“L’elisir d’amore” al Municipale l’anteprima per le scuole FOTO foto

L’opera di Donizetti, per la regia del baritono Leo Nucci, nell’anteprima per le scuole il 9 ottobre, con due rappresentazioni sabato 11 ottobre alle 20 e 30 e domenica 12 alle 15 e 30.

’L’elisir d’amore’ apre la stagione lirica del Municipale di Piacenza. L’opera di Donizetti, per la regia del baritono Leo Nucci ha visto un’anteprima per le scuole (nelle foto) il 9 ottobre, e due rappresentazioni sabato 11 ottobre alle 20 e 30 e domenica 12 alle 15 e 30. L’allestimento e’ frutto di una coproduzione dalla Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri di Ravenna, con la partecipazione dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini, diretta da Stefano Ranzani e del coro del Municipale diretto da Corrado Casati. Sono previste due compagnie di canto, scelte tra gli oltre 100 giovani artisti che si sono presentati alle selezioni nei mesi scorsi.
 
Nota particolare: l’azione dell’opera si sposta dall’Ottocento al secondo dopoguerra, momento di speranza e con un esplicito omaggio al capolavoro di De Sica Pane, Amore e Fantasia.

Comunicato stampa ufficiale della Fondazione Teatri di Piacenza 

Sarà l’opera di Gaetano Donizetti, L’Elisir d’amore, ad inaugurare la Stagione Lirica 2014- 2015 della Fondazione Teatri di Piacenza sabato 11 ottobre alle 20,30 e in replica domenica 12 ottobre alle 15,30, con un’anteprima per il giovane pubblico delle scuole giovedì 9 ottobre alle 15,30. L’opera, che vede il ritorno alla regia del celebre baritono Leo Nucci dopo il successo dell’anno scorso con Luisa Miller, è l’esito finale del progetto formativo “Opera laboratorio 2014”.

Come di consueto anche la Stagione artistica 2014-2015 della Fondazione Teatri di Piacenza debutterà con la messa in scena di un’opera lirica. Quest’anno l’onore spetta a L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti in scena sabato 11 ottobre alle 20,30 e in replica domenica 12 ottobre alle 15,30, con un’ anteprima riservata al giovane pubblico delle scuole giovedì 9 ottobre alle 15,30.

L’opera, che vede il ritorno alla regia del celebre baritono Leo Nucci dopo il successo riscosso l’anno scorso con Luisa Miller di Giuseppe Verdi, rappresenta il frutto del lavoro didattico formativo “Opera Laboratorio 2014” che ha visto come figura didattica di riferimento proprio Nucci. Definita in partitura «melodramma giocoso», L’Elisir d’amore rientra a pieno titolo nella tradizione dell’opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l’elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista Nemorino, «Una furtiva lagrima», brano entrato – come del resto l’intera opera – nel più conosciuto repertorio.

L’opera andò in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, che l’aveva commissionata in sostituzione di un lavoro che non era stato preparato per tempo da un altro autore. Donizetti ebbe a disposizione solo quattordici giorni, ma nonostante la gravosissima pressione riuscì a confezionare quello che sarebbe stato – insieme al Don Pasquale e alla triade rossiniana formata da L’Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e La cenerentola – uno degli esempi più alti dell’opera comica ottocentesca. Messa in scena al Teatro Municipale per la prima volta nel 1833, l’opera donizettiana viene ora proposta in un nuovo allestimento coprodotto da Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri di Ravenna, con la partecipazione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Stefano Ranzani e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

L’allestimento prevede due compagnie di canto formate da artisti tutti italiani scelti fra oltre 100 giovani che si sono presentati alle audizioni lo scorso maggio e che hanno frequentato dall’inizio di settembre le lezioni previste dal progetto “Opera Laboratorio 2014”. Ad attendere il pubblico del Municipale sarà quindi “un Elisir piacevole, divertente, vero, e pieno di umanità – come ha spiegato il regista Nucci che ha aggiunto – Un Elisir che dà (in qualche caso ridà) dignità ai personaggi, a cominciare da Nemorino, troppo spesso ridotto a un imbecille, perdendone di vista la personalità. Una personalità che viene invece recuperata partendo da un lavoro rigoroso sul libretto di Felice Romani, che è perfetto e che richiede di essere valorizzato”.

Il regista ha infatti precisato che “la scena unica, con un solo mutamento ospita l’azione che si svolge dal mezzogiorno all’alba del giorno successivo con una sequenza che dà alla vicenda un’indiscutibile plausibilità. «Una furtiva lagrima» si canta nella notte che volge all’alba, quando tutto sarà risolto. La melodia è notturna, ma il passaggio dal minore al maggiore, quando Nemorino intona «Cielo…», è l’annuncio di una speranza, di una gioia inaspettata prossima a venire come il nuovo giorno che sta per spuntare. Se non sei attento a questi aspetti così ben studiati da Romani e da Donizetti, travisi il senso dell’opera”. L’azione dell’opera, che nel libretto di Romani è ambientata nell’Ottocento, nella visione di Nucci viene trasportata al secondo dopoguerra, che in Italia fu un momento di grande speranza e che ha permesso al regista di fare un esplicito riferimento a un film bellissimo, come Pane, amore e fantasia, pur senza stravolgere nulla. Una regia dunque all’insegna del rispetto del teatro, con l’esplicita volontà di ricollegarsi alla grande scuola registica italiana, quella dei Visconti, quella degli Zeffirelli, in aperto contrasto con quel teatro di regia che secondo Nucci sempre più spesso fa scempio dell’opera lirica, con soluzioni che denotano una conoscenza molto lacunosa del libretto. L’Elisir di Nucci sarà quindi un Elisir ‘reale’ dove non vi è nulla di fiabesco.

L’obiettivo che si è posto il celebre baritono è quello di credere che “sia possibile riportare al centro dell’attenzione del pubblico un teatro d’opera moderno, ma rispettoso delle scelte dei suoi autori e libero da quei condizionamenti del teatro di regia che finiscono per soffocarlo. È un’operazione che coinvolge gli spettatori, ma prima ancora i giovani cantanti, per aiutarli ad accostarsi a un’opera con cognizione di causa e ai personaggi, approfondendone la personalità”.

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