Bici contromano in città, ora il governo frena. Meglio le ciclabili
Bici contromano in città: il ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi dichiara la sua contrarietà. Lo racconta il "Corriere della Sera" aggiungendo una nuova puntata
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Bici contromano in città: il ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi dichiara la sua contrarietà. Lo racconta il “Corriere della Sera” aggiungendo una nuova puntata ad una vicenda che ha assunto i contorni di una diatriba ideologica. Anche a Piacenza dove il contromano su due ruote è consentito lungo alcune strade. Da un lato i “puristi del codice” che non vorrebbero alcuna deroga per le bici, dall’altro quelli che invocano più diritti per i ciclisti.
Il cosiddetto “senso unico eccetto bici” è una pratica assai diffusa in altri Paesi. In Germania, in Francia, in Svizzera, alcune strade che le macchine possono percorrere solo in un senso di marcia sono aperte alle biciclette in tutte e due le direzioni. Di solito nel centro, dove le macchine sono poche e vanno piano, a patto che ci sia un apposito segnale. Un mese fa la norma stava arrivando anche in Italia, nell’ennesima riforma del codice della strada ancora adesso in Parlamento. In attesa dell’approvazione definitiva, il contromano è uscito da quel testo.
“Ho ricevuto tante lettere dai sindaci – dice il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi – che vorrebbero permettere alle bici di circolare contromano per incentivare questo tipo di mobilità. Capisco le loro buone intenzioni. Ma volendo fare il bene dei ciclisti finiremmo per metterli a rischio. Io sono contrario”.
Ricordiamo che alcuni Comuni avevano scritto al ministero per chiedere se, nonostante la mancanza di una legge nazionale, potevano autorizzare il contromano per conto loro. Da qui il no di Lupi, che si è presto le proteste degli assessori alla Mobilità di Milano, Torino e Bologna («è un no privo di basi scientifiche») e della Fiab, la Federazione amici della bicicletta.
Oltre al contromano, Lupi ha bocciato anche un’altra modifica che invece nella riforma c’è: e cioè la possibilità di aprire alle biciclette le corsie preferenziali, quelle per autobus e taxi. “Credo che su questo argomento – dice il ministro – bisognerà ragionare bene prima dell’approvazione definitiva. Secondo me è una cosa da pazzi: anche qui invece di aiutare i ciclisti si finisce per metterli in pericolo”.
No al contromano, dunque, no alle preferenziali. Ma non è che il governo (al di là degli spot) finisce per ostacolare la mobilità a due ruote? “Al contrario – risponde Lupi al Corriere – abbiamo intenzione di potenziarla al massimo. Ma invece che aprire a pericolose deroghe bisogna costruire nuove piste ciclabili protette, dove si può pedalare in sicurezza”. Il problema è che se contromano e preferenziali sono interventi quasi a costo zero le piste costano. Una differenza non da poco nell’Italia della crisi e della spending review.
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