Da Cassinari a Morlotti, ecco i “Quadri di una Collezione” della Fondazione FOTO foto

Dall’11 Aprile nella Sala espositiva di Palazzo Rota Pisaroni in mostra una selezione di opere di proprietà dell’ente

Nella Sala espositiva di Palazzo Rota Pisaroni la Fondazione di Piacenza e Vigevano è stata inaugurata Quadri di una Collezione. Fino al 30 maggio viene esposta al pubblico una selezione di opere facente parte della collezione d’arte di proprietà dell’ente. Sette i pittori protagonisti di questa mostra: Giorgio Bellandi, Rinaldo Bergolli, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Franco Francese, Ennio Morlotti e Ludovico Mosconi.

La mostra racconta il fermento che accompagna la rinascita culturale dell’Italia negli anni successivi al dopoguerra, in un periodo compreso tra il 1945 e l’aprossimarsi degli anni Sessanta. Fermento che al visitatore giunge attraverso i richiami alle contemporanee esperienze in campo musicale, letterario, architettonico e teatrale.

Si schiude una visuale su un gruppo coerente di opere la cui origine ideale e intima qualità sono inscritte nel periodo più fragile dell’arte italiana, quando indirizzi formali e politici diversi si offrirono alla luce così velocemente da risultare, nel tempo, indistinti. Una costellazione di correnti, di gruppi e di sigle nascono, si intrecciano, si distinguono e si fondono: astrattismo, nuovo realismo, l’espressionismo leggero di «Corrente» e poi l’intricata foresta dell’Informale italiano, nella quale confluiranno i manifesti teorici precedenti, divenuti improvvisamente vecchi già a metà degli anni Cinquanta.

La svolta dell’arte è nelle forme e nei contenuti, coincide con il tempo della ricostruzione civile e morale dell’Italia e del primo sviluppo economico dopo la guerra. La nazione è nuovamente industrializzata e compresa in un disegno mondiale favorevole allo scambio, mentre le tendenze dell’arte nascono e scompaiono a seconda delle evenienze politiche e delle occasioni rappresentate dal ritorno alle grandi mostre, dai nuovi manifesti ispirati alla modernità tecnologica; dal confronto con le avanguardie mondiali che ora si affermano a New York e non più a Parigi.

Autori e opere sono accomunati anche da una netta appartenenza di origine all’area milanese e lombarda. Sono espressione di una linea dell’arte (e della letteratura) che ha radici addirittura negli anni di Caravaggio, ma che ora, nell’Italia liberata e infine moderna, si rinnova rovesciando il paradigma naturalista – di arte della realtà, che l’aveva distinta e consolidata per secoli – in visione razionalista e progettuale: è la mentalità politecnica lombarda che sa esprimersi mescolando i linguaggi cosiddetti alti e bassi della cultura.

Quadri di una collezione allude a una collezione interrotta e quindi ancora da ragionare, di cui il gruppo di opere che verranno esposte doveva costituire le prime pagine e che può continuare in più direzioni.

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