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Economix: nel 2013 crescita debole in Eurozona

Secondo la BCE il PIL in Eurozona sarà caratterizzato da una crescita debole, con fenomeni inflazionistici al di sopra del 2%. Eurotower riporta infatti che: "La crescita economica dell’area Euro resta debole: l’accresciuta incertezza grava sul clima di fiducia, dando luogo a maggiori rischi al ribasso per le prospettive economiche"

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Crescita debole in Eurozona nel 2013


Secondo la Banca mondiale la crescita dell’economia globale sarà inferiore rispetto alle previsioni di 0,6 punti percentuali.

Il calo riguarderà anche i Paesi emergenti per circa 0,4 punti percentuali.

I Paesi in via di sviluppo dipendono sostanzialmente dall’economia americana (gli USA hanno un rapporto debito pubblico/pil attorno al 100% – qualcuno dice al 140% – e con un trend in crescita), mentre per le economie più avanzate, i problemi sono da ricercarsi nella necessità di ridurre il deficit, il debito pubblico e la disoccupazione (che in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti) nonché dalla necessità di recuperare la ormai “debole” fiducia dei mercati.

Secondo la Banca mondiale il rischio maggiore riguarda la probabile recessione americana, che determinerà un rallentamento dell’economia che potrà incidere sul PIL mondiale per l’1,4%.

“Il 2013 è un anno rischioso”, afferma Kaushik Basu, capo economista della Banca Mondiale.

Previsioni confermate anche dalla BCE (Banca Centrale Europea), secondo la quale il PIL in Eurozona sarà caratterizzato da una crescita debole, con  fenomeni inflazionistici al di sopra del 2%. Il bollettino dell’Eurotower riporta infatti che: “La crescita economica dell’area Euro resta debole: l’accresciuta incertezza grava sul clima di fiducia, dando luogo a maggiori rischi al ribasso per le prospettive economiche”.

Previsioni confermate anche dal PMI (Purchasing Managers’ Index). Secondo il bollettino pubblicato il 23 maggio scorso da Markit (la società che gestisce l’ indicatore), “il PMI indica una continua recessione in Eurozona, che si prevede continuerà per il secondo semestre del 2013”.

Quali previsioni per l’Italia ?

Secondo la BCE “le aspettative di crescita a lungo termine per l’Italia sono state inferiori alle media dell’area dell’Euro, con una tendenza al ribasso“.

Il dato più negativo per l’Italia riguarda il mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più alto dal 1996 a oggi, pari all’11,5%, e comunque in crescita (12,1% in area Euro). Problema determinato anche dalla fragilità strutturale del nostro sistema economico, caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese, incapaci di garantire nuove prospettive occupazionali.

Per limitare i rischi e l’incertezza che caratterizza i Paesi dell’ area Euro, la BCE esorta i Governi verso l’attuazione di strategie che agevolino il risanamento dei conti pubblici, e soprattutto verso l’applicazione di importanti riforme strutturali in grado di favorire la crescita dell’occupazione.

Dello stesso parere l’OCSE che ha tagliato le previsioni per il PIL italiano a -1,8% nel 2013 (dal -1% del rapporto di novembre).

Per farla breve la BCE  vede la necessità dei Paesi dell’area Euro ad impegnarsi maggiormente verso politiche “eurocentriche”, che non corrispondono esattamente agli umori che si riscontrano in alcuni Paesi europei, pronti a difendere il “proprio orticello” e ad incolpare il vicino di casa in merito alle proprie inefficienze, con la manifestazione di fenomeni che pensavamo ormai sepolti in antichi castelli feudali.

In compenso l’UE ha formalmente chiuso la procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Una notizia che premia i sacrifici imposti agli italiani dalle politiche del governo Monti, che ha portato il disavanzo dello Stato al 2,9%, quindi al di sotto della soglia del 3%, come previsto dalla prima raccomandazione della Commissione europea, che fissa, inoltre, come obiettivi di medio termine (dal 2014) il “pareggio strutturale del bilancio” e l’impostazione di una “riduzione regolare” del debito.

Per recuperare competitività,  l’UE chiede all’Italia ulteriori interventi programmatici, che vanno dalla riduzione della burocrazia nella Pubblica Amministrazione alla riforma della giustizia civile (i cui problemi stanno gravando eccessivamente su cittadini e imprese), dal completamento della riforma del lavoro (in modo da incentivare l’ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro) alla (ulteriore) riforma del sistema scolastico. Ma non è finita. L’UE “consiglia” un intervento “strutturale” sul sistema bancario, sulle liberalizzazioni e sul Fisco (che grava su lavoro e capitale), che andrebbe semplificato e spostato invece su consumi e immobili.

Tutto qui ? Che dire ? Poca roba. Mancava qualche indicazione in merito alla lotta (e sconfitta) delle varie mafie, che avremmo completato il quadro. Insomma, è come dire ad un giovane pseudo-atleta (con poca voglia di fare) che se vuole diventare un campione deve “semplicemente” battere il record detenuto dal primatista mondiale. Semplicemente.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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