Parco di Momeliano. Legambiente e Fai lanciano una petizione

Parco di Momeliano addio? Legambiente Piacenza e Fai delegazione di Piacenza informano sulla possibile cancellazione della speranza di realizzare un parco nell’ex polveriera di Rio Gandore, nel Comune di Gazzola (Piacenza) in Val Luretta. Un’ampia porzione di verde per decenni di proprietà militare.

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Parco di Momeliano addio? Legambiente Piacenza e Fai delegazione di Piacenza informano sulla possibile cancellazione della speranza di realizzare un parco nell’ex polveriera di Rio Gandore, nel Comune di Gazzola (Piacenza) in Val Luretta. Un’ampia porzione di verde per decenni di proprietà militare. 

Una speranza accarezzata da lungo tempo, da quando il Fai, 12 anni fa, promosse la raccolta di ben 7mila firme, seguita da numerose iniziative di entrambe le associazioni ambientaliste. Tale triste prospettiva – spiegano a Legambiente – è stata originata dalla richiesta del Comune di Gazzola di attribuzione dell’area per “valorizzazione in ottica di mercato”.

Legambiente Piacenza e Fai delegazione di Piacenza, per la destinazione dell’area a parco, hanno aperto la petizione “Salviamo Bosco Rio Gandore”. PER VISUALIZZARLA CLICCA QUI.

IL COMUNICATO DI FAI E LEGAMBIENTE

Attenzione, sta per essere cancellato per sempre il “parco” di Momeliano!

Ebbene sì, la frittata è fatta!  Ci riferiamo alla decisione del Comune di Gazzola, che ha chiesto al Demanio  l’attribuzione dell’ex polveriera di Rio Gandore, un km quadrato di bosco, incuneato nelle prime colline fra la val Trebbia e la Val Luretta, sotto il  Castello di Momeliano, non per attuarne la vocazione a parco o ad oasi naturale, ma come  “bene da valorizzare in ottica di mercato”; richiesta  accompagnata dalla previsione di “interventi volti a riquadrare l’opera e a cambiarne la destinazione urbanistica”.  Peggio di così non poteva andare.

A nulla son valse la raccolta di ben 7.000 firme promossa dal FAI circa  dodici anni fa, di incontri pubblici per sondare le intenzioni degli amministratori comunali e provinciali, di una pubblicazione scientifica da parte dell’Università Cattolica di Piacenza che ne suggeriva la trasformazione in un “osservatorio permanente per studi e osservazioni strettamente scientifiche vegetazionali”, il riconoscimento dell’area come “nodo ecologico” nel PTCP, escursioni e sopralluoghi per farne conoscere i caratteri naturalistici, le ricerche scolastiche, la proposta di Legambiente e FAI per istituirvi un nuovo SIC (Sito di Importanza Comunitaria); tutto cancellato con un semplice tratto di penna su uno scarno modulo burocratico.

E’ così che l’Amministrazione di Gazzola decide di trasformare uno straordinario polmone verde, a soli 15 km dal capoluogo, in un suolo da valorizzare “in ottica di mercato”. Come se già non bastassero i milioni di metri quadrati cementificati negli scorsi anni di bolla edilizia, e gli oltre 20 milioni di m² urbanizzabili previsti dai nuovi Piani Comunali (PSC) nella Provincia di Piacenza. Come se l’aria che respiriamo nella pianura padana, fra le più inquinate del mondo, non richiedesse drastici interventi di risanamento, di creazione o almeno di mantenimento delle aree boscate e naturali ancora esistenti.

Una decisione che lascia allibiti. Il Comune, volontariamente,  mette a rischio  una parte prezioso del suo territorio, che avrebbe potuto acquisire a titolo gratuito, aprendo di fatto le porte all’acquisto da parte di privati, e lo fa accampando la scusa di non poter sostenere le spese per la manutenzione dell’area.

La Ex Polveriera di Rio Gandore è di fatto un’area già pronta per diventare un’oasi naturale e fruibile per la collettività, quasi interamente cintata, con un perimetro facile da definire e totalmente disabitata all’interno. E’ inoltre uno degli ultimi grandi boschi affacciati alla pianura e collocata in un’area a rischio di forte urbanizzazione. Deve restare un polmone verde a  tutela degli interessi collettivi, bene comune a disposizione delle generazioni future e non  terra di conquista di appetiti speculativi.

UN APPELLO:

A questa politica miope, a questo furto di futuro verso le prossime  generazioni, noi diciamo un NO secco e invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, le organizzazioni religiose impegnate nella salvaguardia del creato, la società civile piacentina in tutte le sue articolazioni,  a unirsi in un’azione decisa ed efficace per indurre l’Amministrazione Comunale a mutare i propri propositi e a chiedere invece l’attribuzione dell’ex polveriera a titolo NON ONEROSO per destinarlo a “finalità pubblico-sociali ad uso diretto della collettività”, ai sensi del D.L. 69 del 21 giugno 2013.

Chiediamo anche che l’Amministrazione Provinciale e la Regione escano dal limbo di posizioni artatamente asettiche e neutrali  e facciano la loro parte, operando con impegno e convinzione per la realizzazione concreta della Rete Ecologica Provinciale e per la tutela delle oasi vegetazionali ancora esistenti, che dovrebbero rappresentare il vanto del nostro territorio e anche uno strumento insuperabile di rilancio turistico e di sviluppo ecosostenibile della nostra collina, da considerare non come area edificabile ma come giardino comune.

Si passi dalle parole della pianificazione ai fatti reali.

In un momento in cui la Politica è in profonda crisi  ed è al minimo la fiducia dei cittadini nella gestione della cosa pubblica da parte delle amministrazioni locali, vogliamo pensare che ci sia ancora una speranza per il nostro territorio e che ogni ente locale e la politica torni a fare la sua parte , ma sopratutto il Comune di Gazzola modifichi la sua decisione a favore della tutela del territorio e del bene dei propri cittadini.

FAI (delegazione di Piacenza)                
Legambiente  Piacenza (Circolo Emilio Politi)

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