Decreto, ok alla riduzione delle province. Striscioni di protesta in città FOTO foto

ll settore pubblico è al centro dei provvedimenti varati dal governo e in vari punti di Piacenza sono comparsi in mattinata striscioni non firmati di protesta contro i tagli: nelle foto quelli appesi in via dei Pisoni e in viale Risorgimento

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Giornata convulsa quella di ieri per il governo, alle prese con il decreto sulla spending review, il taglio della spesa pubblica, poi approvato dal consiglio dei ministri nella notte. (LEGGI IL COMUNICATO UFFICIALE). ll settore pubblico è al centro dei provvedimenti varati dal governo e in vari punti di Piacenza sono comparsi in mattinata striscioni non firmati di protesta contro i tagli: nelle foto quelli appesi in via dei Pisoni e in viale Risorgimento. 

Riflettori puntati in particolare sulla sanità con il quadro che più volte è cambiato col passare delle ore. Non c’è più il taglio dei piccoli ospedali, in un primo tempo dato per certo, ma la revisione dei criteri standard dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del servizio sanitario regionale.

La riduzione prevista dal decreto ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti (comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie) adeguando coerentemente le dotazioni organiche dei presidi ospedalieri pubblici, porterebbe ad una contrazione di circa 80-100 posti letto in provincia di Piacenza, secondo una stima sommaria. In precedenza il numero dei posti letto in ospedale era stato fissato a 4 ogni mille abitanti.

Riduzione delle province. Contrariamente alle voci circolate ieri il decreto interviene anche sulle province, prevedendone la riduzione e l’accorpamento, con l’obiettivo di dimezzare il numero attuale.

Marco Orlandi (Segretario Cisl Fp Piacenza): “Inaccettabili i tagli al personale. Poco coraggio su sprechi, appalti e disorganizzazioni”
Scenderemo in piazza per avere un confronto vero con il governo: si rispetti l’intesa del 3 maggio

“Il decreto sulla spending review così com’è proprio non va”. Il segretario della Cisl Fp Piacenza Marco Orlandi preannuncia la mobilitazione del sindacato per chiedere modifiche sostanziali al provvedimento messo a punto dal Governo definendo “Inaccettabili” i tagli al personale.”Soprattutto perché si fanno dei tagli per fare tornare i conti, mentre manca ogni scelta strategica che possa indicare una prospettiva di miglioramento dei servizi per il cittadino e le aziende”. Già dalla prossima settimana partiranno sit-in, presidi e manifestazioni davanti alla Prefettura: “I lavoratori pubblici saranno in piazza per protestare contro i tagli lineari previsti dal governo e per chiedere una riorganizzazione concertata degli enti e dei servizi pubblici, come definito nell’Intesa del 3 maggio scorso”.

Per Marco Orlandi è infatti inaccettabile il taglio del 10% agli organici delle amministrazioni: “ancora una volta si impongono misure indiscriminate e inefficaci che creano grave danno a lavoratori e cittadini. Non c’è selettività nel taglio, non si tengono in considerazione le specificità delle diverse amministrazioni, di quelle che hanno già subito riduzioni di personale o di quelle che sono sottoposte ai patti di stabilità o alle norme del patto per la salute. In molti enti, come le agenzie, gli enti previdenziali o le autonomie locali, si rischia la paralisi organizzativa. In molti altri, come ministeri e aziende sanitarie, una riduzione secca dei servizi”. A creare allarme tra i lavoratori pubblici, la questione degli esuberi che apre un enorme problema di equità: “la mobilità, anche quella fra enti, così come i relativi criteri e condizioni devono essere contrattate e decise insieme ai lavoratori”. 

“E poi con questo decreto si tagliano indistintamente tutti i profili professionali: senza fare attenzione alle competenze che servono a rendere più moderni e veloci i servizi. Non c’è ombra di riorganizzazione. Ma solo il rischio di una voragine nel sistema di welfare”. In sanità per esempio, “dove una sforbiciata di 3 mld alla spesa, a livello nazionale, non farà altro che scaricare gli effetti negativi sui cittadini costretti a pagarsi privatamente le prestazioni che il sistema sanitario nazionale non riuscirà più a coprire (ticket, diagnostica, visite specialistiche solo per fare alcuni esempi).

“Vogliamo che il decreto venga cambiato nei passaggi parlamentari. I tagli agli organici devono essere dirottati sulle consulenze, sulle esternalizzazioni e sugli appalti poco trasparenti che costituiscono la vera zavorra della spesa pubblica. Come si è iniziato a fare con la norma sulla centralizzazione degli acquisti attraverso la Consip, con la razionalizzazione degli immobili (affitti, nuovi criteri per il dimensionamento delle sedi, valorizzazione del patrimonio degli enti disciolti) o con la stretta sulle società in house”. Misure su cui però “il governo ha dimostrato troppo poco coraggio”. “Per questo metteremo in atto una grande mobilitazione, per far modificare come sempre in questi anni norme e provvedimenti ingiusti. Una mobilitazione dura, per cambiare la Pa e non per lasciare a casa i lavoratori”

Il comunicato di Paolo Campioni di Usb Piacenza: ” I nostri striscioni in città”

Nella giornata di mobilitazione nazionale indetta dall’Unione Sindacale di Base (USB) per il 6 luglio, contro i tagli alla pubblica amministrazione previsti dalla Spending Review la federazione di Piacenza invita tutti i lavoratori ad unirsi alla protesta esprimendo i propri sentimenti in modo palese.

Sulle vie principali che portano nella città di Piacenza e a Castel San Giovanni in zona ospedale sono già apparsi i primi striscioni che crediamo cresceranno con il passare del tempo e l’inasprirsi degli attacchi ai diritti e al salario dei dipendenti pubblici.

Ci teniamo a sottolineare che i dipendenti pubblici sono un bene comune della collettività senza i quali i costi dei servizi salirebbero alle stelle.

Quello che bisogna tagliare sono i privilegi, i costi della politica e della dirigenza pubblica che accumula incarichi con stipendi da giocatori di calcio della serie A.

Se paragoniamo il sistema Italia ad una famiglia con un mutuo sulle spalle da pagare, nel caso i componenti di quella famiglia perdessero il lavoro non penserebbero di certo a diminuire il mutuo contratto con la banca ma si limiterebbero a pagare le rate. Il governo Monti, impostoci dall’Europa delle banche, invece di tagliare i costi della politica, degli armamenti o i lauti introiti dei manager pubblici, combattere l’evasione fiscale, bloccare le pensioni d’oro, tagliare i privilegi, far pagare chi possiede grandi patrimoni in Italia o chi specula in borsa, si accanisce verso i dipendenti pubblici trattatoli come se fossero un costo invece di una risorsa.

Questa crisi finanziaria è nata e cresciuta per colpa della speculazione di banche, assicurazioni e lobby di potere e per capire se la crisi sta passando continuano a farci credere di dover seguire la borsa o lo Spread seguitando a dare importanza ad un’economia fittizia ed irreale aumentando di conseguenza il potere di chi può manovrare questo tipo di finanza.

La crisi c’è perché si perdono posti di lavoro, perché gli stipendi sono sempre più bassi, perché la gente non riesce ad arrivare a fine mese, questi sono gli indici da seguire e sui quali investire. Il taglio del debito pubblico dovrà essere affrontato negli anni di crescita del Paese e non in quelli di crisi.

La realtà è che si usa la crisi per affamare e togliere diritti ai lavoratori dipendenti e far arricchire pochi. Stiamo ritornando indietro nei secoli ricreando l’aristocrazia e il popolo succube e povero che paga le tasse.

Reagire non è più un diritto ma è un dovere per garantire un futuro ai nostri figli e all’Italia della gente onesta che lavora e produce servizi e ricchezza.


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