Carini (Pd) “Approvata legge su cooperazione sociale”

Oggi, martedì 15 luglio, l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato la nuova Legge Regionale di riordino della cooperazione sociale. 

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Oggi, martedì 15 luglio, l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato la nuova Legge Regionale di riordino della cooperazione sociale “Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Abrogazione della Legge Regionale 4 febbraio 1994, n. 7 “Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale, attuazione della Legge 8 novembre 1991, n. 381” presentata in Aula dal Consigliere Marco Carini (PD).
 
“Innanzitutto – spiega Carini – vorrei esprimere piena soddisfazione per il risultato raggiunto, frutto di molti mesi di intenso lavoro, caratterizzato non solo dalla condivisione del percorso da parte di tutti i colleghi Consiglieri del PD e degli Assessorati interessati, ma anche dalla ampia e significativa partecipazione delle parti sociali, delle pubbliche amministrazioni, delle centrali cooperative, delle organizzazioni sindacali, degli enti di formazione e di tutto il terzo settore più in generale”.
 
“Il testo approvato oggi – continua Carini – reca integrazioni e modificazioni, anche sostanziali, a quello originariamente presentato in Commissione. Le numerose e positive sollecitazioni pervenute in questi mesi hanno consentito di giungere ad una riformulazione del testo che sapesse raccogliere e sintetizzare le esigenze dei vari soggetti direttamente interessati, nonché correggere le criticità dagli stessi evidenziate”.
 
“Vent’anni fa, proprio nel 1994, – prosegue Carini – la nostra Regione, sulla scorta dell’allora nuova normativa statale, emanava la Legge 7 sulla cooperazione sociale al fine di disciplinare e sostenere un settore, all’epoca di carattere prettamente sociale, che nel tempo si era affermato come indispensabile supporto al Pubblico nell’erogazione dei servizi e nella gestione delle marginalità. Oggi – sottolinea Carini – quella legge necessitava di una riscrittura. In primo luogo perché da allora sono completamente cambiate le modalità degli affidamenti diretti e degli appalti, con la disciplina regionale dell’accreditamento dei servizi da un lato, il codice statale degli appalti dall’altro e le norme europee dei sopra e sotto soglia a chiudere il cerchio”.
 
“Mi preme però sottolineare in modo altrettanto chiaro che quello che abbiamo perseguito non è solo un adeguamento normativo. Alla base della rielaborazione della Legge c’è una precisa presa di coscienza dell’evoluzione che da allora ad oggi ha subito la cooperazione sociale. La dimensione imprenditoriale di questo settore si è sviluppata a livelli tali da essere ormai imprescindibile. E ciò significava dovere fornire strumenti nuovi allo sviluppo d’impresa, perché le cooperative sociali, che oggi derivano l’88% delle proprie entrate dai rapporti con gli enti locali, potessero camminare con le proprie gambe e riuscire a coniugare finalità sociale, che ne è e resta l’anima, e risultati economici”.
 
“Oggi in Emilia-Romagna operano 920 cooperative sociali con 2.530 unità locali e 37.646 dipendenti, con una crescita del 16,2% nel quinquennio 2007-2012. Non solo, più del 77% degli addetti è assunto con contratto a tempo indeterminato e quasi il 76% di questi è costituito da donne, mentre l’8% appartiene a categorie svantaggiate, con una punta del 20% nella Provincia di Forlì-Cesena. Volendo approfondire ulteriormente, non possiamo non sottolineare come nelle cooperative cosiddette di tipo B il numero di lavoratori svantaggiati arrivi al 40% del totale, ben al di sopra della soglia del 30% stabilita dalla legge 381”.
 
“Un’altra considerazione posta alla base della proposta – sottolinea Carini – nasceva dalla constatazione del ruolo assunto in questi anni dalla cooperazione sociale nell’erogazione dei servizi per conto del Pubblico. Si tratta di un rapporto che ha permesso alle Istituzioni di consolidare ed ampliare l’offerta pubblica di welfare, mantenendo saldamente in capo a sé il controllo della programmazione e della verifica dei risultati all’interno del sistema integrato pubblico-privato dei servizi a rete. La funzione pubblica svolta dalle cooperative sociali infatti contribuisce all’efficace gestione del sistema di welfare pubblico da parte delle Istituzioni, mettendo a disposizione risorse umane ed economiche a costi contenuti e lasciando il timone saldamente in mano alle stesse”.
 
Composta di 28 articoli, la nuova Legge interviene su più ambiti: dall’istituzione dell’Albo regionale alla determinazione delle forme di partecipazione della cooperazione sociale al sistema integrato di interventi e servizi alla persona; dall’individuazione dei criteri di affidamento e conferimento dei servizi alle misure di promozione, sostegno e sviluppo della cooperazione sociale.
 
“Relativamente all’Albo regionale – rimarca Carini – mi preme sottolineare come, pur riprendendo dalla precedente Legge la divisione in sezioni, oggi venga aggiunta la possibilità della doppia iscrizione alle sezioni A e B e viceversa, e venga altresì regolamentata in maniera puntuale la modalità con cui una cooperativa sociale extra-regionale potrà venire a svolgere servizi in Emilia-Romagna, una volta verificatone il possesso dei medesimi requisiti necessari per l’iscrizione all’Albo. Affinché l’Albo non sia solo un mero elenco dei soggetti operanti in Regione, ma diventi anche strumento di trasparenza e qualità, alle cooperative sociali iscritte sarà richiesto annualmente di presentare alla Regione il bilancio d’esercizio, il bilancio sociale ed una relazione che dia conto dell’attività svolta, della composizione e della variazione della base sociale e del rapporto tra numero di soci ed altri dipendenti e collaboratori, nonché la dichiarazione degli Enti previdenziali attestante la regolarità dei versamenti relativi ai soci lavoratori ed ai soci dipendenti”.
 
Radicalmente rivisitata è la normativa degli affidamenti diretti e degli appalti, con una netta distinzione fra i casi in cui la legge consente di affidare direttamente il servizio alle cooperative sociali di tipo B per l’inserimento di soggetti svantaggiati in virtù della riconosciuta la capacità di generare inclusione sociale e del forte legame col territorio e quelli in cui invece è necessaria la gara, che dovrà essere caratterizzata dalla presenza di clausole sociali per la Regione e gli Enti ed Aziende da essa dipendenti.
 
Tra le forme di promozione ed incentivazione delle cooperative sociali sono previsti: la costituzione di un fondo rischi consortile per il sostegno a varie misure creditizie; contributi ai datori di lavoro per nuove assunzioni di persone nelle categorie protette fino al 30% del costo effettivo della retribuzione (elevabile al 70% in caso di assunzione di ex degenti psichiatrici o disabili con invalidità superiore ai due terzi); la possibilità di fruire dei servizi erogati dalla struttura regionale di acquisto.
 
Viene inoltre confermata, senza oneri per bilancio regionale, una Commissione consultiva con la finalità di collaborare con la Giunta regionale in materia sociale, sanitaria, educativa, di formazione professionale e di sviluppo dell’occupazione, favorendo il raccordo tra le politiche regionali e il ruolo svolto dalla cooperazione sociale in tali ambiti.

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