I “Benedetti Ragazzi” in scena al S. Matteo con “Il contratto” foto

E’ un adattamento de “Il Mercante di Venezia” messo in scena dallo scrittore Maurizio Caldini e i Benedetti Ragazzi del liceo S.Benedetto

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LA VENDETTA E’ INCOMPIUTA NEL “IL CONTRATTO” DI CALDINI

In scena al S. Matteo un adattamento de “Il Mercante di Venezia” messo in scena dallo scrittore Maurizio Caldini e i Benedetti Ragazzi del liceo S.Benedetto

Fino a che punto la vendetta di chi è discriminato è giustificata e giustificabile dai torti che ha subito? Se lo chiedono Maurizio Caldini (penna e regista dell’atto unico adattato del Mercante di Venezia di Shakespeare) e il suo Shylock (lui stesso in scena) mentre affila il coltello con rumore sinistro. La lama dell’ austero ebreo bistrattato che sfrega il ferro, è pronta ad affondare nelle carni vicine al cuore del suo eterno nemico: un cristiano abituato a trasformare il denaro in regali e benessere, suo e degli amici.

Ma qualcosa lo ferma: una sentenza – dettata da voce di donna sotto mentite spoglie (che agisce a fin di bene soprattutto per salvare il suo matrimonio) –, che gli impedisce di far sgorgare sangue da un corpo ferito. Impossibile. L’ebreo si arrende, le coppie tornano felici ai loro nidi, i contratti e le obbligazioni si sciolgono in nome dell’amore.

Caldini, con i Benedetti Ragazzi (il laboratorio teatrale del liceo S.Benedetto) quest’anno si sono misurati con “Il Contratto”, la scorsa sera al teatro San Matteo, e ne hanno offerto un’interpretazione da professionisti, perfettamente all’altezza dell’opera del Bardo. La regia ha voluto mettere l’accento sull’approfondimento psicologico dell’ambivalenza dei personaggi, mai del tutto buoni e mai del tutto cattivi. Ognuno dei giovani attori ha fatto brillare il suo personaggio per intensità e misura.

Ottimi gli equilibri; potenti ma pacati i mercanti veneziani, che vivono nell’agio e in una intuita eleganza di modi e di costumi, spergiurando amore un po’ per interesse e un po’ per passione. Si parla d’amicizia, ma si cospira, si parla d’amore ma ci si riflette in uno specchio che rimanda solo l’unica immagine che conta: quella di noi stessi.

Gli affaristi rinascimentali passeggiano per ponti e calli illuminati di una luce fioca, ascoltano notizie dei velieri arrivati in porto con alterne fortune, sospirano per mercanzie e ricchezze che vanno e vengono sulla via dell’Oriente, stringono amicizie, giurano vendette e si innamorano. Anche tra ebrei e cristiani. Ci si tradisce, si formano nuove alleanze (anche religiose) e anche i discriminati – palesemente cattivi e indifendibili – finiscono per avere le loro ragioni.

“Credo che nel lavoro che ci ha spinti ad essere gruppo, in un viaggio sublimato nella rappresentazione – ha sottolineato Caldini, parlando del laboratorio teatrale –, tutti abbiamo condiviso una grande speranza: quella di avere le potenzialità per essere migliori di quello che siamo e, soprattutto, di quello che pensiamo di essere. Quello che ci aspetta è più in là, è quel luogo che abbiamo rinunciato ad attraversare perché oltre la nostra portata presunta. Ma quello è un posto che possiamo raggiungere, o almeno abbiamo l’obbligo morale di tentare raggiungere. Un obbligo verso noi stessi, prima di tutto”.

Sul palcoscenico: Maurizio Caldini (Shylock), Stefano Dallavalle (Bassanio), Stefano Avanzi (Antonio), Davide Sckokai (il Doge di Venezia), Giada Segalini (Porzia), Alessandra Arzani (Graziano), Francesca Dossi (Nerissa), Leydi Jhoanna Dodi (Gessica), Rodolfo Bossio (Solanio), Cristian Iudicello (Lorenzo), Pasquale Vito (Tubal), Gianni Zagliani (Solanio). Ad introdurre la serata, il preside del liceo San Benedetto, Giulio Boledi.
i.m.

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