Ikea, scambio di accuse cooperative e Si Cobas: “Contratto non rispettato”  foto

A una manciata di giorni dalla firma, in Provincia di Piacenza, di un importante documento per regolamentare l’attività dei lavoratori nel polo logistico, ecco nuove tensioni tra sindacati, dipendenti e cooperative. Questa mattina il Si Cobas, guidato da Aldo Milani, ha organizzato un picchetto davanti al magazzino Ikea

Aggiornamento – A una manciata di giorni dalla firma, in Provincia di Piacenza, di un importante documento per regolamentare l’attività dei lavoratori nel polo logistico, ecco nuove tensioni tra sindacati, dipendenti e cooperative. Questa mattina il Si Cobas, guidato da Aldo Milani, ha organizzato un picchetto davanti al magazzino Ikea. Milani e un gruppo di lavoratori si è poi recato in Questura. “Quello che noi denunciamo è il mancato rispetto dell’accordo che disciplina il monte ore mensile dei dipendenti – dice Milani – alcuni lavorano 70 ore, altri molte di più. Questo significa che alcuni percepiscono uno stipendio di 750 euro, altri invece di 1800 euro”. 

“Per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri lavoratori di rallentare, con l’inizio della settimana, l’attività. Martedì il nostro delegato e altri lavoratori che si sono schierati dalla sua parte, sono stati sospesi. Siamo poi stati contatti dall’azienda, ed abbiamo fissato un incontro per domani alle 17 – prosegue sempre Milani – mentre questa mattina abbiamo organizzato un picchetto molto “morbido”, senza bloccare i lavoratori, per far invece vedere alla polizia e alla Digos intervenuta sul posto che non siamo noi a bloccare i lavoratori, ma è la stessa proprietà a decidere ci lavora e chi no”. Sabato pomeriggio è prevista una manifestazione con partenza dai Giardini Margherita.

Il comunicato Si Cobas
Legalità e correttezza contrattuale! Sarebbe proprio il caso di metter mano a questi due aspetti tanto sbandierati dal Consorzio CGS e dalle cooperative che ne fanno parte, che hanno recentemente ottenuto il rinnovo dell’appalto presso il Deposito Centrale Ikea di Piacenza.

Se qualche ente preposto ha verificato e certificato la possibilità delle cooperative di non ottemperare ad obblighi contrattuali e di legge vorremmo saperlo.
Anche le cooperative, nonostante le numerose deroghe concessegli da qualcuno (non certo dai soci-lavoratori) al CCNL di riferimento, non possono ridurre ai soci dipendenti l’orario di lavoro in base ad una scelta operata in via unilaterale, e dunque senza un previo accordo sindacale.

Questo – per parlare di legalità – lo ha reso noto il Ministero del Lavoro nella nota protocollo n. 2589/2012 ove si richiama la L. 142/2001 ai sensi della quale il socio lavoratore di una cooperativa, oltre al rapporto associativo, instaura con la società un ulteriore rapporto di lavoro in forma subordinata o autonoma, da cui conseguono ex lege determinati effetti giuridici. Fra questi il principio generale della «mora del creditore» di cui agli artt. 1206-1217 del codice civile, in base al quale, quando il dipendente offre la sua prestazione e questa non è accettata per ragioni imputabili all’organizzazione del datore di lavoro, quest’ultimo è comunque tenuto al pagamento della retribuzione per l’orario di lavoro pattuito. Ciò in quanto al datore di lavoro non è consentito ridurre unilateralmente l’orario di lavoro e conseguentemente la retribuzione ai dipendenti in via unilaterale (art. 1372 c.c.). L’unica eccezione in tal senso, secondo il Ministero, è quella del verificarsi di oggettive situazioni di crisi aziendale (ex art. 6, co. 1, lett. d), L. 142/2001), deliberate dall’assemblea e conseguenti ad una riduzione del fatturato.

Le Cooperative del Consorzio CGS (Cristall, San Martino ed Euroservizi) non sono in crisi ed il SI-Cobas ed i suoi associati non hanno mai sottoscritto accordi né su questo né su altre questioni. Il Consorzio, in tutto questo periodo, ossia dall’inizio della vertenza ad oggi, si è limitato a dire che andava tutto bene e che non c’erano problemi intervenendo solo su piccoli aspetti perché obbligato dalla pressione messa in campo dal Cobas.

Le recenti assemblee sindacali fatte al Deposito Ikea (11 e 12 c.m.) hanno evidenziato quello che già era noto. Molti lavoratori stanno da mesi facendo 6 ore invece che 8 e vengono anche lasciati a casa durante la settimana, percependo magre buste paga. A fronte di questa restrizione di orario di lavoro è anche richiesto un aumento della produttività. Meno paga e meno contribuzione, da una parte, visto che quest’ultima viene calcolata dalle cooperative sulle ore effettivamente lavorate e non sulle ore contrattualmente previste, e più produttività dall?altra, magari con piccoli incentivi che non compensano minimamente le ore non retribuite e sottratte al salario.

Altri lavoratori fanno invece straordinari e questi vengono decisi ed assegnati arbitrariamente dalle singole cooperative del Consorzio premiando chi non è iscritto al sindacato e lasciando da parte i nostri associati, perseguendo apertamente una condotta antisindacale anche attraverso arbitrari e punitivi spostamenti di alcuni di loro, sia di reparto che presso altri appalti.

Per rimanere sul punto ed evitare l’elenco della spesa puntualizziamo che il Sindacato aveva richiesto formalmente un incontro con il Consorzio per venerdì 19 c.m., ponendo alcune questioni fondamentali da discutere (alleghiamo richiesta d’incontro alla presente).

Dopo alcune tensioni nel magazzino relative alla produttività, ieri un nostro delegato è stato accompagnato fuori dalla sicurezza di Ikea perché indesiderato e gli altri lavoratori hanno solidarizzato con lui fermandosi e dichiarandosi pronti a riprendere il lavoro nel caso in cui fosse stato fatto rientrare. Il braccio di ferro è durato tutta la giornata di ieri con tantissimi lavoratori che non sono stati disposti a veder calpestati i loro diritti e linciati i loro delegati.

Nessun camion è stato fermato e a nessun lavoratore è stato impedito di lavorare. Chi ha impedito, ieri come oggi, ai lavoratori di eseguire la loro prestazione è stato il Consorzio ed Ikea, con le loro liste di proscrizione dove sono finiti tutti quelli di cui vorrebbero disfarsi o ricondurre alla ragione. Questa denuncia, oltre che sindacale, diventerà anche legale, visto la condotta palesemente illecita di Ikea e Consorzio.

I lavoratori, e quindi il sindacato SI-Cobas, i ricatti non li hanno mai fatti ma ricevuti attraverso il quotidiano tentativo di ostacolare l’esercizio dell’agibilità sindacale attraverso pressioni di varia natura verso delegati ed iscritti. Dialogo non può significare fare delle assemblee in Ikea per vedersi il giorno dopo sbattuto alla porta un delegato, impedendo poi a determinati lavoratori di entrare negli impianti sulla base di liste di proscrizione. Su questo, se non si troverà una via d’uscita, sarà necessariamente battaglia aperta.

Sabato 20 ottobre, intanto, è stata fissata stamane, insieme ai lavoratori di altre cooperative giunti al deposito Ikea per solidarizzare con i loro compagni (dopo una nottata di lavoro), una manifestazione cittadina dei lavoratori del polo logistico con concentramento alle ore 16.00 presso Giardini Margherita (davanti alla stazione) per ribadire che l’unica legalità possibile è quella che veda il rispetto della dignità dei lavoratori e giusti salari.

Il consorzio delle cooperative ai Si Cobas: “Basta ricatti”

“Non siamo più disponibili ad accettare qualsivoglia “ricatto” da soggetti che hanno quale unico scopo quello di giustificare ruoli e interessi che nulla hanno a che fare con la legalità e la correttezza contrattuale più e più volte verificata dagli enti preposti”. A scriverlo in una nota il Consorzio CGS e le cooperative Cristall, Euroservizi e San Martino che “ritengono non più accettabile l’atteggiamento da parte di Si-Cobas sull’impianto logistico di IKEA di Piacenza”.

“Pur avendo aderito a tutti i momenti di confronto sui tavoli di normale e corrette relazioni sindacali – scrivono – l’atteggiamento dei Si Cobas risulta esclusivamente mirato a trovare in modo assolutamente pretestuoso motivi di scontro mettendo i lavoratori in contrasto tra di loro oltre che a mettere seriamente in pericolo il posto di lavoro di 350 persone e delle loro famiglie oltre che magari, alla permanenza di IKEA su questo territorio”. 


La protesta che aveva bloccato lo stabilimento da parte dei facchini era scoppiata all’Ikea nel giugno scorso
come in precedenza accaduto in altri importanti centri logistici, come Tnt e Gls. I lavoratori chiedevano di rispettare le condizioni del contratto di lavoro nazionale: l’accordo trovato con il consorzio delle coop subappaltatrici aveva fatto rintrare rientrare la protesta. Nelle ultime settimane i lavoratori attraverso una lettera avevano denunciato una situazione di frammentazione contrattuale e di dumping contrattuale.

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