Le Rubriche di PiacenzaSera - Camminate piacentine

Camminate Piacentine: Cascate dell’Aquila, lago Bino e Prato Grande foto

Ritornano le Camminate Piacentine con una nuova proposta della seguitissima rubrica che PiacenzaSera.it dedica agli amanti delle escursioni. E’ disponibile in edicola e nelle librerie il volume, pubblicato da Edizioni Codex10, che raccoglie le escursioni proposte lo scorso anno

Ritornano le Camminate Piacentine con una nuovo proposta della seguitissima rubrica che PiacenzaSera.it dedica agli amanti delle escursioni. Vi ricordiamo che è disponibile in edicola e nelle librerie il volume, pubblicato da Edizioni Codex10, che raccoglie tutte e 18 le escursioni proposte lo scorso anno da PiacenzaSera.it.



Cascate dell’Aquila, lago Bino e Prato Grande

Suggestiva escursione tra rocce, cascate, circhi glaciali
e antiche conche lacustri

Un ampio settore dell’alto Appennino piacentino a cavallo tra Val Nure e Val Ceno, compreso tra i versanti settentrionali e occidentali dei monti Ragola e Ragolino, a sud, e gli abitati di Rocca e Cassimoreno, a nord, riveste notevole importanza sia per gli aspetti geologici e morfologici che per la presenza di flora spontanea rara, oltre che per l’alto grado di naturalità complessiva dell’area dovuta alla ridotta presenza umana. Gli imponenti affioramenti rocciosi della zona conservano evidenti testimonianze del modellamento glaciale loro impresso circa 100.000 anni fa, durante l’ultima glaciazione wurmiana

Il fianco nord-ovest del Ragola ospita, infatti, due circhi glaciali adiacenti, ai piedi dei quali si trova un ampio prato paludoso. Un terzo circo sovrasta dal versante nord-orientale del monte l’estesa conca acquitrinosa di Prato Bure. Un’altra depressione semi-circolare generata dai ghiacci, detta per l’appunto “l’Arco”, è presente sul lato nord-orientale del Monte Camulara, ai cui piedi un fitto bosco di faggi riveste diverse collinette moreniche.

L’azione erosiva degli antichi ghiacciai e l’alternanza delle fasi di avanzamento e ritiro degli stessi hanno modellato l’intera area secondo una serie di terrazzi successivi, intervallati da salti di pendenza: dai 1580 mt di Prato Bure si scende ai 1425 di Prato Grande, antico bacino lacustre ormai colmato e occupato da prateria d’alta quota; un’altra depressione un tempo invasa dall’acqua si trova a 1350 mt ed è denominata Prato Mollo (o Pramollo) proprio perché oggi è trasformata in torbiera, quasi asciutta d’estate ma acquitrinosa nelle stagioni piovose.

Da qui la lingua di ghiaccio scendeva ancora per poi dividersi: un ramo ha inciso il bacino oggi occupato dal lago Bino, incantevole specchio d’acqua costituito da due distinte conche lacustri divise da un colata di detriti rocciosi; l’altro si abbassava ancora a modellare l’ampio anfiteatro morenico che racchiude il lago Moo, in avanzato stato di interramento, per calare fino a Rocca.

Un ulteriore ghiacciaio scendeva dal Prato Grande lungo il corso del torrente Lardana, che forma la cascata dell’Aquila, una delle più belle del nostro appennino, imponente soprattutto in primavera. E’ così chiamata perché sulle rocce che la sovrastano un tempo nidificavano questi rapaci: si dice che un valligiano nell’ottocento sia riuscito a raggiungere un nido, da cui sottrasse un aquilotto che portò in dono a Maria Luigia d’Austria.

Più in basso la lingua glaciale incontrava un ramo minore proveniente dal versante nord del monte Camulara, che appunto per l’accentuata forma a semicerchio molto aperto porta la denominazione “l’Arco”; la discesa del ghiaccio si arrestava nei pressi dell’abitato odierno di Cassimoreno, ove si trovano altre torbiere e stagni temporanei, tra cui l’ampia area umida del Lagazzo.

Una caratteristica peculiare dell’intera zona, infatti, è l’estrema fratturazione dei rilievi che la sovrastano, di ofioliti fessurate e permeabili: queste immagazzinano moltissima acqua nelle falde poco profonde che, incontrando poco più a valle terreni impermeabili, danno origine a sorgenti abbondanti. Le acque sorgive allagano periodicamente le praterie adagiate nelle conche moreniche, che ospitano importanti rarità botaniche (come la drosera rotindifolia, pianta insettivora delle torbiere acide).

La camminata prende inizio a Cassimoreno, frazione di Ferriere (Pc) a 832 mt slm e a 54.5 km da Piacenza. L’itinerario ha uno sviluppo lineare di 18 km, tutti su sentieri interamente assistiti dai segnavia bianco-rossi del CAI; ha un notevole dislivello complessivo, di circa 850 mt, e raggiunge la quota massima  presso Prato Grande a mt 1429 slm; può essere percorso in circa 5 ore e mezza, al netto delle soste, ma i tanti punti di interesse e siti panoramici consigliano di prevedere per l’escursione un’intera giornata. Le quote a cui la stessa si sviluppa la rendono impossibile in caso di innevamento. Il tracciato proposto è privo di tratti realmente pericolosi o esposti ma è lungo e faticoso e presenta due tratti che richiedono attenzione: sotto le cascate un passaggio molto ripido è assistito da corrimano in acciaio; lungo il Prato Grande i segnavia sono lontani tra loro e possono creare problemi di orientamento in caso di scarsa visibilità.

DESCRIZIONE
La camminata prende inizio dall’abitato di Cassimoreno, in magnifica posizione tra secolari esemplari di castagni da frutto. Uno stradello lastricato tra i campi porta alla frazione di Roffi, di belle case in pietra; oltrepassate una fontana e una cappelletta la carraia diventa sentiero e si tuffa nella faggeta.
Alternando tratti quasi pianeggianti ad altri di decisa salita il percorso raggiunge una pietraia, divisa dal torrente Lardana dalla Rocca d’Aquila, un tempo sito di nidificazione di questo maestoso rapace.

Da qui si apre un notevole panorama che spazia, in primo piano, sui borghi di Roffi e Cassimoreno, ma comprende, all’orizzonte, le dorsali che separano la Val Nure dalla Val d’Arda, con i monti di Lama, Menegosa e Santa Franca, e dalla Val Trebbia, con il monte Osero e la chiesa di Cogno San Savino.
Da qui la salita si fa più ripida, fino a raggiungere il punto in cui il sentiero, scavalcato il torrente su di una passerella di tronchi, raggiunge la base delle cascate dell’Aquila, tra le più alte e più spettacolari dell’intero Appennino piacentino, di grande effetto scenografico soprattutto in inverno, quando sono ghiacciate, e nella stagione primaverile, perché ricche dell’acqua del disgelo.

Subito dopo il sentiero diventa realmente scosceso e impegnativo, e può venire percorso in sicurezza grazie ad un corrimano in cordino d’acciaio. La salita resta ripida fino a quando si raggiunge un cocuzzolo panoramico, da cui si ammira un buon tratto del fianco sinistro della Val Nure, dall’Aserei all’Osero; oltre, il crinale che divide Val Trebbia e Val Perino, con i monti Capra, Gonio e Belvedere. All’orizzonte la Pietra Parcellara. Ancora più a sinistra si riconoscono in lontananza il m. Carevolo e il m. Lesima.

Una breve discesa porta al pratone che prelude al lago Bino, uno dei maggiori laghi naturali della provincia: incastonato tra roccioni incombenti e il verde dei faggi, è reso ancor più affascinante, nei mesi di luglio e agosto, dalla splendida fioritura delle ninfee gialle che ne ricoprono gran parte della superficie.
Da qui una strada sterrata porta a contornare prima il Pramollo e poi il Prato Grande: entrambi laghi di origine glaciale, oggi completamente interrati e utilizzati come pascoli, ma ancora intrisi d’acqua nelle stagioni piovose. Un lungo giro lungo le pendici erbose del m. Camulara consente di contornare la prateria, dove la scarsità di sostegni disponibili rende più rado il segnavia, ma non crea problemi di orientamento particolari, se non in condizione di scarsissima visibilità.

Superati due eccellenti punti di osservazione, uno verso sinistra, sulla valle del torrente Lardana e sulla Roccaccia, l’altro verso destra, sulla parete settentrionale del m. Camulara, che presenta un perfetto circo glaciale dalla caratteristica forma di conca molto aperta, il tracciato entra nuovamente nella densa faggeta, calando costantemente tra le collinette moreniche. Raggiunta la sterrata di crinale che corre sul confine tra Piacenza e Parma si continua a scendere e, superate altre zone umide di antica origine, si ritorna al borgo di Cassimoreno.

Achille Menzani

NOTIZIE UTILI
A Cassimoreno si trova l’Osteria Dallavalle (tel. 0523-922264) e alcune fontane; anche a Roffi, a dieci minuti dalla partenza sono presenti due fontane; nei pressi del lago Bino si trovano tavoli per pic-nic e una sorgente, mentre a Prato Grande il rifugio Monte Ragola è aperto in estate solo la domenica (per info: proloco di Ferriere www.prolocoferriere.com )

La mappa

La scheda

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