E’ mancato Piero Alberici, il ricordo dei suoi successi in Enduro

Ha lottato fino all’ultimo come un leone, come era abituato a fare sulle mulattiere di mezza Italia a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70, quando l’Enduro si chiamava ancora “Regolarità”

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Ha lottato fino all’ultimo come un leone, come era abituato a fare sulle mulattiere di mezza Italia a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70, quando l’Enduro si chiamava ancora “Regolarità”. Piero ci ha lasciati mercoledì notte, stroncato da un male incurabile che si era manifestato poco più di un anno fa. La passione per le moto da fuoristrada era nata all’ inizio degli anni ’60, quando la palestra per tutti coloro che si avvicinavano al cross o alla regolarità erano gli argini del Po.

Piero Alberici fu un autodidatta: allora il motociclismo piacentino guardava più alle vittorie in pista di Tarquinio Provini ed al mito di Celeste Cavaciuti che non al fuoristrada. E per vedere gare di regolarità ad alto livello si andava ogni anno in Giugno alle Valli Bergamasche. Iniziò con un Parilla, ma il grande salto di qualità lo fece quando verso il 1967 ebbe a disposizione un Muller-Zundapp 100: per quei tempi un vero gioiello di tecnologia italo-tedesca, con il quale iniziò ad ottenere le prime vittorie di classe in gare regionali e nazionali. Quell’anno nella gara di campionato italiano a Busto Arsizio ingaggiò uno storico testa a testa con Daniele Perere (poi più volte Campione Italiano in varie categorie della Regolarità) e solo all’ultima speciale dovette lasciare la vittoria all’avversario.

Nel ’68 ancora su Muller-Zundapp, disputò tutto l’anno gare per il campionato italiano ad altissimi livelli, riuscendo a chiudere con un primo posto nel Campionato Italiano Regolarità classe 100 cc., primo fra tutti i piloti piacentini ad ottenere un titolo di quel rango. Per confuse dispute regolamentari il Titolo del Campionato ’68 non fu assegnato, ed Alberici dovette rinunciare ad un titolo di Campione Italiano conquistato sul campo.

Ma la classe di Piero non sfuggì al Cav. Alfredo Mazzoni, illuminato Presidente del Moto Club Piacenza “Celeste Cavaciuti”, che nel 1970  lo prese sotto la sua ala protettrice e gli fece indossare la maglia bianco-rossa del Moto Club Piacenza, fornendogli anche una moto di primissimo livello come il Puch 125 6 marce, che per diversi anni fu la moto della classe 125 a mietere i più grandi successi nella categoria, fra cui l’ indimenticabile vittoria di Alessandro Gritti nella Valli Bergamasche del ’72. Con Zucchi, Favari, Cariffa e Contardi formò per alcuni anni la squadra del Moto Club Piacenza che partecipava ai Campionati regionali e nazionali di regolarità. Epiche furono le battaglie con gli eterni rivali del Moto Club Trial David, nelle cui fila militavano i vari Sarzi, Polidoro, Bissi, Pelizzeni, Lorenzi, Torriani, Belloni,  solo per citarne alcuni.

Verso la metà degli anni ’70, sempre più preso dagli impegni di lavoro, Piero Alberici  diradò le sue partecipazioni alle gare, fino al completo ritiro allafine del  decennio. Ma negli anni successivi da spettatore continuò ad essere assiduo frequentatore delle gare di Regolarità (nel frattempo diventata Enduro) e non mancava mai nei punti più difficili e spettacolari delle prove speciali, rimase sempre iscritto al Moto Club Piacenza con veci da Consigliere.

Mauro Sarzi, altra icona della regolarità motociclistica anni 60 e 70 (gli ormai famosi  “Anni di Fango”), portacolori del Moto Club Trial David, ricorda così Piero Alberici: “Tutti noi che ci siamo avvicinati alla Regolarità alla fine degli anni 60 dobbiamo qualcosa a Piero, che è stato un po’ il maestro di tutti. Nonostante la rivalità in gara fra Moto Club Piacenza e Moto Club Trial David, quando ci si trovava per provare i percorsi e le impervie salite delle mulattiere che costituivano le prove speciali, tutti noi osservavamo con attenzione il suo stile ed il modo con cui teneva la moto, e lui non lesinava mai consigli ai più giovani.”

Aldo Favari, suo compagno di squadra nel Moto Club Piacenza, ricorda come Piero fosse stato tra i primi a condurre la moto in gara stando in piedi anziché seduto, come in genere si faceva. Oggi è una banalità, ma allora guidavamo tutti seduti con l’ idea che più peso c’ era sulla ruota posteriore e meglio era. Brunello Sisti, presidente del Moto Club Piacenza post-Mazzoni per oltre vent’anni, al tempo di Alberici  era direttore sportivo della squadra di regolarità del Moto Club. Il suo ricordo è di un pilota che per ottenere il massimo dalla attività agonistica aveva sempre grande cura dei particolari, quando invece  l’improvvisazione era la condizione normale di tutti i fuoristradisti. Ad esempio faceva preparazione atletica, che oggi è normale, ma allora pochi facevano, ed aveva grande cura della propria moto, che preparava per la gara in modo maniacale. Aveva grande stile nel comportamento, sia in gara che fuori gara, e difficilmente qualcuno riusciva a farlo arrabbiare : quando proprio era al limite ti fulminava con il suo sguardo penetrante e si voltava dall’ altra parte.

Piero ci mancherai, ma vogliamo pensarti ancora impegnato nell’ eterno duello con Rodolfo Pelizzeni (e gli altri amici del Trial David che ci hanno già lasciato) su per le mulattiere del cielo.

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