Diario da Cannes (4), applausi per il “Miele” di Valeria Golino

I piacentini l’hanno potuta vedere di recente al Jolly di San Nicolo’ con tutta la ciurma al seguito, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e la produttrice Viola Prestieri. La stessa compagnia ha affiancato ieri pomeriggio Valeria Golino alla presentazione di “Miele”, opera prima in concorso a Cannes nella sezione Un certain regard

Diario da Cannes, la terza puntata del giornalista Stefano Cacciani direttamente dalla Croisette

I piacentini l’hanno potuta vedere di recente al Jolly di San Nicolo’ con tutta la ciurma al seguito, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e la produttrice Viola Prestieri. La stessa compagnia ha affiancato ieri pomeriggio Valeria Golino alla presentazione di “Miele”, opera prima in concorso a Cannes nella sezione Un certain regard. Le stesse persone che ieri sera alla festa nella Terrazza Martini organizzata per promuovere il film si e’ concessa per foto e autografo richiesti dai frequentatori notturni provenienti dall’Italia delle feste azureenne. Dedicato al delicato tema dell’eutanasia e all’angelo della morte in crisi di identita’ interpretato dalla Trinca, che con guanti di gomma somministra con dolcezza l’ultimo bicchiere, il film e’ piaciuto in sala, ma il problema resta l’accoglienza tiepida – per usare un eufemismo – registrata nelle sale nostrane. Staremo a vedere se la Croisette riuscira’ ad ampliare il mercato per unbel film che meriterebbe migliore fortuna, anchse non altro per avere ampliato l’asfittico ventaglio di temi che il cinema italiano porta sullo schermo.  

Delicato come la carezza del proprio bambino e’ invece il film in concorso nella selezione ufficiale “Soshite chichi ni Naru” del regista giapponese Kore-Eda Hirokazu (per chi non masticasse il nipponico la traduzione suona piu’ o meno “Tale padre, tale figlio”). Si tratta di un dramma familiare, a suo modo, la storia di uno scambio di neonati: dopo sei anni chiama l’ospedale, c’e’ stato uno sbaglio, due genitori altoborghesi hanno allevato un bimbo non loro. Per rimettere la situazione a posto da un punto di vista dei legami di sangue ci sarebbe bisogno di scambiare i piccoli delle due famiglie coinvolte, con le conseguenze affettive che tutti possono immaginare. Il centro di una pellicola forse non memorabile ma di certo realizzata con tatto sta proprio nella capacita’ di essere padre, di capire ed amare proprio figlio a dispetto del lavoro e della vita frenetica, delle aspettative frustrate, il sapere comunicare con un linguaggio infantile. Del resto Hirokazu e’ conosciuto proprio per uno stile intimista, come tiestimonia il premio Holden ricevuto qualche anno fa al Festival di Torino per “After Life”.

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