Crisi, in Emilia cedono anche le imprese femminili

A fine giugno, erano 89.691: il 21,2 per cento del totale. Recessione e restrizione del credito determinano una leggera riduzione (-321 unità, -0,4 per cento). In calo ditte individuali, in crescita le società di capitale. Si riducono le imprese agricole, commercio e manifattura, aumenta l’auto impiego nella ristorazione, immobiliare e costruzioni.

La crisi economica incide anche sulla consistenza dell’imprenditoria in rosa che “tiene” ma risulta leggermente sbiadita. Al 30 giugno 2013 le imprese attive femminili erano 89.691, pari al 21,3 per cento del totale delle aziende regionali. Si registra quindi una leggera riduzione delle imprese “rosa” (-321 unità, pari allo 0,4 per cento), rispetto alla stessa data del 2012. Gli effetti della difficile congiuntura sono stati però ben più sensibili per le imprese non femminili, che sono risultate 5.286 in meno (-1,6 per cento). In Italia le imprese femminili (1.260.385) hanno subito una più ampia flessione (-0,9 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.

Meno intensa di quella rilevata in Emilia-Romagna la riduzione è stata solo in Trentino-Alto Adige, Toscana e Lombardia, compresa tra 0 e -0,2 per cento, ma è arrivata fino al -2,3 per cento in Liguria e al -3,1 per cento in Valle d’Aosta. La forma giuridica Le imprese più strutturate fanno fronte meglio alla crisi e al blocco del credito. Le società di capitale sono aumentate di 332 unità, +2,9 per cento, e sono il 13,3 per cento del imprese rosa. Le cooperative e i consorzi (+65 unità) continuano a fare registrare la crescita più rapida (+5,3 per cento). Il calo delle imprese femminili è da attribuire alle ditte individuali (-674 unità, -1,2 per cento). Le società di persone sono scese poco (-44 unità, -0,2 per cento).

Settori di attività economica Al decremento, seppur leggero, hanno contribuito principalmente la continua storica contrazione in agricoltura (-654 unità, -4,5 per cento) quindi le diminuzioni nel commercio (-112 unità, -0,4 per cento) e nella manifattura (-84 unità, -1,0 per cento). All’opposto, i maggiori contributi positivi sono derivati dall’auto impiego nei servizi di ristorazione (+183 unità, +2,5 per cento), dalle attività immobiliari (+84 unità, +1,3 per cento) e dalle costruzioni (+75 unità, +1,9 per cento).

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