Animazione, sport e musica. Bastione Borghetto celebra San Patrizio

Ultima e più importante giornata per il St. Patrick’s Day Festival che si sta svolgendo in questi giorni a Piacenza, nella magica cittadella medioevale di Bastione Borghetto

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Ultima e più importante giornata per il St. Patrick’s Day Festival che si sta svolgendo in questi giorni a Piacenza, nella magica cittadella medioevale di Bastione Borghetto. Domenica cade infatti il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, amatissimo in tutto il mondo e celebrato con manifestazioni religiose e non solo proprio il 17 marzo.

Nelle prime due serate del festival organizzato da Fedro in collaborazione con il Comune di Piacenza e con il patrocinio della Provincia, sono stati centinaia i piacentini, ma anche molti i “forestieri”, che sono accorsi a Bastione Borghetto attirati forse dalla bellezza e dall’esclusività della location stessa, forse dalla proposta musicale variegata e divertente, forse dalle dodici birre artigianali proposte, forse dalle specialità gastronomiche offerte…o forse da tutto quanto messo insieme. Il festival si è aperto venerdì sera con il live I Luf Cantano Guccini, è proseguito sabato con la proiezione della partita Italia-Irlanda di rugby sul maxi schermo posto all’interno di Bastione Borghetto e con il concerto serale dei Lou Tapage, e si chiude domenica con un attesissimo concerto live.

In attesa del live dei Tannahill Weavers, che chiuderà il festival 2013, già dal pomeriggio Bastione Borghetto aprirà le porte ai piacentini. Nell’area esterna del forte, a partire dalle ore 15, saranno approntate diverse attività del tutto gratuite, rivolte principalmente a bambini e ragazzi. Ci saranno gli esperti del Parco Archeologico di Travo, che si proporranno lezioni animate ed interattive, passando dalla preistoria del “loro” Villaggio Neolitico alla storia di Bastione Borghetto.  Sempre pensata per i ragazzi, ma aperta a chiunque, è l’iniziativa del gruppo Aurora Arcieri Libertas Piacenza, che proporranno delle lezioni di avvicinamento al tiro con l’arco a tutti coloro che vorranno provare e sapere qualcosa di più su questo bellissimo sport. 

Il pomeriggio del giorno di San Patrizio rappresenta quindi anche un’ottima opportunità per fare due passi all’interno di Bastione Borghetto, per riappropriarsi ancora un po’ di questo gioiello di Piacenza. E per chi volesse concedersi una merenda, gli stand gastronomici, il bar ed i birrifici saranno in funzione per tutto il pomeriggio.
In caso di maltempo, le attività pomeridiane, che sono previste all’esterno, saranno sospese.

In serata, poi, prima che la band di Glasgow salga sul palco, ci sarà spazio per un altro po’ di piacentinità con i Wanderers. I Wanderers, musicisti con una chiara passione per la musica tradizionale irlandese, si definiscono “sospesi tra le verdissime colline d’Irlanda e le ruvide ma affascinanti asperità della nostra provincia”.
La line-up del gruppo, dopo alcuni avvicendamenti che ne hanno arricchito la sonorità propriamente folk, si presenta ora formata da: Roberto Botti (batteria), Giovanni Pasquali (basso), Marco Zannardi (acustica e banjo), Giuseppe Porcari (viola), Elisa dal Corso (fisarmonica e voce) e Giovanni Porcari (chitarra e voce). Il repertorio dei Wanderers consta di alcuni brani della tradizione irlandese riveduti secondo lo stile della band, cover di gruppi più affermati quali Dropkick Murphys e Flogging Molly, infine e soprattutto di brani propri che vogliono riproporre la vivacità di linee melodiche di ascendenza irish, condita con una ritmica decisa. Tutta la musica di questo complesso vuole trasmettere il senso di libertà familiare a chiunque sia frequentatore di questo genere musicale; o a chiunque si sia mai sorpreso, con un boccale a mezz’aria, a pensare alla verde terra di san Patrizio.

E dall’Irlanda celebrata con la musica dei Wanderers, si passa alla Scozia, rievocata dalla band più attesa dell’intero festival: i Tannahill Weavers, una formazione attiva dalla metà degli anni ’70, i cui musicisti – Roy Gullane  alla chitarra e voce,  Philie Smillie al flauto, bodhran e voce,  John Martin al violino e voce e Colin Melville alla cornamusa – hanno ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo nel corso degli anni per le loro prestazioni esuberanti dal vivo e per i magistrali lavori da studio.
I “Tannies”, che si esibiranno a partire dalle 22:30, in oltre trent’anni di carriera si sono distinti per la continua ricerca di nuove sonorità e allo stesso tempo per la costante riscoperta delle sonorità puramente celtiche. Il continuo passaggio tra l’antica Caledonia, rievocate nei tunes tradizionali e la moderna Scozia, l’alternarsi degli strumenti e la maestria di questi musicisti permettono a chiunque ascolti un album dei Tannahill Weavers, o meglio ancora a chi abbia la fortuna di assistere ad un loro concerto di entrare a far parte di qualcosa che sta a cavallo tra storia e leggenda.

Lo stesso nome che questi musicisti si sono scelti, da una connotazione ben precisa alle loro scelte artistiche: la band è stata chiamata così in onore del poeta Robert Tannahill, un “weaver”, cioè un tessitore vissuto in Scozia, nei pressi di Glasgow, tra il ’700 e l’800, un genio ingiustamente sottovalutato e messo in ombra del suo contemporaneo più celebre, Robert Burns. I membri dei Tannies si sono appassionati alle vicende del loro sfortunato concittadino (la band si è formata nei pressi di Paisley, dove Tannahill nacque nel 1774) e dopo essersi detti “Hey, questo ragazzo ha avuto davvero una cattiva stella, non ha potuto vivere di poesia ma gli è toccato fare il tessitore per tutta la vita, inoltre Burns gli ha soffiato il successo e le ragazze, pensiamoci noi a restituirgli il mal tolto!” hanno deciso di mettere in pratica il loro proposito.  Il resto è storia.

I Tannahill Weavers sono diventati uno dei più premiati gruppi di musica tradizionale scozzese. Il loro repertorio spazia attraverso i secoli tra tunes tradizionali, canzoni d’attualità, ballate originali e ninne nanne. La combinazione di melodie dolci e malinconiche e canzoni più ritmate, la presenza on stage di fischietti, violini e cornamuse, insieme alla potenza vocale hanno fatto dire a molti critici che nelle loro performance si riscontrano sia la più pura tradizione celtica che il moderno rock’n’roll.

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