Sajjad, stagista speciale di PcSera.it “Zain nell’inferno dei barconi verso l’Italia”

Pubblichiamo oggi la quarta del racconto scritto per noi da Sajjad Hussain, rifugiato pachistano in stage presso la redazione di PiacenzaSera.it, grazie alla collaborazione attivata dal consorzio Sol.Co di Piacenza. Il progetto viene finanziato dal fondo Fer, Fondo Europeo per rifugiati. Qui potete trovare la prima parte del suo racconto. Sotto, invece, ecco la seconda parte della storia. 

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Pubblichiamo oggi la quarta parte del racconto scritto per noi da Sajjad Hussain, rifugiato pachistano in stage presso la redazione di PiacenzaSera.it, grazie alla collaborazione attivata dal consorzio Sol.Co di Piacenza. Il progetto viene finanziato dal fondo Fer, Fondo Europeo per rifugiati. Qui potete trovare la prima parte del suo racconto. Qui invece trovate la seconda parte della storia e qui la terza. In fondo ecco la quarta e penultima parte della storia di Zain, testo raccolto da Sajjad Hussain.

In quel luogo tutto era strano per lui, perché non aveva più i suoi compagni e amici e non era in grado di capire e parlare quella lingua così diversa, i membri della sua famiglia erano lontani, in Pakistan e non erano in grado di aiutarlo. L’ultima volta che Zain riuscì a chiamare la sua famiglia era quando si trovava in Iran chiedendo loro soldi per pagare i rapitori. Da quel momento in poi non riuscì più a mettersi in contatto e chiamare la sua famiglia. Dopo 6 mesi quando fu rilasciato dalla prigione non era in grado di fare nulla e nemmeno era in grado di tornare in patria.

Era deluso, era stanco di vivere, pensava che in questo grande mondo non c’era nemmeno un piccolo posto per lui. Dopo aver passato qualche giorno così, qualcuno gli disse di andare in Italia che poteva essere il luogo adatto per lui e così, Zain, prese coraggio e decise di venire in Italia. Raggiungere l’Italia per lui non era facile: ha dovuto attraversare molti paesi, sempre senza un documento.

Così durante il tragitto, trovò un gruppo di persone che volevano andare in Grecia e si unì a loro. Prima di arrivare in Grecia, quando decisero di partire dovettero anche decidere come raggiungere la Grecia perché due sono i modi: uno per terra e il secondo in nave. Decisero, quindi, di andare con una nave o con una piccola barca così Zain andò a raccogliere informazioni su come si potesse parlare con quelle persone che fanno questo business e finalmente trovò una persona che era in grado di parlare con lui ei suoi amici portandoli in Grecia.

Zain e i suoi compagni, andarono da lui, furono “esaminati” e il proprietario della barca disse loro di aspettare, che li avrebbe informati quando sarebbe stata la data esatta di partenza. Aspettarono, e dopo alcuni giorni “l’agente” chiamò Zain e disse lui che potevano recarsi al porto per partire per la Grecia: Zain era molto felice quando arrivò al porto. “L’agente” però gli disse che proprio quel giorno c’erano molte persone, e pertanto non poteva partire per la Grecia e bisognava ancora aspettare.

Così, dopo aver passato un’intera settimana, trovò un altro agente che gli disse che poteva aiutarlo a raggiungere l’Italia e Zain tornò di nuovo a essere molto felice. Dopo alcuni giorni Zain fu chiamato: il ragazzo e i suoi compagni lasciarono la Turchia per l’Italia e Zain aveva paura, perché questo era il suo primo viaggio in mare e con una piccola barca, sulla quale si trovavano tante persone provenienti da diversi paesi.

Dopo qualche ora, alcuni che erano sulla barca iniziarono a raccontare che era salpata un’altra piccola imbarcazione che aveva lasciato la Turchia per l’Italia alcune ore prima di loro ed era affondata nel Mediterraneo. Su quella barca la maggior parte delle persone erano donne, bambini e anche giovani uomini, persone sfortunate che erano fuggite dalla propria terra, dal proprio paese per raggiungerne un altro.

Per salvarsi e per rimanere in vita, ma il destino ha portato la loro vita a trovare una fine nel mare. Erano 70 persone e solo 5 persone rimasero vive, una di queste aveva perso la moglie e due figli riuscendo a salvare solo una sua figlia di 3 anni. Alcuni corpi delle persone morte nella traversata furono poi trovati, altri, molti no: tra quelli non ritrovati il corpo della moglie e dei due figli, l’uomo, tra i pochi sopravvissuti, era molto preoccupato e turbato. Dopo aver superato qualche tempo è venuto a sapere che non era il solo che ha perso quasi interamente la sua famiglia in quel viaggio ma che c’erano tantissime persone che avevano perso i loro cari e anche i loro corpi non erano stati ritrovati.

Qui voglio affermare che queste situazioni, sono in mano interamente ai contrabbandieri perché la polizia non si avvicina a quei luoghi, c’è uno scambio di soldi tra chi desidera partire, fuggire e chi organizza i viaggi. La stessa cosa avviene in Iran e nella frontiera con la Turchia. In queste zone, i trafficanti godono della loro attività: in una sola notte possono passare 200 persone o anche di più e così i trafficanti guadagnare tantissimi soldi.

La situazione in Grecia non è tanto diversa per raggiungere l’Italia. Zain per arrivare in Italia ha dovuto attraversare molti paesi, sempre senza un documento: ha iniziato andando in Macedonia ma molte volte fu arrestato e portato indietro,in Grecia. Dopo qualche tempo riuscì a entrare in Macedonia e da lì si incamminò fino al confine serbo.

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