Sanatoria immigrati, il 14,1% delle istanze sarà dall’Emilia Romagna

Si apre la finestra per i lavoratori extracomunitari in cerca di regolarizzazione: da sabato 15 settembre a lunedì 15 ottobre i datori di lavoro che intendano mettere a posto i loro "dipendenti" senza permesso di soggiorno potranno presentare la cosidetta "dichiarazione di emersione".

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Si apre la finestra per i lavoratori extracomunitari in cerca di regolarizzazione: da sabato 15 settembre a lunedì 15 ottobre i datori di lavoro che intendano mettere a posto i loro “dipendenti” senza permesso di soggiorno potranno presentare la cosidetta “dichiarazione di emersione”.

Una stima del numero di cittadini stranieri che potrà usufruire di questa opportunità è stata fatta dalla Fondazione Leone Moressa, partendo dalle caratteristiche dell’attuale mercato del lavoro extracomunitario.

Su una platea potenziale di 380mila immigrati, il 60% di emersioni riguarderà la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto.
L’Emilia Romagna quindi -spiega la ricerca della Fondazione sulla ripartizione regionale dei lavoratiri extraUE- risulta essere una delle regioni con maggiore presenza straniera, saranno 53.580 i lavoratori irregolari che verranno regolarizzati dal 15 settembre al 15 ottobre, ben il 14,1% delle domande nazionali.

Per quanto riguarda la nazionalità degli occupati stranieri in Italia, un’altra ricerca condotta della medesima fondazione, rivela che il 25% proviene dalla Romania, uno su dieci è albanese mentre marocchini, ucraini, filippini e moldavi sono le altre nazionalità più presenti.
Tra le attività domina invece il settore domestico, seguito da costruzioni, servizi personali, ristorazione e pulizie..

Scarsissima mobilità, bassa scolarizzazione e tassi di sottoinquadramento superiori rispetto a quelli degli occupati italiani, sono questi gli altri elementi che contraddistinguono il mercato del lavoro sul versante degli immigrati.

Certo l’imminente sanatoria potrà offrire un’importante apertura al mondo del lavoro del lavoro sommerso, ma gli alti oneri della regolarizzazione e l’attuale frase di crisi potrebbero indurre i datori a far ricadere i costi, o almeno una quota, sullo straniero -conclude Valeria Benvenuti, ricercatrice della Fondazione.

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