L’angolo di Nereo: Uomini piacentini e autolavaggio

La verità sugli uomini e il loro "secondo amore": ecco le riflessioni di Nereo Trabacchi. 

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La verità sugli uomini e il loro “secondo amore”: ecco le riflessioni di Nereo Trabacchi, scrittore, viveur e anche blogger 

Con l’arrivo della bella stagione, c’è chi ama praticare il birdwatching; io osservare altri fenomeni.
 
Dopo aver affrontato la scorsa settimana, il delicatissimo argomento delle coppie di donne in tuta, che invece di correre, passeggiano e chiacchierano con la felpa legata in vita, (se avete perso questa perla, la trovate qui http://nereotrabacchi.wordpress.com/2014/04/29/le-ragazze-di-corsa/), in questi giorni, grazie al persistente bel tempo, un altro eccezionale evento stagionale ha attirato la mia attenzione. Passando accanto ai sempre più numerosi autolavaggi a gettone, sono stato fortemente attirato e incuriosito da quella fantastica categoria di uomini, che costringe le proprie donne, ad assistere allo spettacolo di loro, sudati, concetratissimi, vestiti di bermuda e montati dalla forte competizione con il vicino di box/loculo, mentre lavano il loro “secondo amore”: la macchina.
 
Ci sono quelli che arrivano, cambiano un solo gettone, e da veri campioni della disciplina riescono a dare un “colpo veloce” al 100% della carrozzeria, per togliere il grosso, e poi scappare con la prima inserita fino a 300 metri, nella convinzione che la macchina così si asciughi. Molti di loro arrivano già con il gettone in tasca, cambiato la volta precedente, e conservato nel posacenere insieme a quello per lo sconto del Signor Gelato. Poi ci sono i precisi, quelli che lavorano con almeno tre gettoni, conoscono benissimo le tempistiche di erogazione dei diversi servizi, (getto acqua calda, insaponatura, sciacquatura e asciugatura/aspirazione interni), e terminano allo scoccare preciso del tempo a loro disposizione. E poi c’è lui: il fanatico. Cinque gettoni, tempo medio minimo 25 minuti, orientativamente stesse caratteristiche del “preciso”, ma con in più in dotazione un personale e fornitissimo cestello di prodotti per toelettatura, comprato con metodo scientifico nel reparto auto dell’Auchan. Come sopra accennato, molti di loro hanno in comune questa strana abitudine: portarsi appresso le donne. Anche loro ovviamente costrette a dividersi in categorie in base alle caratteristiche del loro maschietto lavatore. Se il loro uomo dominante è quello con un solo gettone, spesso rimangono tristemente chiuse in macchina, a godersi lo spettacolo dello sguazzarone, immaginando piova fortissimo, e lo salutano da dietro il vetro con reciproci scambi di amari e infantili sorrisi. Ho visto anche casi di manine alzate che salutavano dall’interno. Se sono accompagnate da quello che ha tre gettoni, devono per forza scendere perché sarebbero nei piedi durante la fase aspirazione tappetini e rimanendo nelle adiacenze della macchina, restano ferme, in piedi, a guardare i muscoli del maschio dominante guizzare sotto la t-shirt mai bagnata grazie all’abilità, che destreggiano le lance del lavaggio come bastoni di majorette. Pochissime di loro hanno osato alzare un dito laccato per indicare un punto della carrozzeria e dire: “Amore, hai lasciato indietro un pezzetto lì. Poi si vede…” E poi c’è lei, la donna del fanatico, che non solo scende portandosi con sé la borsetta nell’assurdo timore che le venga sottratta, o peggio si bagni, ma che deve rimanere per oltre 25 minuti sotto l’ombra dell’unico cespuglio nel raggio di chilometri, e che nell’attesa, a causa della mancanza di Wi-fi, è costretta a spendere alcuni spicci, per fare due chiacchiere con la Puccy, la Patty, la Sussi o la Fiffy: “Non immaginerai mai dove mi ha portata…”

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