Scommessopoli, via alla causa in tribunale. Il Piace chiede 7 milioni di danni foto

E’ la richiesta del vecchio Piacenza Calcio nei confronti dei giocatori biancorossi coinvolti nello scandalo del calcioscommesse: Gervasoni, Cassano, Conteh, Sbaffo, Rickler, Catinali e l’ex direttore sportivo Franco De Falco

Si è aperta martedì mattina con la prima udienza al Tribunale Fallimentare di Piacenza la causa intentata dalla curatela fallimentare del vecchio Piacenza Calcio nei confronti dei giocatori biancorossi coinvolti nello scandalo del calcioscommesse: Gervasoni, Cassano, Conteh, Sbaffo, Rickler, Catinali e l’ex direttore sportivo Franco De Falco. Sei giocatori a cui i curatori fallimentari, Spezia e Montanari, chiedono il pagamento in solido di 7 milioni di euro, considerando che all’ex portiere Cassano è già stato fatto un sequestro conservativo di beni pari a 600mila euro. L’udienza, iniziata intorno alle 12, è stata aggiornata al prossimo 9 luglio.

Presenti al Tribunale il curatore fallimentare Franco Spezia e l’avvocato Daniele Pezza per il Piacenza, mentre per la controparte si registra solo la presenza degli avvocati difensori dei giocatori e dell’ex Direttore Sportivo De Falco. «Questa prima udienza sarà interlocutoria – ci ha spiegato Franco Spezia poco prima di entrare in Tribunale – il nostro obiettivo, con questo procedimento, è il riconoscimento di un risarcimento danni per il chiaro inadempimento contrattuale provato dall’illecito sportivo di cui sono accusati ex giocatori e dirigenti». LEGGI LE PAROLE DELL’AVVOCATO PEZZA

LA RICHIESTA – La cifra stimata dai curatori fallimentari è data dai mancati introiti televisivi, dal danno per la retrocessione dalla Serie B alla Lega Pro, da quello patrimoniale e per la svalutazione e la mancata vendita. Una posizione che non sarà facile da portare avanti perché la posizione dei tesserati è diversa, a partire da Conteh che ha ammesso la combine ai tempi dell’Albinoleffe ma mai per le partite del Piacenza, Sbaffo si è sempre detto estraneo ai fatti mente Catinali, Rickler e De Falco sono stati condannati dal Tnas «soltanto» per omessa denuncia e quindi, di fatto, sono stati considerati estranei al gruppo dedito all’alterazione delle partite.

La difesa incentrerà la sua tesi proprio sul fatto che questi giocatori non possono essere considerati responsabili delle penalizzazioni e gli stessi avvocati contestano le richieste dei curatori fallimentari.

Per gli avvocati della difesa il Piacenza è fallito non per il comportamento illecito dei giocatori ma per demeriti sportivi e per la cattiva gestione economico-patrimoniale del club, fatto certificato l’estate scorsa anche dalla Giustizia Sportiva e che avevamo ampiamente raccontato su queste colonne.

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