Chiude la Sandvik a San Polo, Cavalli (Lega) “Basta esproprio del lavoro”

Altro duro colpo al mercato del lavoro piacentino. La multinazionale svedese Sandvik Machining Solutions ha infatti annunciato il piano di chiusura della sede di San Polo di Podenzano, dove vengono prodotti utensili da taglio per lavorazioni industriali, che impiega 57 lavoratori

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Altro duro colpo al mercato del lavoro piacentino. La multinazionale svedese Sandvik Machining Solutions ha infatti annunciato il piano di chiusura della sede di San Polo di Podenzano (Piacenza), dove vengono prodotti utensili da taglio per lavorazioni industriali, che impiega 57 lavoratori.

“La produzione – spiega l’azienda in una nota ufficiale – sarà trasferita ad altre unità produttive del gruppo. Il piano dell’azienda prevede un’ottimizzazione dei costi di produzione attraverso il consolidamento in un numero minore di impianti produttivi. L’analisi della capacità produttiva di Piacenza evidenzia un limite dato dalle dimensioni dell’impianto, da qui il piano di trasferire la produzione”.

Secondo quanto annunciato da Sandvik, che ha iniziato le consultazioni con le organizzazioni sindacali, la chiusura definitiva dell’impianto piacentino è prevista per la fine del 2014, e riguarda tutta la forza lavoro.

Intervento di Stefano Cavalli, consigliere regionale della Lega Nord 
 

No all’ennesimo esproprio del lavoro”. Il consigliere regionale leghista Stefano Cavalli, in una risoluzione, chiede alla Regione di tentare tutte le strade possibili per scongiurare la chiusura della Sandvik di San Polo, che minaccia 57 dipendenti e “altrettante famiglie”, rimarca l’esponente del Carroccio. 

In primis c’è la richiesta di “attivare un tavolo regionale, coinvolgendo i vertici societari, i sindacati e le istituzioni” per “individuare percorsi alternativi alla chiusura dello stabilimento” e per “ottenere le maggiori garanzie possibili per i dipendenti”. 

“Una notizia triste e preoccupante – dice Cavalli – di questo passo il territorio piacentino, a tradizionale vocazione produttiva e giudicato storicamente un gioiello sotto il profilo industriale, rischia la desertificazione aziendale”. “La mediazione istituzionale della Regione è necessaria – dice Cavalli – soprattutto in situazioni in cui – purtroppo sono sempre più frequenti – a decidere sono i vertici di multinazionali che hanno sede all’estero e che, troppo spesso, trattano i territori come fossero scacchiere o mappe di un risiko”.

 

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