Francia al voto: “L’importante non è la caduta, ma l’atterraggio”

“L’odio”, film di Mathieu Kassowitz vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1995 cominciava così “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cade passa da un piano all’altro, ed il tizio per farsi coraggio si ripete: Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Ma l’importante non è la caduta, è l’atterraggio.”

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“L’odio”, film di Mathieu Kassowitz vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1995 cominciava così “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cade passa da un piano all’altro, ed il tizio per farsi coraggio si ripete: Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Ma l’importante non è la caduta, è l’atterraggio.”

Il film racconta le vite dei giovani delle banlieu parigine, non molto diverse da quelle del giovane estremista islamico di Tolosa di qualche settimana fa, in bilico tra odio e violenza, che non potranno che finire con lo stesso odio che loro hanno contribuito a creare.
La Francia si appresta a votare per le prossime elezioni presidenziali questa domenica in un clima che molti quotidiani hanno definito surreale. Come tutte le economie latine, anche i nostri cugini soffrono dei nostri stessi problemi: un elevato debito pubblico, un alta disoccupazione ed una certa rilassatezza dei constumi… Ma la Francia, diversamente da Spagna, Italia e  Grecia sembra voler rifiutare il cambiamento e la globalizzazione. La campagna elettorale è stata “moralmente” vinta da Mélenchon, il leader del “fronte delle sinistre”, che invece di contestare l’ascesa del fascismo, come facevano i fronti popolari negli anni 30, ha contestato il predominio del mondo della finanza e dei mercati internazionali. La difesa “dell’ultimo modello rimasto in Europa”, come titolava l’Economist solo qualche anno fa, è stata totale.

I giornali anglosassoni si sono fatti beffe della Francia e della volontà di spostare l’orologio della storia indietro. Il Financial Times ha definito Sarkozy ed Hollande i “due figli di Mitterand”, perché come lui, che negli anni 80 voleva il franco forte per contestare il marco, saranno costretti a fare marcia indietro ed  inchinarsi al potere della Germania ed alla sua politica di austerity. L’alternativa, ancora più detestata dai francesi è quella di porsi come leader dei paesi mediterranei, perché in fondo, è la “spensieratezza latina” ed il gusto per la bella vita che ha reso la patria di Molière più debole rispetto a quelle di Goethe.
Il socialista Hollande si appresta probabilmente a vincere queste elezioni. Uno “sconosciuto al potere”, “un incompreso”, che Chirac prese in giro dicendo che “il Labrador di Mitterand” era più famoso di lui (salvo poi promettere di votarlo qualche settimana fa), che lascerà invece di stucco la stampa mondiale, infatuata dell’atlantista Nicolas Sarkozy. L’uomo della “normalità” si appresta a dare alla Francia quello che lei stessa desidera da sé stessa, il ritorno alla propria visione del mondo.

La Francia ha però già perso la “famigerata” tripla A lo scorso gennaio. Le elezioni “più frivole” del mondo “negano la verità”  e sembrano voler chiudere il mondo fuori dai propri confini, come vuole fare Sarkozy con il trattato di Schengen. Ma fino a quando questo sarà possibile ? L’orgoglio francese potrà cambiare quello che sembra un finale già scritto, come nel film di Kassowitz?
“Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. “Mais l’important c’est pas la chute, c’est l’atterrissage”. 

Massimo Tibaldi

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