Profughi. Fd’I-AN: “Quali controlli medici?”

"In provincia di Piacenza la presenza degli stranieri è largamente superiore alla media nazionale. Le difficoltà di lavoro sono sotto gli occhi di tutti, visto che il nostro è un territorio che economicamente non cresce. Non abbiamo certo bisogno anche dei profughi o di sedicenti tali", è dura la presa di posizione del coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, dopo l’arrivo dei 15 profughi a Ponte dell’Olio.

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“In provincia di Piacenza la presenza degli stranieri è largamente superiore alla media nazionale. Le difficoltà di lavoro sono sotto gli occhi di tutti, visto che il nostro è un territorio che economicamente non cresce. Non abbiamo certo bisogno anche dei profughi o di sedicenti tali”, è dura la presa di posizione del coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, dopo l’arrivo dei 15 profughi a Ponte dell’Olio.

“Non vogliamo esacerbare gli animi, né speculare sulle disgrazie altrui, ma così proprio non va. Oltretutto – si legge nella nota – si fa finta di non sapere che tornano a diffondersi malattie che, da anni, risultavano debellate, senza che alle popolazione siano forniti minimali strumenti di profilassi”.

“E’ troppo pretendere che, prima di fare arrivare profughi sui territori, a partire da quello piacentino, si effettuino tutti gli esami idonei ad escludere che tra le persone da ospitare vi siano portatori di malattie infettive? ” chiede il coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia-AN, che aggiunge “proprio perché la Val Nure è stata terra di emigranti, ben conosce lei difficoltà che i suoi figli incontravano quando si recavano a lavorare all’estero. Possibile che, oggi, nel nome di una malintesa ospitalità dobbiamo riservare agli stranieri trattamenti di favore?”

“E’ troppo chiedere – conclude il comunicato – agli enti locali piacentini di assumere una posizione chiara e netta sulla indisponibilità degli stessi ad accogliere nuovi profughi sul nostro territorio? O si vuole continuare ad addebitare ai piacentini il costo, economico e sociale, di un buonismo radical chic non più tollerabile?”.

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