I profughi smontano le tende. Il Comune “Solo 2 sono rifugiati” foto

Dopo una lunga trattativa i profughi hanno smontato le tende sotto ai portici di Palazzo Mercanti lasciando piazza Cavalli. Fino a martedì prossimo tutti alloggeranno nei locali dell’ex circoscrizione 2 in via XXIV Maggio, dove già avevano trascorso la notte tra lunedì e martedì e dove saranno collocate brandine e docce

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Si sblocca, almeno per il momento, la vicenda che riguarda i profughi in protesta da lunedì dopo lo sgombero del Ferrhotel. Il gruppo di stranieri nel tardo pomeriggio ha smontato le tende sotto ai portici di Palazzo Mercanti, dove avevano trascorso la notte, lasciando piazza Cavalli. Fino a martedì prossimo tutti alloggeranno nei locali dell’ex circoscrizione 2 in via XXIV Maggio, che già li aveva ospitati nella notte tra lunedì e martedì e dove saranno collocate brandine e docce. Il tutto al termine di una lunga trattativa con l’amministrazione comunale: tra coloro che hanno mediato per trovare una sistemazione per gli ex ospiti del Ferrhotel, insieme al dirigente della questura Michele Rana e al comandante della polizia municipale Renza Malchiodi, Carlo Pallavicini (consigliere di Rifondazione Comunista) e Marco Dodi, esponente del Pd. 

LA GIORNATA – Per diverse ore la vicenda era rimasta senza soluzione. In mattinata era stato concordato un incontro all’assessorato ai servizi sociali di via Taverna con tutte le persone in protesta sotto al Comune, allo scopo di valutare ogni singola situazione. “I profughi – ha spiegato il sindaco Paolo Dosi nel corso di una conferenza stampa convocata insieme all’assessore Giovanna Palladini e alla comandante della Polizia Municipale Renza Malchiodi – non hanno accettato colloqui individuali ma chiedono una soluzione per tutti, anche per coloro che non provengono al gruppo originario”. La possibilità era di ospitarli in parte presso un centro a Le Mose collegato alla rete Sprar, ed in parte grazie alla disponibilità di soggetti privati.

“Anche se non era nostro obbligo – ha rimarcato il primo cittadino – ci siamo adoperati perché il nucleo dei 70-80 rifugiati inizialmente giunti a Piacenza fosse accompagnato verso un processo di autonomia attraverso rete Sprar: per molti di loro è potuto avvenire per altri no”. “Siamo in stretto contatto con questura e prefettura – ha proseguito – per monitorare la situazione; il timore è che si aggiungano altre persone come già accaduto al Ferrhotel: a tal proposito abbiamo richiesto la convocazione del tavolo per la sicurezza”.

Le persone con il riconoscimento dello status di rifugiato, ha precisato il Comune, sono soltanto due, e solo ed esclusivamente per queste è previsto l’obbligo di accoglienza. In occasione dello sgombero del Ferrhotel, sono state identificate complessivamente ventisei persone: “La maggior parte di queste non ha nulla a che fare con l’emergenza profughi del Nord Africa, che ha coinvolto in particolare la Libia e la Tunisia, in quanto costoro provengono dal Marocco, Paese non interessato dall’emergenza. Infine, si precisa che, stando agli elenchi ufficiali stilati dal Ministero, sono soltanto dieci le persone tuttora presenti a Piacenza che, a suo tempo, furono collocate, sempre per motivi umanitari, pur non essendo considerati profughi, presso il Ferrhotel dalla Protezione civile durante il periodo di emergenza tra il maggio 2011 e la fine del 2012”.

 
Il sindaco ha evidenziato l’importanza di far capire agli stranieri che “tutte le proposte sono volte a salvaguardare la loro situazione”, richiamando tutti ad un senso di responsabilità sulla vicenda: “In particolare il partito di Rifondazione Comunista mi pare abbia condotto una campagna che per quanto legittima deve essere portata avanti con cautela, ogni forzatura non va verso una soluzione positiva della vicenda”.
LA PROTESTA SOTTO PALAZZO MERCANTI – Gli stranieri, a seguito dello sgombero del Ferrhotel, chiedono una sistemazione e dopo la prima notte trascorsa nei locali dell’Ex Circoscrizione 2 di via XXIV Maggio, hanno deciso di accamparsi sotto i portici di Palazzo Mercanti: una scelta, hanno spiegato, per far sentire la loro presenza a cittadini e istituzioni. E dai piacentini di passaggio in Piazza Cavalli sono arrivate reazioni contrastanti alla loro protesta: se alcuni si sono lamentati ritenendo “poco decoroso” l’accampamento davanti all’ingresso del Comune e invitando il gruppo ad andarsene, altri hanno voluto mostrare solidarietà offrendo acqua e generi alimentari.

Via Roma Città Aperta: “Preoccupati per la situazione, le istituzioni intervengano”

Intervento dell’Associazione Via Roma Città Aperta

L’associazione via Roma città aperta esprime la propria preoccupazione per lo sgombero  del Ferrhotel. Sgombero che ha coinvolto gli ultimi profughi dell’emergenza nord africa. Per colpa di questo sgombero  non hanno più un tetto dove dormire. L’associazione esprime la propria preoccupazione per l’uso che viene fatto dell’emergenza, mettendo in competizione “poveri” contro “poveri”, senza dare una risposta concreta con politiche innovative che colpiscano situazioni parassitarie. Gli sgomberi non possono essere utilizzati come rimedio per la gestione dei problemi locali ne dei flussi migratori. L’associazione via roma città aperta ricorda come il Comitato per i diritti sociali dell’Europa, nel condannare l’Italia in casi di sgombero forzato, abbia sottolineato che gli stati debbono assicurarsi che gli sgomberi siano giustificati e che vengano effettuati nel rispetto della dignità degli interessati, e quando siano disponibili abitazioni alternative. Se è ben vero che la crisi sta mettendo in difficoltà la nostra città, si deve percorrere per tutti indistintamente italiani e stranieri  vie percorribili nel rispetto dei diritti e della dignità degli interessati.

L’associazione via Roma città aperta, che da molto tempo aveva indicato per i profughi del Ferrhotel alle istituzioni, compreso la prefettura alcune soluzioni nel tentativo di costruire una possibile alternativa,non ha mai ricevuto risposta se non un silenzio  assoluto, chiede all’amministrazione comunale, all’amministrazione provinciale, all’amministrazione regionale e alla protezione civile e alla Curia di Piacenza di intervenire nella gestione delle emergenze. Escludendo ingiustificate misure d’ordine pubblico. La evacuazione del ferro hotel ha peggiorato l’intento del tavolo della sicurezza riunito la settimana scorsa, mandando in strada, persone senza più niente non favorisce la tutela dell’ordine pubblico, lo aggrava.

Ci spiace leggere le dichiarazioni del Prefetto Puglisi, rilasciate ad una festa organizzata dal Rotary, parole di netta chiusura, parole rilasciate tra l’altro in un contesto festaiolo, e  riferite a delle persone che stanno vivendo una tragedia infinita. L’immagine è del vecchio padrone delle ferriere che dalle finestre dei suoi palazzi guardava  una “misera umanità” sfilare senza nessun diritto. Vorremmo ricordare che Lunedì il nostro Pontefice Francesco è a Lampedusa a celebrare una messa, una messa di grande valore etico e umano, una messa di speranza.

La Lega. “No all’assistenzialismo a oltranza”

“La gestione profughi non si trasformi in una guerra al logoramento. La via d’uscita non può e non deve essere l’assistenzialismo a oltranza. E, comunque, la priorità negli accessi a lavoro e strutture deve essere data ai piacentini in difficoltà”. E’ il monito del segretario provinciale della Lega Nord Pietro Pisani a seguito della situazione di sostanziale stallo che sta vivendo il Comune di Piacenza nella gestione dei profughi. 

“La guerra al logoramento innescata dai profughi è inaccettabile – dice Pisani -. Non è ammissibile che i migranti ingaggino un braccio di ferro nei confronti di chi fino ad oggi li ha ospitati a spese dei contribuenti. L’emergenza è finita, ai profughi sono stati garantiti altri quattro mesi di permanenza e ora chi ne ha i requisiti è stato ammesso allo Sprar. Ulteriori pretese sono irricevibili. Chiediamo quindi al sindaco Paolo Dosi di non transigere sulle condizioni poste e di chiudere la questione, chiedendo da subito il rimpatrio per chi non ha i requisiti per rimanere”. 

“E’ opportuno – aggiunge l’assessore provinciale Manuel Ghilardelli – che il primo cittadino inizi a concentrare le proprie energie per misure a favore dei tanti piacentini che, ahinoi, hanno perso il posto di lavoro, vittime della crisi. Sono loro la priorità da considerare”. “Non è accettabile che il sindaco spenda ulteriore tempo per inseguire pretese inesaudibili e che il Comune sia di fatto messo sotto scacco da esose e inaccettabili richieste”.  

“Per oltre due anni sono stati mantenuti – a spese dei contribuenti – migranti nullafacenti che niente hanno a che fare con l’emergenza libica. Non è tollerabile che oggi questi pretendano di essere mantenuti a vita. Il sindaco Dosi non pecchi di discriminazione nei confronti dei piacentini che da anni chiedono aiuto e posti di lavoro ma che – fino ad oggi – sono rimasti inascoltati”.  

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