Castelsangiovanni, i lavoratori di Amazon: “No agli straordinari obbligatori”

"Da settimane imposti straordinari obbligatori"

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dei lavoratori di Amazon dello stabilimento di Castelsangiovanni

Lavoro, ma a che prezzo?

Amazon, il colosso mondiale delle vendite online, vanta profitti stellari e una quasi totale immunità dalla crisi; noi operai del magazzino di Castel San Giovanni (unico magazzino Amazon in Italia) sappiamo bene chi paga quotidianamente il prezzo di questi profitti inarrestabili, noi lavoratori.
Le tre agenzie interinali che lavorano in “sinergia” con Amazon (Adecco, Manpower e G-Group) assumono tramite contratti scandalosi (addirittura settimanali) un esercito precario pronto ad essere spremuto fino all’osso dalla multinazionale americana.
Chi viene assunto a tempo determinato vive nella paura di non essere rinnovato e non può che accettare tutto ciò che gli viene propinato dal manager di turno, il tutto accompagnato dal rifiuto categorico ad ogni forma di sindacato o rappresentanza dei lavoratori, il che relega anche chi è assunto a tempo indeterminato in una situazione di impotenza.
La gioia iniziale di tutta l’opinione pubblica locale per l’apertura di questo importante magazzino si scontra con l’esperienza di chi quel magazzino lo vive quotidianamente; è da settimane che ci vengono imposti straordinari obbligatori oltre ai consueti straordinari volontari insistentemente proposti (soprattutto a chi è precario e non può che sperare in un rinnovo) fino addirittura a lavorare “volontariamente” nei giorni teoricamente di riposo.
Crediamo che l’alternativa alla disoccupazione strisciante non possa e non debba essere un lavoro così irreggimentato, questa non è la soluzione ma parte del problema.
Stanchi dell’accettazione incondizionata di ogni imposizione aziendale abbiamo finalmente ritrovato la dignità che troppe volte ci viene tolta; ci siamo organizzati per dare voce alle nostre esigenze concretizzate in un volantinaggio esterno ed uno interno all’azienda in questi ultimi giorni.
La nostra situazione (soprattutto di chi di noi è precario) ci relega alla condizione di non poterci esporre totalmente per non rischiare un posto di lavoro necessario; nella giornata di martedì alcuni lavoratori della logistica piacentina hanno volantinato all’esterno del magazzino, mentre il giorno seguente abbiamo ribadito le nostre rivendicazioni all’interno.
Questo e le lotte che hanno attraversato l’intera logistica piacentina ci insegnano ancora una volta di come solo la solidarietà e l’unione dei lavoratori possano renderne più forti ed incisive le legittime rivendicazioni; siamo convinti che, nonostante l’isolamento e l’ostilità che Amazon tenta di perpetuare nei confronti di chi sul proprio posto di lavoro si mette in gioco per il rispetto di diritti fondamentali, la nostra mobilitazione non possa che allargarsi anche a chi oggi è condizionato da necessità e paura.
Se Amazon crede di poter spremere fino all’osso chi produce la sua ricchezza e la sua fama si sbaglia di grosso perché questo vogliamo che sia il nostro nuovo inizio, non chiediamo di certo privilegi ma semplicemente la possibilità di lavorare nel rispetto della dignità.
Troppe volte dietro l’ostentazione di efficienza ed eticità le multinazionali nascondono al proprio interno l’esatto opposto, e nel nostro territorio dopo Ikea scopriamo un’altra multinazionale che, sebbene non sconfini mai nell’illegalità (grazie anche alle leggi che gli ultimi governi bipartisan hanno sfornato contro i lavoratori), rende le nostre condizioni non certo idilliache.
La mobilitazione continua…

I Lavoratori e le Lavoratrici di Amazon

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