi o come sacerdote provavo a caricarmi delle sofferenze della gente”. Ha raccontato così Don Aniello Manganiello, “prete anticamorra”, la sua esperienza di sacerdote per 16 anni a Scampia, alla periferia nord di Napoli. Don Aniello, autore del libro “Gesù è più forte della camorra” è intervenuto a Palazzo Farnese, all’interno del Festival delle Nuove Resistenze, iniziativa, organizzata da “Via Roma città aperta” e dall’Anpi di Piacenza. L’incontro è stato  trasmesso in diretta web da PiacenzaSera.it e su canaleemilia.tv

“Quando sono arrivato a Scampia – ha spiegato il prete, che ha denunciato piazze di spaccio e ha strappato al “sistema” tantissimi giovani – avevo forti pregiudizi che ho superato vedendo la sofferenza della gente, in tanti casi tenuta sotto scacco dalla camorra che decide ad esempio se un commerciante può aprire un’attività o un ambulante può avere un banco sul mercato”. Una camorra che “trova terreno fertile in una situazione sociale di grande difficoltà, in una zona che conta un tasso di disoccupazione del 75% con tantissimi giovani che non frequentano le scuole”. In questo senso, ha aggiunto, “la mafia in quei territori diventa una sorta di ammortizzatore sociale offrendo denaro e lavoro a persone in situazioni di forte disagio e sostituendosi alle amministrazioni locali, autrici spesso e volentieri di scelte scellerate sul territorio”. 

Don Aniello ha parlato anche di immigrazione: “L’integrazione deve avvenire attraverso la scolarizzazione, per questo ritengo che i bambini nati in Italia debbano avere la cittadinanza del nostro paese, primo passaggio per una futura integrazione con le nostre usanze e la nostra cultura. Spero che le parrocchie possano sempre più proporre esperienze ed inizative volte proprio nella direzione dell’integrazione fra culture diverse.  L’incontro è stato preceduto da un reading su Giorgio Marincola, partigiano italo – somalo, a cura del collettivo Alma Clan

Ieri, in una giornata ricca di appuntamenti, ospite d’onore è stato Moni Ovadia, che ha portato in scena il suo spettacolo (nelle foto) dal titolo “Cantavamo, cantiamo, canteremo”, viaggio musical teatrale tra le canzoni popolari di fine 800/inizio 900 in Europa e nel mondo.

Città “resistenza” e “nuove migrazioni” intende raccontare i mutamenti avvenuti in città connessi alla costante crescita dell’immigrazione nel corso degli ultimi trent’anni. Al centro del discorso non è tanto l’immigrazione in sé, né il panorama urbano nel suo complesso, ma piuttosto il nesso vitale che unisce la città e le migrazioni.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.