Le Rubriche di PiacenzaSera - Pillole di Economia

Da Gibuti torniamo a Piacenza. Quali progetti per la Fondazione?  

Nuova puntata della rubrica di PiacenzaSera.it "Economia in pillole" curata da Mauro Peveri. Questa volta facciamo i conti alla Fondazione di Piacenza e Vigevano e lanciamo un appello, si parli di progetti

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Nuova puntata della rubrica di PiacenzaSera.it “Economia in pillole” curata da Mauro Peveri. Motociclista e cultore della musica rock degli anni ’70, Mauro Peveri è soprattutto un commercialista esperto di svariate materie economiche e finanziarie: si occupa, tra le altre cose, di consulenza per le imprese, gestione della corporate governance, e di organizzazione aziendale. Ecco la sua nuova pillola. 

 

Fondazione da Piacenza a Gibuti

Dopo un silenzio durato due anni, se escludiamo alcune sollecitazioni presenti in tutti i miei articoli in cui caldeggiavo investimenti per lo sviluppo del territorio, voglio esaminare nuovamente la situazione patrimoniale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, segnalando ancora una volta proposte concrete per difendere il suo Patrimonio e per dirottare le risorse disponibili verso lo sviluppo del nostro territorio.

Mi astengo dallo sterile dibattito su chi debba sostituire il consiglio di amministrazione dimissionario e quali siano le responsabilità personali e collettive del disastro provocato nei conti dell’unico Istituto, che grazie al suo enorme patrimonio finanziario (almeno iniziale) avrebbe potuto e potrebbe ancora incidere fortemente sullo sviluppo economico e sociale del nostro territorio. Gli attori delle nuove nomine saranno gli stessi che hanno nominato il vecchio consiglio di amministrazione, speriamo questa volta con risultati diversi.

Spero solo che il dibattito invece di accendersi sul toto nomine, tipico sport italico, preveda anche l’analisi dei contenuti, cosa purtroppo assente dai contributi di quasi tutti i commentatori locali, colpevolisti o innocentisti, compresi gli accesi sostenitori di un completo azzeramento del consiglio generale.

A questo proposito voglio ripartire dal mio articolo pubblicato su Liberta nel lontano aprile 2012 che, dopo aver analizzato gli impieghi della Fondazione, proponeva un nuovo modello d’investimenti rivolti essenzialmente al territorio come prevede lo Statuto.

Al mio articolo rispose molto gentilmente il Prof. Giacomo Vaciago, ex sindaco di Piacenza, il quale, in implicito contrasto con i criteri d’investimento seguiti dai vertici della Fondazione, si stupiva che a Piacenza qualcuno si occupasse della Fondazione e pubblicamente chiedesse un diverso utilizzo del patrimonio dei cittadini piacentini. Per chi fosse interessato può trovare ancora oggi il mio articolo nell’archivio della Libertà e la risposta del Professore sul sito della Fondazione.

Prima di esaminare gli Investimenti effettuati con i relativi risultati occorre però spiegare ai piacentini che cos’è la Fondazione di Piacenza e Vigevano e perché è così importante.

La Fondazione nasce di fatto nel 1999 con il conferimento delle azioni della Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano poi vendute nel maggio del 1999.
Dopo la vendita delle azioni della Cassa di risparmio di Parma e piacenza la Fondazione chiudeva il primo bilancio significativo: il 2000, con un patrimonio di oltre 713 miliardi di lire, che al cambio lira-euro corrispondevano a circa 368 milioni di euro.

Questa enorme somma di denaro aveva origini pubbliche e per legge avrebbe dovuto essere destinata al territorio di riferimento: la Provincia di Piacenza e il comune di Vigevano.
Insomma quei soldi erano e sono dei Piacentini e dei Vigevanesi.

Tutti noi dovremmo quindi interessarci della loro gestione e scandalizzarci se sono stati sperperati o utilizzati per fini particolari e non con un criterio di pubblica utilità.

Consideriamo inoltre che qualora il patrimonio originario subisse una significativa riduzione, come purtroppo dobbiamo già in parte registrare, le nuove generazioni non potranno usufruire di alcuni servizi fondamentali fino a qualche anno fa erogati direttamente ed indirettamente alla comunità: istruzione, finanziamento del volontariato, conservazione del patrimonio artistico della città.

Ma esaminiamo lo Statuto della Fondazione, che all’art. 7 comma 2 (vedi sul sito istituzionale http://www.lafondazione.com/istituzione/statuto/titolo2.htm) recita:
la Fondazione nell’amministrare il proprio patrimonio osserva criteri prudenziali di rischio, investendo detto patrimonio in attività coerenti con la propria natura di ente senza fini di lucro, agendo secondo regole di trasparenza e di moralità.

La Fondazione opera secondo principi di economicità della gestione e, fermo l’obiettivo di conservazione del valore del patrimonio, lo impiega in modo da ottenere un’adeguata redditività anche attraverso la diversificazione degli investimenti, comunque assicurando il collegamento funzionale con le loro finalità istituzionali ed in particolare con lo sviluppo del territorio.

Quindi gli investimenti della Fondazione per rispettare lo Statuto avrebbero dovuto avere le seguenti caratteristiche obbligatorie:

(1) osservare criteri prudenziali,
(2) essere coerenti rispetto al fatto che la Fondazione è un Ente senza fine di lucro,
(3) conservare il Patrimonio,
(4) impiegati per avere un’adeguata redditività,
(5) essere diversificati,
(6) avere un collegamento funzionale con le loro finalità istituzionali e con lo sviluppo del territorio.

Scorrendo i dati della nota integrativa 2013 ufficiale, pubblicati sul sito della Fondazione, la maggior parte degli investimenti è così strutturata (valori arrotondati al mln di euro):

obbligazioni varie euro 205,7 milioni,
partecipazioni quotate euro 39,6 milioni,
partecipazioni non quotate, per un totale di bilancio di euro 50,7 milioni formate da Banca Monte Parma (euro 24,5 milioni) e Cassa Depositi e Prestiti (euro 26,2 milioni),
Fondi di Private Equity per circa euro 16,6 milioni,
Polizze di capitalizzazione per euro 30,2 milioni,
Swap Fresh Monte Paschi euro 15 milioni,

Per un totale di euro 342,8 milioni + euro 15 milioni dello Swap.

Questi investimenti, che hanno sicuramente la caratteristica di non essere, in gran parte, in alcun modo collegati al territorio di Piacenza e Vigevano, al 31 dicembre 2013, come recita la nota integrativa al bilancio, evidenziavano forti minusvalenze potenziali oltre ad una quota consistente di minusvalenze già realizzate (Banca del Monte) rispetto ai valori di acquisto e precisamente:

Obbligazioni varie perdite potenziali euro 53,8 milioni,
Partecipazioni quotate perdite potenziali euro 18,8 milioni,
Partecipazioni non quotate (Banca del Monte fa la parte del leone) perdite potenziali di euro 5,6 milioni cui si sommano le svalutazioni già effettuate nei bilanci precedenti e precisamente euro 24,5 milioni nel bilancio 2011 e euro 28 milioni nel 2013 per complessivi euro 58,1 milioni di cui euro 52,5 milioni già contabilizzate,
Fondi di Private equity perdite potenziali euro 1,9 milioni,
Polizze di capitalizzazione perdite potenziali euro 3,6 milioni,
Swap Fresh Monte Paschi perdita potenziale euro 10,9 milioni.

Il totale delle perdite potenziali al 31 dicembre 2013 sugli investimenti a bilancio ammontava a euro 94,6 milioni cui si sommano quelle già realizzate sulla Banca del Monte pari a euro 52,5 milioni, per un totale generale di euro 147,1 milioni.

Per la copertura delle perdite considerate definitive sull’investimento in Banca del Monte e registrate rispettivamente nei bilanci 2011 (24,5 milioni) e 2013 (28 milioni), la Fondazione ha ritenuto di utilizzare le riserve, procedura contabile autorizzata dal ministero (vedi nota integrativa), che ha consentito alla stessa di chiudere comunque i bilanci interessati con un avanzo di gestione poi in parte distribuito.

La Fondazione adottando principi contabili diversi, per esempio quelli in cui la svalutazione delle partecipazioni è un elemento di costo del conto economico e non una riduzione del patrimonio netto, non vietati nel caso di specie, avrebbe chiuso i bilanci 2011 e 2013 con pesanti disavanzi di gestione, che avrebbero comportato, per quegli anni, l’impossibilità di effettuare le erogazioni ordinarie.

L’adozione di tale principio contabile in quegli anni ha comportato una riduzione effettiva delle riserve della Fondazione e quindi del suo patrimonio di 52,5 milioni di euro.
Vista la struttura degli investimenti e i risultati realizzati negli ultimi anni mi chiedo: l’art 7 comma 2 dello Statuto è stato rispettato?

Spero che la risposta arrivi presto poiché gli organi preposti al controllo della Fondazione si sono finalmente attivati in tal senso ma credo che ogni piacentino, pur senza specifiche conoscenze amministrative e legali, confrontando questi dati con la disposizione statutaria sopra riportata, possa farsi un’idea precisa sull’opportunità o meno di come siano stati investiti i soldi della Fondazione.
Ma torniamo a esaminare la proposta che feci nel 2010.

Secondo la mia opinione, quella proposta rispetta ancora oggi tutti i principi statutari sopra riportati, senza, oltretutto, che vi sia la necessità di cambiare lo Statuto della Fondazione.

In sintesi la Fondazione potrebbe investire una parte del proprio patrimonio sottoscrivendo una serie di prestiti obbligazionari emessi dagli Istituti di credito locali o che operano localmente (Bond territoriali per le infrastrutture – Project bond-, Bond territoriali classici e Mini Bond), le cui risorse dovrebbero affluire alle Banche che, a loro volta, obbligatoriamente, attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa, dovrebbero trasformarli in impieghi per investimenti sul territorio.

In alcuni casi specifici la Fondazione potrebbe sottoscrivere direttamente i prestiti obbligazionari emessi (Mini Bond) da: imprese a elevato standing finanziario (per esempio le società quotate in borsa), associazioni e reti d’imprese, consorzi.

La tipologia degli Investimenti finanziabili dovrebbe favorire:
la realizzazione di infrastrutture pubblico – private (il finanziamento della realizzazione del collegamento ferroviario veloce Milano – Piacenza, il completamento della tangenziale, la trasformazione delle aree militari), il finanziamento di programmi di sviluppo tecnologico delle imprese locali (acquisto di attrezzature, piani di ricerca e sviluppo, penetrazione di nuovi mercati, nuovi prodotti), la ricerca (finanziando gli istituti che fanno ricerca presenti sul territorio come Leap, Musp e l’Università), lo sviluppo sociale e culturale (potenziamento del polo universitario, realizzazione della facoltà di medicina, ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico locale), lo e turistico del nostro territorio (campagne pubblicitarie, finanziamenti per la realizzazione di strutture per il turismo).

Una specie di Piano Marshall.

In sintesi un programma simile a quello che vorrebbe attuare oggi la BCE attraverso il finanziamento delle Banche Europee, dopo il disastro registrato con la prima tornata di finanziamenti erogati alle Banche che hanno trasformato le risorse finanziarie ricevute nella sottoscrizione di titoli pubblici senza che un solo euro arrivasse alle imprese e all’economia reale.

Quest’operazione avrebbe il pregio di aumentare il Pil provinciale in modo rilevante, tenuto conto che l’aumento degli investimenti rappresenta uno degli elementi principali della crescita economica di un territorio, con ricadute importanti sull’occupazione.

Nello stesso tempo la Fondazione avrebbe la redditività necessaria (gli interessi ricavabili dai prestiti obbligazionari sottoscritti) per finanziare i propri programmi statutari (terzo settore, attività filantropica, ecc.) e il profilo di rischio degli investimenti sarebbe assolutamente inferiore a molti degli investimenti effettuati negli ultimi anni e i cui esiti ho prima esaminato.

Faccio dunque un appello ai lettori di PiacenzaSera, ai vertici della Fondazione, agli Enti locali, ai rappresentanti delle categorie, alla classe dirigente locale e al giornale Libertà affinché si apra un dibattito pubblico non solo su chi nominare Presidente e consigliere della Fondazione ma anche sui nuovi programmi d’investimento della Fondazione magari chiedendo ai canditati di presentare pubblicamente alla collettività il proprio programma.

 

Mauro Peveri
mauro.peveri@gmail.com

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