L’omaggio a Scalabrini, la pioggia non ferma i pellegrini LE FOTO foto

Quasi 2mila le persone che hanno preso parte al pellegrinaggio promosso dalla Migrantes lombarda insieme alla diocesi di Piacenza-Bobbio con la collaborazione del Comune di Piacenza

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La pioggia e il freddo non hanno fermato i pellegrini giunti a Piacenza da tutta la Lombardia per rendere omaggio al beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini. Una invasione pacifica nelle vie del centro cittadino di immigrati cattolici provenienti un po’ da tutto il mondo che con le loro danze e i loro canti hanno riscaldato una Piacenza infreddolita nella prima vera domenica d’autunno. Nel fotoservizio di Prospero Cravedi alcuni momenti del corteo e della festa sotto ai portici di Palazzo Gotico, prima della celebrazione religiosa conclusiva in Duomo con l’omaggio all’urna restaurata di Scalabrini. In piazza presente anche il primo cittadino di Piacenza Paolo Dosi, che ha salutato i migranti.

Il pellegrinaggio è stato pensato per rendere omaggio al beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini, la cui tomba nella nostra Cattedrale è stata profanata nella scorsa primavera. E sono proprio le parole del beato Scalabrini, il “padre dei migranti”, a guidare la giornata: “La fede dei migranti, speranza per la Chiesa. Dove la gente lavora e soffre lì c’è la Chiesa”. Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905, per venire incontro alle necessità dei migranti fondò le Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo e ha ispirato la nascita delle Missionarie Scalabriniane Secolari e dei laici scalabriniani.

Quasi 2mila le persone che hanno preso parte al pellegrinaggio promosso dalla Migrantes lombarda insieme alla diocesi di Piacenza-Bobbio con la collaborazione del Comune di Piacenza. Sul piano operativo è stata la Caritas piacentina ad operare, mentre a coordinare l’intera inizativa è lo scalabriniano padre Mario Toffari, alla guida della Migrantes della nostra diocesi e superiore della Casa madre del suo istituto religioso a Piacenza.

La pioggia non ha consentito che si svolgesse un vero e proprio corteo degli immigrati suddivisi per paesi di provenienza. I rappresentanti dell’America hanno celebrato una preghiera nella chiesa di S. Antonino, mentre gli africani si sono diretti nella chiesa di San Francesco. Tappa in San Savino per gli europei, mentre gli asiatici hanno pregato in San Pietro. Tutti i gruppi si sono ritrovati in Piazza Cavalli.

“Si tratta di un evento che assume un significato particolare – ha detto il sindaco Dosi – in questi giorni, dopo i tragici fatti di Lampedusa ai quali abbiamo assistito inermi con la morte nel cuore, ancor più dopo quanto è emerso dal Consiglio d’Europa che ha definito la tragedia “evitabile” e ha sostenuto che l’Italia deve fare di più per gestire l’immigrazione e le richieste d’asilo”.

“Scalabrini fu tra i primi a capire il significato dell’accoglienza e la necessità dell’integrazione dei migranti in anni in cui l’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli emigrati italiani negli Stati Uniti, definiva i nostri connazionali come molti oggi, definiscono gli immigrati: “Si presentano di solito in due – commentava l’Ispettorato per l’Immigrazione – e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.

Dunque – conclude Dosi – molte analogie con il passato che ritorna e in questo senso Scalabrini svolse un apostolato intenso; fondò la Congregazione dei missionari di S. Carlo per gli italiani emigrati e la Società di S. Raffaele per l’aiuto materiale degli stessi. Ricordarlo domani diventa quindi non solo un momento simbolico di condivisione, ma anche un monito a farci riflettere sull’attualità del suo operato ancora oggi. E pertanto invito la cittadinanza in piazza Cavalli a prendere parte a un incontro che non solo è un modo per ricordare la figura di monsignor Scalabrini, ma anche per manifestare solidarietà e attenzione verso i migranti e la gente di Lampedusa, isola in cui ogni giorno si svolge un’importante e nobile battaglia a favore degli ultimi, purtroppo ignorata da tutti noi; in tal senso assume un significato di autenticità l’appello lanciato da un settimanale per conferire a quet’isola il Premio Nobel per la Pace”. 

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