Sajjad, stagista speciale di PcSera.it “Tra morte e fame, ecco il lungo viaggio di Zain”

Pubblichiamo oggi la seconda parte del racconto scritto per noi da Sajjad Hussain, rifugiato pachistano in stage presso la redazione di PiacenzaSera.it, grazie alla collaborazione attivata dal consorzio Sol.Co di Piacenza. Il progetto viene finanziato dal fondo Fer, Fondo Europeo per rifugiati. Qui potete trovare la prima parte del suo racconto. Sotto, invece, ecco la seconda parte della storia. 

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Pubblichiamo oggi la terza parte del racconto scritto per noi da Sajjad Hussain, rifugiato pachistano in stage presso la redazione di PiacenzaSera.it, grazie alla collaborazione attivata dal consorzio Sol.Co di Piacenza. Il progetto viene finanziato dal fondo Fer, Fondo Europeo per rifugiati. Qui potete trovare la prima parte del suo racconto. Qui invece trovate la seconda parte della storia. In fondo ecco la terza parte della storia di Zain, testo raccolto da Sajjad Hussain.

Avevano po’ di cibo da mangiare ma era così poco che era quasi finito nonostante il viaggio continuasse e nemmeno sapevano quando sarebbe finito. A volte capita che qualche essere umano dimentichi tutti i suoi piccoli problemi perché è costretto ad affrontarne uno più grande. A volte i grandi problemi ti rendono consapevole di quello che sta succedendo intorno a noi. 
Nel cammino che Zain aveva intrapreso, c’erano anche alcuni afgani, alcuni erano giovani e alcuni molto vecchi. In qualche modo i giovani riescono a tollerare le difficoltà connesse a questo viaggio, ma chi è  vecchio, a volte, rischia di fare sforzi immani. 
C’era anche un padre con il suo figlio, in quel viaggio da più di 27 giorni. 
Improvvisamente il vecchio iniziò a non sentirsi bene. Che cosa si poteva fare? Non c’erano medici presenti, né le medicine erano disponibili e, soprattutto, doveva continuare il suo viaggio. Il vecchio non era in grado di continuare e non era in grado di tornare indietro. 
A causa di tutte queste situazioni, purtroppo, il vecchio morì. 
Il viaggio non stava andando bene, e quando un figlio si trovò costretto assistere impotente alla morte di suo padre, Zain, non aveva parole da dire in proposito, non era in grado di descrivere cosa potesse provare. Il ragazzo aveva quasi 20 anni e si confrontava anche con il grave problema di dove lasciare il corpo di suo padre, perché gli altri compagni di viaggio, volevano proseguire il loro cammino. Alla fine, decisero di scavare una fossa e seppellire così il corpo del vecchio, e anche il figlio fu d’accordo a continuare il suo percorso con altri. 
Così lasciarono quel luogo, quella zona piena di grandi montagne. 
Dopo alcune ore erano stremati dalla fatica e quindi cercarono di riposare un po’. 
Il loro viaggio non era un viaggio normale, era pieno di pericoli e pieno di avventure. 
Dopo avere ottenuto po’ di riposo si rimisero in cammino, ma improvvisamente un età ragazzo, appena adolescente, cadde (era una zona montuosa) e malgrado gli altri cercassero di raggiungerlo per aiutarlo, si accorsero che la sua gamba era rotta e per lui era impossibile proseguire il viaggio. 
Così qualcuno disse che era necessario lasciarlo lì, e proseguire così con il resto del gruppo il viaggio, ma qualcuno si oppose. La maggioranza, compreso Zain, ricordò che nel loro percorso avevano già lasciato dei morti e, pertanto, non potevano lasciare morire anche questo ragazzo. 
Spontaneamente, uno del gruppo di Zain ha accettato la responsabilità del giovane ragazzo e dopo aver superato un lungo e difficoltoso periodo di tempo, riuscirono con successo ad arrivare in ospedale e così il ragazzo potè essere ricoverato. 
Quando giunsero in ospedale erano davvero felici perché  almeno avevano salvato la vita di qualcuno nonostante loro stessi si trovavano stanchi, provati, malati a causa delle difficoltà affrontate in questo viaggio, nonostante, in alcuni momenti, si fossero trovati con pochissimi soldi per comprare qualcosa da mangiare. 
Qualcuno aveva febbre alta, qualcuno si era rotto le gambe, qualcuno era stato ferito e quasi tutti avevano sete e fame e dolori enormi. 
Il giovane ragazzo, ad esempio, si era rotto la gamba ed era gravemente ferito, non era in grado di camminare pur desiderandolo fortemente e si domandava se uno giorno potesse camminare nuovamente.
Così, dopo 45 giorni duri il loro viaggio si concluse quando arrivarono ad Ankara la capitale della Turchia. 
Dopo tutte queste difficoltà, una volta arrivati in Turchia, vengono a sapere che lì, la vita non è così facile. 
Hanno affrontato difficoltà e disagi enormi perché non avevano né documenti né denaro, e dopo un solo giorno Zain fu arrestato dalla polizia perché gli era stato chiesto di mostrare i suoi documenti che però non aveva con sé, così gli chiesero soldi che però non aveva e così lo arrestarono e lo portarono in prigione per sei mesi.
 
(3- segue) 

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